Bettiera fai da te

 

BETTIERA FAI DA TE

PREMESSA

In questa guida spiegherò passo dopo passo la realizzazione di una bettiera con il metodo fai da te, quindi come costruirsela da soli in casa magari con del materiale riciclato (nel mio caso il 90% delle cose utilizzate le avevo in casa) o per lo meno con una spesa minima rispetto a quanto costerebbe farsela costruire su ordinazione da un artigiano specializzato. Il materiale impiegato è tutto reperibile presso un qualsiasi Brico o negozio di edilizia, naturalmente vetri a parte.
Tengo a precisare che la tecnica di base della costruzione non è differente da quella di un comune acquario, ciò che cambia è che si impiega più materiale per applicare le divisioni interne che serviranno a creare degli ambienti separati per i betta che verranno ospitati.
Pertanto, decisa la grandezza desiderata della vasca, andiamo a dare uno sguardo alla tabella che indica lo spessore giusto dei vetri che dovranno essere assemblati. Naturalmente se le dimensioni della vasca sono importanti non dimenticate che dovranno essere applicati anche dei tiranti per rafforzare la tenuta dei vetri.

Bettiera fai da te

Attrezzatura e materiale occorrente

Bettiera fai da te

1) METRO (E SE RITENUTO UTILE UN RIGHELLO)
2) PENNARELLO (O UNA MATITA O ENTRAMBI)
3) CUTTER
4) FORBICE
5) SEGHETTO
6) SCOTCH CARTA
7) SILICONE ACETICO CON ANNESSA PISTOLA
8) GUANTI IN LATTICE
9) STROFINACCIO
10) PANNELLO POLIONDA (ALVEOLARE)
11) DORSINI (FERMA FOGLI) IN PLASTICA
12) BOCCHETTONI PRESE D’ARIA DA 60/80mm
13) TUBO IN PVC (NEL MIO CASO DA 16mm)
14) CURVE IN PVC (NEL MIO CASO DA 16mm)
15) SUPPORTI PER TUBO PVC (NEL MIO CASO DA 16mm)
16) COPRISPIGOLI

 

COSTRUZIONE E REALIZZAZIONE

 

Mascheratura ed assemblaggio dei vetri
Dopo aver illustrato ed elencato le attrezzature ed il materiale che serve, passiamo a spiegare dettagliatamente la costruzione di questa bettiera.

Vediamo ora i vari passaggi.

Bettiera fai da te

Due raccomandazioni molto importanti che voglio fare sono: la prima di fare molta attenzione mentre lavorate in quanto si ha a che fare con degli attrezzi taglienti e con del vetro, la seconda quella di svolgere questo lavoro senza avere assolutamente fretta di accelerare i tempi. La pazienza vi porterà ad avere buoni risultati.
Dopo aver procurato i vetri ed averli fatti tagliare su misura da un vetraio, poneteli su un bancone dove avverrà l’assemblaggio, mettendo dei fogli di giornale sotto per non rigarli. Nel mio caso avevo dei pannelli di legno rivestiti di velluto e non mi sono serviti i giornali.
Generalmente per assemblare correttamente e in maniera precisa i vetri, occorrerebbe costruirsi a priori una struttura che formi un angolo di 90°, io invece non l’ho utilizzata in quanto, reduce di un’altra vasca costruita allo stesso modo, ho adottato il vecchio metodo delle taniche piene d’acqua che reggono i vetri e, a dire il vero, ha funzionato nuovamente.
Inizialmente si effettua la mascheratura di tutte e cinque le lastre con dello scotch di carta, lasciando uno spazio a partire dai bordi, in base allo spessore delle lastre, io ho lasciato circa 8mm a lato per ogni vetro.
Successivamente, dopo aver applicato il silicone, fate combaciare i vetri ed assemblateli, facendo attenzione che nessun vetro si pieghi verso l’interno dato che, con l’ausilio delle taniche, verso l’esterno non possono piegarsi. In caso si dovessero piegare, rimettete pian piano il vetro in posizione.
Assemblate tutte le lastre e siliconato per bene gli angoli, togliete delicatamente lo scotch carta della mascheratura e dimenticatevi completamente della vasca per almeno 72 ore.

 

Riempimento e prova tenuta

 

Bettiera fai da te

Passati almeno tre giorni, potete riempire la vasca e fare così la prova di tenuta. Una volta riempita fino all’orlo lasciatela così, almeno per altri cinque giorni. Prima di riempire la vasca potete riporre un cartone di sotto tra la base ed il vetro del fondo. Questo sistema vi aiuterà ad accorgervi prima se la vostra nuova vasca dovesse avere delle perdite.

 

Assemblaggio dei dorsini (o ferma fogli), del pannello e del bocchettone

 

Nel frattempo è passata circa una settimana dall’assemblaggio dei vetri e se il lavoro è stato fatto come si deve, non saranno state riscontrate delle perdite.
Svuotate la vasca e lasciatela asciugare. Dopodiché possiamo procedere con l’assemblaggio dei materiali utili per trasformarla in una bettiera.

 

Bettiera fai da te

A questo punto devo fare una precisazione. Per non andare ad acquistare un nuovo filtro esterno, ho preferito crearmene uno integrato, ritagliandomi uno spazio di circa 10cm per tutta la lunghezza della vasca, sulla parte posteriore, incollando un pannello alveolare al vetro ed un altro più avanti in modo da creare un vano per filtrare l’acqua, ma lo vedremo più avanti. Per chi volesse evitare il vano filtro potrà benissimo incollare i dorsini direttamente sul vetro posteriore, oppure incollare un pannello al vetro posteriore (che rimarrà in futuro come sfondo) ed incollargli i dorsini sopra.
In base alla grandezza della vostra vasca, prendete le misure che volete lasciare per il vano filtro e tagliate due pezzi di alveolare che verranno posizionati rispettivamente uno davanti all’altro. Il primo va applicato al vetro, mentre il secondo va “lavorato” prima di essere inserito in vasca. Intanto, per poter creare il vano filtro, oltre al pannello dovrete incollare ai vetri laterali due dorsini, uno per ogni vetro, l’uno di rimpetto all’altro, alla distanza desiderata dal vetro posteriore. Cercate di essere più precisi possibili altrimenti un eventuale errore, oltre alla perdita di tempo, provocherà rogne come, l’installazione storta del pannello, la rimozione dei dorsini adagiati male e la rimozione del relativo silicone. Nel frattempo iniziate ad effettuare un foro in alto nel secondo pannello, dove andrà posizionato il tubo di mandata proveniente dalla pompa, fate prima delle prove e quando sarete sicuri procedete con il taglio. Successivamente, dalla parte opposta ma in basso, all’altezza di circa 10/15 cm, praticate il foro per il bocchettone per far circolare l’acqua dalla vasca al vano filtro. Prendete naturalmente la misura della parte interna del bocchettone e non quella esterna. L’altezza dal fondo, invece, è data dalla quantità di fondo che si intende inserire. Una volta praticato il foro inserite il bocchettone ed in un secondo momento incollatelo con il silicone. Si procede adesso con l’incollaggio dei dorsini sul pannello, che saranno i supporti per le pareti divisorie dei vani. In base alla quantità di vani da realizzare, dovrete installare i dorsini; nel mio caso ho diviso in 4 parti uguali ed ho usato 3 dorsini, incollandoli alla distanza precisa una dall’altra con il silicone. In realtà questi dorsini vengono applicati per avere la possibilità, un domani, di rimuovere facilmente i pannelli divisori senza lasciar traccia di silicone sui vetri e trasformare la bettiera in una classica vasca.
È consigliabile ed è anche buona norma, lasciare un po’ di spazio nella parte sottostante dei pannelli divisori per far passare il filtraggio dell’acqua anche attraverso il fondo (che sarà libero da intralci), quindi i dorsini non dovranno essere incollati in basso. Nello stesso tempo i pannelli divisori devono appoggiarsi al vetro anteriore, pertanto, al montaggio, ci dovrà essere un’impercettibile compressione dei divisori tra il vetro ed il pannello posteriore, altrimenti la pressione dell’acqua potrebbe spostare i separatori se questi risultassero liberi di muoversi (inoltre, per chi vuole predisporre la bettiera in modo che possa diventare una comune vasca, deve considerare che la parte superiore dei pannelli divisori dovrà passare sotto il tubo della mandata, la così detta spray bar e, con misure a discrezione del costruttore, dovrà essere posizionato ad una distanza adeguata dal bordo vasca in modo da dare lo spazio necessario per l’installazione di un coperchio in plexiglas).
Abbondate con il silicone ma non esagerate, usatene la giusta quantità in modo che le parti incollate non si stacchino appena viene fatta una leggera pressione in più. Per mia esperienza vi assicuro che il primo dorsino che ho incollato su un vetro laterale si è staccato applicando una leggera pressione, ma poi ho rimediato applicando la quantità giusta di silicone.
Comunque adesso lasciamo asciugare tutto per almeno 24 ore.

 

Assemblaggio dei pannelli divisori vani e dei relativi bocchettoni

 

Assicuratevi che il silicone applicato a tutti i dorsini si sia asciugato ed iniziate la prova di montaggio del pannello posteriore. Se tutto procede bene passiamo alla creazione dei vani divisori, altrimenti sistemate ciò che è andato storto.
Misurate a partire dal bordo superiore dei dorsini del pannello posteriore, verso il vetro anteriore e, dal bordo superiore dei dorsini verso il basso (profondità x altezza), fermandovi a circa 5cm di spazio dalla base della vasca (naturalmente sempre in base alla quantità del fondo che andrete a mettere). Bene, prese queste misure, riportatele sul pannello alveolare e create i divisori. Terminato il taglio di cui abbiamo parlato prendete le misure al centro, sul lato superiore di ogni pannello divisore ad una distanza di circa 5cm dal bordo (ricordatevi di prendere le misure della parte interna del bocchettone) e create i fori per inserire i bocchettoni, che permetteranno all’acqua di fluire da un vano all’altro. Fissate anche questi ultimi con del silicone. A questo punto potreste già provare se i divisori sono stati costruiti correttamente, montandoli dentro la vasca.
Nel fare le prove potrebbe capitare di rendersi conto che è necessario lasciare più spazio di sopra, in tal caso potete spostare i pannelli verso il basso e se lo spazio sotto vi sembra poco, smontate i pannelli e accorciateli.

 

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Il betta splendens domestico a 360°-Vasca valori acqua e alimentazione

Vasca, litraggio e convivenza , valori acqua e alimentazione

Betta splendens a 360°

Vasca, litraggio e convivenza , valori acqua e alimentazione

 

In questo capitolo tratteremo un po’ l’allevamento, non quello a livello commerciale, ma quello a livello “domestico” o meglio da classici acquariofili.

 

• Vasca, litraggio e convivenze

Spesso quando si approccia all’avvio di una vasca per betta, o una vasca in generale, ci si pone la domanda: di che acquario ho bisogno? La vasca ideale per i betta è caratterizzata da misure che si sviluppano con un’altezza che non superi i 25/30cm, essendo il betta, un pesce che risale continuamente in superficie per ossigenarsi con aria atmosferica, come trattato nel capitolo precedente. Pertanto meglio evitare le vasche con altezze esagerate in quanto il pesce faticherebbe a nuotare su e giù per la vasca.

Riguardo il litraggio della vasca, a mio avviso, non si troverà mai una risposta soddisfacente, rimarrà sempre un mito da sfatare in quanto vi sono opinioni e punti di vista diversi tra gli acquariofili (in questo caso bettofili), nel senso che c’è chi sostiene che bastano 10/15 litri per un esemplare, c’è chi invece sostiene che il litraggio minimo è di almeno 30 litri.

È vero che in natura questi pesci vivono in acque basse o addirittura in pozze d’acqua (ecco perché, a causa di questo ragionamento, nei negozi li troviamo dentro a dei bicchieri o piccoli contenitori), ma stiamo parlando di natura quindi nel loro habitat naturale. Allevandolo, contrariamente, si trova in una vasca dove, per quanto si possa ricreare il loro habitat non è mai la stessa cosa, anche perchè è risaputo che gli acquari più piccoli sono, più difficili possono essere da gestire in quanto soggetti a manutenzione più frequente e a possibili sbalzi di valori che possono influire sulla salute del pesce.

Inoltre in alcune zone dell’Italia, è imposto proprio da una legge comunale un litraggio minimo di 30 litri per la detenzione, precisamente l’articolo 51 del «Regolamento Comunale sulla tutela degli Animali», approvato dal Consiglio del Comune di Roma il 24 ottobre 2005: «Il volume dell’acquario non deve essere inferiore a 2 litri per centimetro della somma delle lunghezze degli animali ospitati ed in ogni caso non deve mai avere una capienza inferiore a 30 litri d’acqua».

Pertanto, in conclusione, senza alcuna intenzione di influenzare nessuno, considerando quanto detto sulla vasca soggetta a frequenti manutenzioni, possibili sbalzi dei valori e mantenendosi sul criterio di acquariofilia consapevole, in quanto il betta in natura può vivere in pozze ma ha anche a disposizione vaste aree (parliamo del Mekong), lo spazio ideale per un solo betta potrebbe andare dai 25 ai 30 litri netti. È consigliato questo litraggio anche perché uno spazio del genere, permette al betta un nuoto abbastanza soddisfacente (specie se a pinne lunghe), altresì non dimentichiamo che è un pesce che tende a controllare il territorio in cui nuota e ciò gli permette di avere una visuale più lunga rispetto ad una ristretta, che lo aiuta ad evitare eventuali e continui stress a causa dell’effetto riflettente del vetro che gli fa pensare alla presenza di un altro pretendente all’interno della vasca. Naturalmente il pensiero non sarà condiviso da tutti ma, come detto in precedenza, l’argomento “litraggio”, rimarrà sempre un tasto dolente in quanto frutto di opinioni diverse, soprattutto mettendosi a confronto con allevatori a livello commerciale.

Il betta è un pesce che ama molto la solitudine, non può condividere la vasca con altri betta, né maschi né femmine. Si può avviare una vasca con sole betta femmine, ma a volte può succedere che neanche tra femmine stesse la convivenza è tranquilla, questo perchè spesso tra le femmine si trova quella dominante che tende ad inseguire e scacciare le altre, mordendole. Tuttavia basterà fare attenzione a questi comportamenti e spostare eventualmente queste betta più aggressive in altro loco.

In base al litraggio, i nostri amati betta possono comunque condividere la propria “casa” con altri inquilini. Vi sono, purtroppo, dei paletti sulle scelte, a causa di compatibilità, corporature, pinnaggi ecc. infatti come compagni ideali spesso vengono affiancati, oltre a tutti i gasteropodi, le caridine multidentate, o meglio conosciute come japoniche (si consiglia la convivenza solo con questa specie poiché, le altre caridine, essendo più piccole, come spesso accade, potrebbero essere predate), e determinate specie di pesci, come titteya, pentazona, rasbore, boraras, danio e pangio.

Parlando di convivenza con altri pesci e rimanendo sul concetto espresso precedentemente sul litraggio, andremo ad aumentare lo spazio sui 40/60 litri netti, considerando il fatto che questi compagni di vasca devono essere inseriti almeno in gruppi di sei/otto esemplari e, preferibilmente, prima del betta.

 

• Valori ottimali dell’acqua, temperatura e habitat in cattività

La preparazione e l’avvio di una vasca per un betta, ma per qualsiasi altre specie, è sempre una delle cose fondamentali, in quanto da qui escono fuori i successivi risultati.

Preparare un layout dedicato ad un betta può sembrare molto impegnativo, ma sostanzialmente è facile e divertente, soprattutto nel fantasticare posizionando gli arredi e le piante.
Andiamo per ordine e argomentiamo tutto ciò che è necessario per preparare ed avviare la vasca per il nostro betta splendens.
Intanto dobbiamo sapere di quali valori dell’acqua necessita.
Il betta in natura vive in acque tenere ed acide, pertanto è importante ricreare i valori ideali in vasca per non sottoporre il pesce a sbalzi particolari, date le innumerevoli riproduzioni a scopo di selezioni che oramai hanno indebolito in loro il sistema immunitario.

I valori ideali sono compresi nei seguenti range:
PH = da 6 a 7 (consigliato 6.5/6.8)
GH = da 5 a 9 (consigliato 6/7)
KH = da 3 a 7 (consigliato 3/4)
No2 = 0
No3 = ˂20

La migliore acqua in assoluto da utilizzare nella vasca che ospiterà un betta è, senza alcun dubbio, l’acqua d’osmosi ricostruita con gli appositi sali. È un’acqua pura con tutti i valori azzerati che potranno essere adattati in base all’esigenza. Un metodo che può essere adottato per non fare uso dei sali ed ottenere risultati desiderati, è quello di equilibrare i valori dell’acqua tagliando una percentuale d’acqua di rubinetto con acqua d’osmosi. Altre volte invece, anche se sconsigliata, viene utilizzata solamente acqua di rubinetto, quest’ultima può essere utilizzata esclusivamente se i valori rientrano nel range di quelli idonei per la vasca di un betta e senza la presenza di silicati. In entrambi i casi menzionati dove si usa acqua di rubinetto, è molto importante farla decantare dentro una tanica per almeno ventiquattro ore per far depositare i metalli pesanti sul fondo, senza travasare in vasca gli ultimi 3/4cm d’acqua al momento dei cambi.

Naturalmente nei cambi d’acqua e/o nei rabbocchi, quest’ultimi fatti esclusivamente con acqua d’osmosi, bisogna sempre fare attenzione che l’acqua utilizzata, soprattutto in inverno, sia alla stessa temperatura di quella all’interno della vasca, per evitare sbalzi di temperatura e arrecare problemi di salute al betta. La causa principale degli sbalzi di temperatura sono shock termico, stress e ictyo (malattia dei puntini bianchi).

La temperatura ideale che bisognerebbe mantenere in vasca si aggira tra i 25°e i 27°, mentre generalmente viene aumentata tra 29° e 30° quando si desidera riprodurli.

Come già abbiamo accennato, l’argomento del litraggio per un esemplare di betta rimarrà, probabilmente, una questione di corrente di pensiero, ma in ogni caso bisogna dare un comfort adeguato al pesce che andremo ad ospitare all’interno della vasca, in quanto in natura è una cosa, in cattività è tutt’altro e dovremo essere noi a fornire tutto il necessario per creare un habitat naturale e farlo vivere bene.

La tipologia della vasca è caratterizzata da fattori importanti, tra cui la presenza di molte piante e l’acqua ambrata dal rilascio dei tannini da parte di legni, foglie di catappa, castagno, quercia o di pignette d’ontano.
Osservando nel dettaglio l’immagine che seguirà (Fig. 9), argomenteremo un corretto sistema per creare un habitat confortevole.

 

Il betta splendens domestico a 360°-Vasca, valori acqua e alimentazione
(Fig. 9) Vasca per betta

 

Iniziamo analizzando la vasca nell’immagine precedente, partendo dal fondo fino ad arrivare all’illuminazione.
Scegliamo un fondo scuro, nero o marrone, ghiaia inerte o lapillo vulcanico, evitando quelli chiari in quanto rifletterebbero maggiormente la luce. Arricchiamo la superficie del fondo, con dei legni che non abbiano ramificazioni appuntite e delle pietre che non siano spigolose (le Dragon Stone o simili vanno bene) e se vogliamo, creiamo anche qualche nascondiglio con delle pietre ben accatastate e ferme tra di loro o per andare sul sicuro ne possiamo costruire qualcuno con il guscio di una noce di cocco (vedi https://www.acquariofili.com/riparo-con-noce-di-cocco/ )

Vi sono delle cose importantissime da tenere in considerazione per la vasca di un betta e una di queste è sicuramente la presenza di una folta vegetazione che ossigeni l’acqua. Le piante sono molto gradite ai betta in quanto amano anche nuotare fra la vegetazione la quale offre e simula “protezione” durante il controllo del territorio da parte dell’esemplare.

Le numerose piante che possono essere posizionate all’interno di questo specifico acquario sono delle piante comuni in quasi tutti gli acquari, sono di facile gestione e a crescita rapida e lenta. Inoltre sono presenti anche nell’habitat naturale di questo pesce, stiamo parlando di varie specie di Cryptocoryne, la Ceratophillum demersum, la Microsorum pteropus, la Nayas guadalupensis e tantissime altre varietà di piante.

Naturalmente non è obbligatorio rimanere fedeli al biotopo, pertanto è concesso inserire altre varietà molto conosciute come Vallisneria spiralis, Anubias, Bacopa, del muschio ed altre non molto difficili da gestire, considerando che l’acqua dovrà assumere una colorazione ambrata, inserendo foglie di catappa o pignette d’ontano che rilasciano tannini molto utili per il pinnaggio, chiaramente non come un vero e proprio black water. È di fondamentale importanza mantenere foglie di catappa, quercia, castagno o pignette all’interno della vasca per il benessere di questi pesci, soprattutto se a pinne lunghe, le quali sono più soggette a corrodersi e sfrangiarsi. La superficie dell’acqua dovrà ospitare piante galleggianti, ed anche qua vi è l’imbarazzo della scelta tra Lymnobium, Phyllantus fluitans, Lemna minor, Lemna major, Azolla, Pistia stratiotes, Riccia fluitans, Salvinia natans, ecc. ecc.

Il nostro acquario per betta necessita obbligatoriamente di un coperchio che può essere costruito in vetro (sconsigliato perché pesante e pericoloso in quanto soggetto a facile rottura) o in plexiglas leggero e trasparente. Perché è d’obbligo il coperchio? Il coperchio dev’essere presente per due motivi fondamentali.

Il primo perché i betta sono abilissimi saltatori e quindi rischieremmo di ritrovare il nostro esemplare sul pavimento o se nel caso di una bettiera, in un altro scomparto e, secondo motivo, perché essendo un pesce che respira aria atmosferica, respirando aria con temperature più basse infiammerebbe l’organo che lo contraddistingue dagli altri pesci, il labirinto. In questo modo, il pesce respira l’aria racchiusa tra la superfice dell’acqua ed il coperchio, con le stesse condizioni di temperatura presenti in vasca, evitando sbalzi che arrecherebbero danni all’apparato respiratorio.

In base alla grandezza della vasca, all’ambratura dell’acqua e alla presenza di piante galleggianti stabiliremo la potenza dell’illuminazione che dovremmo adeguare per non dar fastidio al betta, quindi che accontenti le esigenze delle piante e del pesce stesso.

Munitevi di un buon termoriscaldatore adatto alla vasca, considerando la potenza di 1watt/litro, ma meglio se leggermente superiore. Anche in estate non scollegatelo mai perché è inutile, tanto all’interno dei riscaldatori è presente un termostato che funge da interruttore che fa partire o arrestare il funzionamento della resistenza a seconda della temperatura dell’acqua e alla temperatura impostata.

Infine, ma non per importanza, è necessario un filtro che gestisca il sistema biologico. Quello più idoneo sarebbe il filtro esterno in modo da garantire, oltre ad un filtraggio migliore, più spazio di nuoto ed una piccola quantità d’acqua in più, ma in base alle proprie esigenze possono essere utilizzati anche filtri interni e/o a zainetto, quest’ultimi alcune volte poco consigliati perché non sono abbastanza capienti per inserire del materiale biologico e a volte anche rumorosi.

Altro esempio di acquario per betta, ricreato con le stesse condizioni sono classiche vasche con litraggio maggiore ma divise in più scomparti, le cosiddette bettiere (Fig. 10), usate spesso da alcuni allevatori.

 

Il betta splendens domestico a 360°-Vasca valori acqua e alimentazione
(Fig. 10) Esempio di bettiera a 4 posti

 

Alimentazione

Per quanto concerne l’alimentazione del betta bisogna mettere subito in chiaro che il betta è un pesce prevalentemente carnivoro.
È consigliabile, quanto importante, stilare una dieta settimanale per questi pesci e cercare di rispettarla, inserendo del cibo proteico nella maggior parte dei giorni, alternando dei giorni con del buon mangime granulare che affondi (evitare assolutamente l’uso di fiocchi), delle verdure sbollentate quali, chicchi di piselli (sbucciati), spinaci, broccoli, carote e rondelle di zucchina, tutti ottimi cibi integratori per la parte cartilaginea delle pinne, e un giorno di digiuno per alleggerire l’organismo del pesce da tutto il cibo proteico.

Non c’è dubbio che il cibo vivo come le larve di zanzara (facilmente allevabili in una bacinella colma d’acqua esposta all’aperto), i cyclops, le dafnie, ed il grindal (piccoli vermi filiformi, anche questi, allevabili in casa attraverso una coltura) è il migliore in assoluto.

I tubifex (piccoli anellidi allevabili anch’essi in casa attraverso una coltura) e le larve di zanzara sono più soggetti al trasporto di agenti patogeni). Ma non sempre il cibo vivo può essere disponibile, in alternativa esistono altri tipi di cibo che lo possono sostituire. Il cibo congelato è la soluzione migliore e quella più adottata da tutti, tra questi cibi vi è il chironomus rosso, molto gradito e del quale sono particolarmente ghiotti, l’artemia salina (della quale non bisognerebbe approfittarne poiché oltre ad essere molto proteica è un tipo di cibo che il betta, ma anche tutti gli altri pesci d’acqua dolce, non potrebbe mangiare mai in natura poiché si tratta di un piccolo crostaceo proveniente da acqua salata), la dafnia e i tubifex.

Oltre a questi tipi di cibo vi sono anche delle bustine contenenti sempre cibo a base di insetti e crostacei come chironomus, dafnie e artemia, amalgamato ad una gelatina, che si rivela come una discreta alternativa al congelato. La somministrazione va effettuata con parsimonia poiché la gelatina può essere inquinante.

Inoltre in commercio questi cibi che stiamo menzionando si possono trovare anche liofilizzati, cioè essiccati, da reidratare con dell’acqua e da somministrare. A dire il vero anche se non reidratati i betta li accettano ugualmente, ma è sconsigliato (per lo stesso motivo che è sconsigliato il mangime a fiocchi) poiché contengono aria che verrà rilasciata successivamente all’interno dell’apparato digestivo, e che potrebbe provocare un’infiammazione alla vescica natatoria.

Ovviamente tra i cibi rinomati che si danno ai betta vi sono anche le anguillole dell’aceto, i naupli d’artemia, i walterworms, i microworms, i bananaworms, tutti allevabili in casa attraverso colture dedicate. Questi ultimi però sono troppo piccoli e non sempre vengono notati dal betta quando somministrati in vasca, pertanto è più consigliato utilizzarli per gli avannotti, non solo di betta ma anche di altre specie.

Un esempio di dieta equilibrata, ma del resto del tutto soggettiva, potrebbe essere la seguente:
Lunedì = Vivo (larve, dafnie, grindal, tubifex, cyclops o artemia adulta, a scelta) in alternativa liofilizzato;
Martedì = Congelato (chironomus, artemia, dafnie, a scelta) in alternativa vivo;
Mercoledì = Vivo (larve, dafnie, grindal, tubifex, cyclops o artemia adulta, a scelta) in alternativa congelato;
Giovedì = Liofilizzato ben idratato (chironomus, artemia, dafnie, a scelta) in alternativa congelato o vivo;
Venerdì = Mangime in granuli affondanti di buona qualità (si raccomandano due tipi di secco per alternare);
Sabato = Verdure sbollentate (piselli, spinaci, broccoli, carote, rondelle di zucchina, a scelta);
Domenica = Digiuno.

Può essere assolutamente normale che il betta, inizialmente, per un motivo di adattamento alla nuova vasca o a causa di abitudini diverse, rifiuti il cibo che si andrà a somministrare, ma tutto ciò si verificherà per qualche giorno e, senza troppi allarmismi, bisognerà semplicemente insistere, così, abituandosi alla nuova alimentazione il pesce inizierà a mangiare regolarmente.
Bisogna ricordare che la somministrazione del cibo al betta va effettuata sempre con moderazione poiché il troppo cibo può facilmente causargli costipazioni con conseguenti ed irreparabili blocchi intestinali, dei quali sono spesso sofferenti.

 

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Infuso di foglie e pignette

Infuso di foglie e pignette

 

Infuso di foglie e pignette.

In questa breve guida vedremo come fare un buon infuso a base di tannini per la nostra vasca.

Che cos’è l’infusione?
L’infusione non è altro che un metodo utilizzato per estrarre i principi attivi da piante officinali o da alimenti e si realizza immergendo tali piante o alimenti in un liquido per un tempo più o meno lungo. Il prodotto che si ricava viene chiamato infuso.

La presente guida tratterà di un infuso di foglie di castagno e pignette di ontano.

In realtà l’infuso di tannini lo si può ricavare da svariate foglie essiccate, per questo si rimanda alla guida Le foglie in acquario, presente sempre sul nostro sito per scoprirne altre.

Anche se non riportate nell’articolo menzionato pocanzi, le foglie di castagno, sono una buona alternativa ad altre foglie per essere inserite in vasca, poichè favoriscono anch’esse un soddisfacente rilascio di tannini.

Viene descritta questa tecnica di infusione con il connubio di foglie di castagno e pignette di ontano poiché al momento vi erano questi elementi a mia disposizione e altresì facilmente reperibili in natura tra boschetti e campagne.

Per avere un risultato ottimale sull’ambratura dell’acqua ho utilizzato 20 foglie medie di castagno e 12 pignette di ontano (tutto rigorosamente secco, naturalmente).

Andiamo adesso ad argomentare il procedimento.

Infuso di foglie e pignette

Sciacquiamo sotto l’acqua corrente le 20 foglie di castagno e le 12 pignette di ontano e riponiamole dentro una vecchia pentola e successivamente versiamo dentro 4 litri di acqua d’osmosi inversa.

 

Accendiamo il gas e lasciamo a fuoco lento e senza coperchio fino all’evaporazione di 2 litri di acqua, controllando di tanto in tanto lo sviluppo e affondando dentro l’infuso le foglie e le pignette che tenderanno a stare a galla per non farle asciugare. Per questo processo ci vorrà circa un’ora e mezza di tempo.

Una volta evaporati i 2 litri d’acqua, rimuoviamo la pentola dal fuoco e lasciamo riposare l’infuso senza coprire con il coperchio, fino a quando non si sarà completamente raffreddato e divenuto a temperatura ambiente (fatto nel pomeriggio, l’ho lasciato riposare per tutta la notte).

Infuso di foglie e pignette

Dopo essersi accertati che l’infuso è completamente freddo, iniziamo a rimuovere le foglie e le pignette. Prendiamo una bottiglia da due litri (quelle della Coca Cola o della Pepsi dopo averle accuratamente sciacquate vanno benissimo), un imbuto e un colino a maglie strette e iniziamo a versare filtrando l’infuso per rimuovere i residui staccatisi.

Otterremo pertanto il seguente risultato che ci basterà per diverso tempo.

Infuso di foglie e pignette

Per quanto riguarda la somministrazione, bisogna fare attenzione e tenere in considerazione i propri valori di PH e KH già presenti in vasca e versare l’infuso con parsimonia, effettuando i test (rigorosamente a reagente per ottenere dei risultati ottimali) prima e dopo la somministrazione, fino a trovare la giusta quantità da utilizzare e senza creare squilibri in vasca, che andrebbero a compromettere la salute degli inquilini. Tutto ciò perchè l’infuso di foglie e pignette è un sistema naturale molto lento che abbassa il PH.

A seguito della procedura vista precedentemente, ho voluto effettuare un personale esperimento che non reputo necessario da fare, tantomeno lo reputo da consigliare, quindi è da ritenersi del tutto di libero arbitrio ma, in ogni caso, l’ho voluto condividere perchè, contrariamente, potrebbe esserci qualche utente interessato.

Dopo aver rimosso le foglie e le pignette, invece di cestinarle, inseriamole in un altro contenitore con altri due litri d’acqua d’osmosi inversa, e senza fare alcunchè chiudiamolo e riponiamolo in un luogo a nostro piacimento. Noteremo che, come illustrato nella foto che segue, nonostante le foglie e le pignette siano esauste a causa della bollitura precedente, dopo circa una settimana rilasceranno ancora dei tannini e otterremo altri due litri di infuso molto più blando ma sempre utile.

Infuso di foglie e pignete

Sperando che la guida possa essere di aiuto e di gradimento si augura un buon esperimento a tutti.

 

ATTENZIONE: 

Lo staff di acquariofili.com e l’autore dell’articolo non si ritengono responsabili dell’uso inappropriato delle suddette soluzioni ottenute dall’infusione.

 

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