afidi

Afidi

Anche se si trattano di un insetto raramente presente nelle nostre vasche, ritorna utile trattare l’argomento Afidi e farlo conoscere più da vicino all’utente che purtroppo si potrebbe trovare in difficoltà ad affrontare la situazione in vasca.

Partiamo subito nel dire che è un insetto parassita in quanto infestante, che vive in colonie sulla terra e predilige le zone molto umide. Sono comunemente conosciuti con il nome di “Pidocchi delle piante”.

afidiQuesti insetti costituiscono la famiglia delle Aphidae, che a loro volta appartengono ad una famiglia molto più estesa chiamata Aphidina.

Hanno riproduzione vivipera e ovipera e sono diffusi nel mondo intero con il loro svariato genere e le loro numerose specie, con forme alate o attere.

Generalizzando sulla morfologia e rimanendo molto vaghi, possiamo distinguere che gli esemplari maschi sono più piccoli degli esemplari femmine, se presenti possiedono delle ali molto sviluppate, in modo particolare quelle anteriori, ma sempre relativamente alla dimensione del loro corpo.

Gli Afidi possiedono un apparato boccale atto a pungere e succhiare la linfa delle piante, le quali successivamente tendono a morire, pertanto sono considerati sempre come insetti dannosi sia direttamente che indirettamente. Direttamente per il loro continuo sottrarre sostanze vitali alle piante e indirettamente con l’espulsione di una sostanza, la “melata”, che non è altro che un liquido ricco di contenuti zuccherini, sostanzialmente le loro feci, alimento molto gradito dalle formiche, le quali addirittura, solo alcune specie, allevano gli Afidi stessi e le loro uova (agli Afidi alati, le formiche, staccano le ali per non farli scappare e li trasportano all’interno del formicaio dove se ne prendono cura procurandogli del cibo), in quanto produttori del loro prelibato alimento.

La melata è una sostanza molto nociva per le piante perché oltre a chiudere gli stomi delle foglie, è fonte di nascita di diversi funghi, in particolare uno nero che con lo sviluppo delle proprie colonie viene soprannominato “fumaggine” ed invade l’apparato fogliare che sembra sia stata annerita dal fumo. Ma un altro fattore fondamentale da tenere in considerazione è che la melata può richiamare, a sua volta, anche dei virus che attaccano e portano la pianta alla morte.

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Le specie italiane più note sono quelle che vengono “combattute” in agricoltura, che poi possono prendere piede anche nei nostri laghetti, paludari e acquari, mirando prevalentemente le piante galleggianti e foglie di altre piante che sfiorano o superano la superficie della colonna d’acqua; sembrerà strano ma è proprio così. Non a caso, come già accennato in precedenza,  questi insetti sono molto diffusi in ambienti caldi e umidi.

Gli Afidi bianchi e quelli neri sono quelli più noti e anche più diffusi, ma possono presentarsi in diversi altri colori, tra cui grigio, verde e giallo.

Tra i più importanti troviamo: L’Afide del cavolo, della fava, degli agrumi, delle graminacee, dell’olmo, del pesco e il famoso “Pidocchio delle rose”. Tutti minuscoli insetti dalle dimensioni comprese tra i 2mm e i 5 mm o poco più, che causano il danneggiamento e la distruzione di intere coltivazioni.

Gli Afidi si dividono in “polifagi” e “monofagi”. I primi si nutrono da diverse piante, mentre gli altri attingono ad un solo tipo di pianta.

Le specie alate vengono soprannominate “migranti” poiché appunto migrano di pianta in pianta e spesso vengono ritrovati anche sulle foglie delle piante ornamentali all’interno delle abitazioni.

Eliminare la presenza di questi parassiti non è molto facile, esistono dei rimedi naturali e dei prodotti chimici per liberarsene, ma funzionali solo in ambito “terrestre” e non a livello di acquariologia, dove occorre particolare attenzione a non inquinare avvelenendo determinati sistemi in equilibrio biologico quali laghetti,acquari o stagni, ad ogni modo alcuni metodi hanno dato risultati soddisfacenti .Analizziamoli entrambi.

  • Nel primo caso, cioè in giardino (laghetti esclusi naturalmente), in orto ed in casa per rimediare a queste infestazioni si può utilizzare del cotone imbevuto di alcool per ripulire un po’ energicamente le foglie delle piante, oppure un altro sistema più funzionale è quello di spruzzare del sapone di Marsiglia che andrà a formare sulla pianta, una sorta di patina nociva per questi parassiti che li porterà alla morte. Oltre questi metodi non rimane altro che l’uso di sostanze chimiche specifiche per combattere tali invasioni che si possono reperire nei negozi di agraria oppure possono essere adoperati da ditte che svolgono i servizi di disinfestazione.

Tutti questi metodi appena descritti NON sono assolutamente applicabili nelle nostre vasche, laghetti e paludari.

  • Nel secondo caso invece, quando uno dei nostri piccoli mondi sommersi vengono invasi da questi insetti, la situazione è molto più delicata e difficile da affrontare poiché c’è tutto un sistema (soprattutto con fauna all’interno) ed un equilibrio da non danneggiare con diversi prodotti sopratutto chimici.

In tanti annuiscono che si tratta di cibo vivo per i pesci, ma in realtà non è proprio così in quanto il 99% delle volte, da pochissimi esemplari, ne spuntano fuori una miriade, ma i pesci stentano spesso a cibarsene. Così, con la tranquillità che vengono cibati dai pesci, molti acquariofili li lasciano all’interno dove velocemente si colonizzano.

Come già detto, poiché fortunatamente queste invasioni sono rarissime nelle vasche, non è ancora stato affermato un metodo definitivo e sicuro per sconfiggere questi parassiti. Al momento sono stati fatti degli esperimenti con degli infusi di acqua e tabacco da sigaretta e di aglio bollito in acqua. Tra i due parleremo del secondo metodo che risulta essere meno invasivo e più naturale.

Una cosa fondamentale da fare è potare le foglie delle piante che fuoriescono dall’acqua e mantenerle basse sempre immerse, dove gli insetti non andranno,  rimuovere completamente tutte le piante galleggianti e riporle in un contenitore con acqua dove verranno trattate a spruzzo (con un semplice spruzzino) con una soluzione concentrata di aglio decotto in acqua almeno due o tre volte al giorno.

Naturalmente se l’infestazione viene presa in tempo allora ci saranno buone possibilità che le piante galleggianti si salvino, in caso contrario non c’è da aspettarsi miracoli poiché molto probabilmente la “melata” avrà fatto già il suo cattivo effetto anche su di loro portandole alla morte.

All’interno della vasca, una volta rimosse tutte le piante galleggianti e potate le foglie lunghe questi insetti non avranno più appoggio e neanche nutrienti. Dovranno essere rimossi manualmente, o meglio con l’ausilio di un retino per pesci.  

Per ulteriori approfondimenti si consiglia la lettura dell’articolo “Microfauna in acquario”

 

 

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larva di damigella

Larva di libellula o Damigella in acquario

Larva di libellula o Damigella in acquario: è un argomento che merita di essere affrontato nel modo giusto e più esaustivo possibile. In modo da imparare a riconoscerle e qualora si riscontrano in vasca agire nel modo più corretto possibile.

Spesso davanti il nostro acquario osservando la crescita e lo stato di salute di pesci e piante capita di scorgere qualcosa di diverso , di nuovo , di sconosciuto senza capire cosa sia e come sono potuti arrivare in vasca. Tra questi troviamo le ninfe o larve di libellula o di damigella che a prima vista sembrerebbero degli alieni per via della loro conformazione ma guardandoli attentamente risultano anche interessanti da studiare.

larva di damigella
larva di damigella

Le larve di libellule o di damigella si presentano con un corpo allungato in entrambi i casi con la differenza che il corpo della libellula risulta piu’ tozzo ,goffo e senza o appena accennate appendici finali mentre la damigella si presenta con un corpo sottile con 3 appendici nella parte posteriore . Entrambi hanno 6 zampe ,una testa molto appariscente e un apparato boccale molto evidente e grande. Da adulti e cioè in volo la differenza è più evidente infatti la damigella a riposo si presenta con le ali lungo il corpo con colori molto più sgargianti e accesi ,la libellula invece ha colori più spenti e le ali come un aereo e cioè in modo perpendicolare al corpo anche in fase di riposo.

Le libellule o damigelle difficilmente le rileviamo in zone dove è presente acqua salmastra o salata in genere prediligono acqua dolce e poco mosse addirittura ferme.

Il loro primo stadio è quello in forma di uovo che viene deposto dalla mamma in acqua al termine della propria vita , una volta che la ninfa o larva si sarà sviluppata si nutrirà di altre larve più piccole ,piccoli crostacei, girini e anche piccoli pesci che riesce a catturare e nutrirsi.

In acqua si muove molto bene , rapida e precisa negli spostamenti rende la sua cattura molto difficile. Effettua dalle 15 alle 18 mute infatti è possibile trovare in acquario gli esoscheletri che fluttuano in vasca . queste mute vengono effettuate per via della crescita e della sua evoluzione.

Ci chiediamo come possano arrivare in acquario ma difficilmente troveremo una risposta perché il più delle volte ce li ritroviamo in acquari chiusi e senza che abbiamo inserito piante , pesci o acqua nuova. L’importante è che quando vengono  avvistate siano al più presto rimosse, non turbano l’equilibrio biologico della vasca ma si potrebbero nutrire di piccola fauna quali ad esempio avannotti o baby caridine essendo degli abili predatori. Spesso si nutrono anche di cibo in avanzo che si deposita sul fondo .

Per catturarle basta un retino e molta attenzione perché molto veloce e precisa, oppure costruire una sorta di trappola con all’interno un granellino di cibo , allo scopo possiamo utilizzare una piccola bottiglietta da 500ml senza tappo poggiata sul fondo dell’acquario.

non utilizzare medicinali o altro per cercare di sopprimerla perché tutto risulterà vano ,comprometteremo solo la stabilità del filtro e della vasca stessa.

larva di libellula
larva di libellula

E’ utile sapere che completato il ciclo vitale della larva che puo’ durare fino a 2 anni esce dall’acqua aggrappandosi a qualcosa di emerso con le zampe ed effettua  l’ultima muta (che ne rappresenta l’ultimo stadio) fuori dall’acqua dove sviluppa le ali che gli danno l’aspetto che tutti conosciamo. Le ali rimangono accartocciate fino a quando la circolazione sanguigna le alimenta per farle distendere e quindi funzionare dopo che ovviamente si siano asciugate dall’acqua, questa è la fase più pericolosa (quando avviene all’aperto) in quanto sono indifese e inermi e quindi possono essere facilmente predati. La vita media in volo è di circa 2 mesi per via dei numerosi predatori.

In conclusione Ho voluto affrontare questo argomento per conoscere bene fino in fondo questo insetto e spiegare come comportarsi visto che anche gli amanti dei laghetti penso trovino questo argomento molto interessante essendone i laghetti molto abitati da questi insetti, voglioaltresi’ esortare chiunque trovi in acquario questi o altri animaletti di non rilasciarli per nessun motivo in natura perché potrebbero essere specie tropicali (importati involontariamente con piante e pesci)molto simili alle nostre ma che inevitabilmente metteremo a rischio il nostro ambiente, chiunque non voglia sopprimerle allestisca una vaschetta magari da mettere in giardino e inserirla li’ in modo tale che quando ne sarà il momento volerà via prendendo la sua amata libertà.

 

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Biocondizionatore

BIOCONDIZIONATORE I PRO E I CONTRO

Biocondizionatore, questo sconosciuto o meglio un prodotto di cui se ne fa largo utilizzo e il più delle volte senza che se ne conoscano gli effettivi,vantaggi , svantaggi o il motivo del suo utilizzo.

Con questa breve guida cercherò di spiegare l’utilizzo del biocondizionatore e i suoi pro e contro.Quando ci si avvicina all’ hobby dell’acquariofilia il più delle volte ci si reca in un negozio di acquariologia dove il professionista del settore ci  propone dei prodotti indispensabili per l’avvio del nostro acquario e in seguito per il suo mantenimento, tra questi prodotti troviamo sicuramente il biocondizionatore di varie marche ma che fondamentalmente hanno tutti lo stesso principio cioè quello di favorire l’evaporare del cloro e far precipitare i metalli pesanti presenti nelle nostre acque di rubinetto.

[pullquote-left]Leggendo le etichette del biocondizionatore sembra di avere a che fare con pozioni magiche ma vi assicuro che cosi’ non è [/pullquote-left]pero’ è anche vero che grazie alla presenza di sostanze colloidali specifiche proteggono la mucosa dei pesci e le branchie tanto è vero che molti negozianti ne inseriscono una quantità nel sacchetto dei pesci per ridurre lo stress da trasporto

 

A questo punto sono necessarie alcune precisazioni:

Il cloro aggiunto dagli acquedotti per la sterilizzazione delle acque in quanto volatile basta poco per eliminarlo infatti occorre scaldare l’acqua e attendere che si raffreddi o mantenerla in circolazione con l’utilizzo di un areatore per poi farla decantare almeno 12 ore.

Per quanto riguarda i metalli pesanti bisogna precisare che fino a poco tempo fa venivano classificati sulla base della loro densità o del peso atomico maggiore di quello del ferro anch’esso considerato metallo pesante. La classificazione attuale viene fatta in base alla loro tossicità dovuta alla capacità di questi elementi di interagire a livello del citoplasma dove tendono ad accumularsi legandosi ai gruppi solfidrici degli enzimi bloccando di conseguenza la loro capacità di catalizzare una determinata reazione biochimica.Poichè le acque della rete idrica contengono una parte di questi metalli pesanti viene spontanea la domanda se l’acqua che noi beviamo è potabile.La potabilità garantita dalla assenza di alcuni di essi (cromo esavalente per fare un esempio)  o dalla presenza di questi elementi in quantità tali da non arrecare danno visto che l’organismo ha la capacità di eliminarlo attraverso la salivazione e la sudorazione. Il discorso cambia in un acquario che è un ambiente chiuso e dove l’uso prolungato dell’acqua di rete può provocare un accumulo di queste sostanza da renderle tossiche per i pesci ed altri animali. State tranquilli perchè le sostanze organiche disciolte derivanti dalla decomposizione di feci, foglie morte e cibo residuale si legano con effetto chelante rendendo i metalli pesanti innocui ma attenzione questo non significa che si devono tenere gli acquari sporchi. Inoltre bisogna aggiungere che anche le piante contribuiscono a pulire l’acqua dalla loro presenza in quanto vengono assorbiti dalle stesse, soprattutto da quelle a crescita rapida. Quindi una vasca piantumata protegge i nostri pinnuti. [pullquote-right]Si tende a precisare inoltre che non è assolutamente un prodotto da utilizzare in ambito curativo o in presenza di patologie più o meno gravi,in poche parole non è un medicinale [/pullquote-right]

Per quanto detto sopra l’utilizzo del Biocondizionatore non è essenziale inoltre un utilizzo scorretto,prolungato o non idoneo del biocondizionatore ha i suoi effetti negativi anche se non immediati…..infatti se desideriamo coltivare nel nostro  acquario delle piante dovremo cercare di mantenere (come anche per la fauna) determinati valori chimici e quindi l’utilizzo dell’acqua di rubinetto è sconsigliata per evitare ,in base al suo contenuto gli squilibri tra “macro, micro, calcio e magnesio” inoltre l’utilizzo del biocondizionatore comporta la precipitazione dei chelanti introdotti con la fertilizzazione liquida sopratutto nei micro elementi.

Quindi si consiglia di utilizzare acqua osmosi con l’aggiunta di sali e quindi costruire l’acqua adattandola alle nostre esigenze evitando in questo modo la presenza di sostanze nocive o contaminanti,qualora si debba utilizzare per forza di cose l’acqua di rubinetto si consiglia di muoverla con una pompa o un aeratore per qualche ora e poi lasciarla decantare in un catino per 12/24 ore scartando gli ultimi 2 cm di fondo..

Spero con questo breve articolo di essere stato chiaro ed esaustivo cercando di spiegare in semplici parole questo prodotto che molti considerano miracoloso,per ulteriori chiarimenti sono a vostra completa disposizione.

per ulteriori approfondimenti consultare i seguenti articoli:

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I sensi dei pesci

I sensi dei pesci

I sensi dei pesci è un argomento di cui si parla spesso infatti ci chiediamo se sentono gli odori , i rumori , il gusto , il tatto o se addirittura riescono a distinguere bene le immagini,ebbene la risposta è positiva e andremo ad analizzare ogni singola attività sensoriale:

  • OLFATTO :

    A primo impatto si pensi non sia possibile che i pesci sentano gli odori in quanto essendo avvolti da acqua non si ha la volatilità degli odori e invece non è proprio cosi’ infatti grazie a delle papille olfattive che trovano la loro locazione all’interno delle narici ,poste sulla testain modo frontaleal proprio corpo, è possibile percepire gli odori, infatti in acqua il pesce riesce molto fedelmente a seguire le tracce odorifere per arrivare per esempio al cibo. L’olfatto viene molto utilizzato nel periodo riproduttivo durante il quale le femmine rilasciano in acqua i ferormoni per attirare i maschi e spingerli ad accoppiarsi.

  • GUSTO e TATTO :

    le papille gustative responsabili di questo senso trovano la locazione in bocca nella maggior parte dei pesci ma non solo infatti in altri si possono dislocare sui barbigli che si protraggono dalla bocca e che utilizzano come sentori alla ricerca di cibo. Molte volte i barbigli svolgono anche la funzione del tatto appunto ricercando e scovando cibo tra gli anfratti più difficili. Il tatto è un senso utilizzato molto poco dai pesci.

  • VISTA :

    La nitidezza delle immagini della vista per i pesci varia da specie a specie a seconda che questi presentano occhi grandi , piccoli ,medi o della zona in cui vivono , ho parlato di nitidezza perché studi hanno dimostrato che le immagini non risultano essere molto definite per via della trasmissione delle stesse alla parte posteriore della retina e non frontalmente, gli occhi non hanno palpebre e non hanno bisogno di lubrificazione appunto perché sono costantemente immersi in acqua ,  sicuramente riescono a percepire i colori e le loro variazioni cromatiche per esempio le livree delle varie specie che assumono colorazioni piu’ accese in svariati momenti della loro vita e anche quando si trovano in pericolo per la presenza di predatori. Quindi non è detto che occhi grandi vedono meglio di occhi piu’ piccoli ma contrariamente a quanto si pensa si ha soltanto una visione piu’ ampia . alcune specie , per esempio i pesci che vivono a grosse profondità oppure chi vive nelle caverne e quindi costantemente al buio arrivano anche ad atrofizzare il bulbo oculare che viene anche perso e quindi pur essendo ciechi riescono a cacciare muoversi, scappare grazie ad un altro senso quello dell’udito e della linea laterale che spiegheremo di seguito.

  • UDITO:

    grazie a degli organi posti sulla parte posteriore della testa i pesci sono in grado di sentire rumori , ovviamente non come la razza umana perché non sono dotati di un sofisticato sistema di ricezione infatti riescono a captare soltanto alcuni suoni con frequenza ben definita per il resto si affidano alle vibrazioni che come ben sappiamo in acqua si muovono e si propagano molto velocemente e facilmente.I pesci comunicano tra loro in molti modi,sfregando le pinne ,le branchie o addirittura vibrando alcune parti cartilaginee del proprio corpo.

  • LINEA LATERALE :

    Questo è il senso forse più sviluppato e importante per il pesce perché grazie ad esso riesce a colmare quello che la vista , udito o altro non gli permettono . La linea sensoriale è formata da piccoli bottoni sensoriali collegati a nervi disposti uno di fianco all’altro formando una linea orizzontale lungo entrambi i fianchi del pesce. ogni vibrazione in acqua viene percepita ed analizzata dal cervello del pesce che è piccolo ma coadiuvato da un cervelletto molto sviluppato che riesce a coordinare piu’ movimenti per esempio il nuoto. Durante il nuoto per esempio di branco il pesce riesce a rimanere perfettamente in asse e a non urtare contro gli altri nuotando perfettamente al loro fianco ,inoltre percepisce gli oggetti che li circonda evitando che possa ferirsi.

Ci tengo a sottolineare che i pesci hanno sviluppato e affinato i loro sensi a seconda degli ambienti in cui vivono e per le loro esigenze che li portano a cibarsi , riprodursi , scappare dai predatori , ripararsi , fare la vita da branco ecc ecc .

Detto questo cerco di spiegare un argomento che spesso viene trattato ma che trova delle conclusioni molto contrastanti tra loro , e cioe’ se i pesci dormono. Innanzitutto ci tengo a precisare che quando si allestisce un acquario bisogna evitare sporgenze e zone spigolose appunto perché il pesce puo’ feririsi non solo durante il nuoto ma anche in una fase di cui parleremop più avanti.

Nella gestione di una vasca si consiglia sempre di fornire alla vasca delle ore di luce intervallate da zone di buio totale durante il quale il pesce riposa ma non dorme . infatti il pesce non ha il sonno come nel genere umano ma riposa abbassando la propria attività e adagiandosi sul fondo , su un arredo o addirittura in superfice . Ovviamente non possiamo definire quando questo avviene perché non avendo palpebre non puo’ chiudere gli occhi ma questo è sicuramente favorito dal buio totale,questo è il motivo per cui introdurre in vasca piccole luci notturne ,se non in condizioni particolari, viene sconsigliato.

Ci accorgiamo del riposo perché il pesce si presenta in una condizione di trance durante il quale non reagisce ad alcuni stimoli visivi pur avendo tutti gli altri sensi sempre attivi.

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startup

Start up acquario

Questa scheda o start up acquario è una guida semplice e pratica rivolta principalmente ai neofiti per fare un buon start up dell’acquario.Una buona partenza, come una cattiva, condizionerà positivamente o negativamente il futuro del vostro acquario con effetti tangibili anche sui costi di gestione futuri.

 

Fermo restando che ogni acquario è un mondo a sé stante ci sono delle regole che valgono per tutti.

  1. Indipendentemente dal tipo di fondo che andrete ad utilizzare (inerte o allofano, con sottofondo fertile, sempre raccomandabile ma non indispensabile ,se le vasche sono molto piantumate) è particolarmente utile stendere sulla base della vasca come primo strato un attivatore batterico (es. Bacter100 di ADA o Bakter soil Prodibio).
  2. Evitare tassativamente fondi colorati rosso, blu, viola e quelli particolarmente bianchi perché innaturali e causa di stress per i pesci e quindi malattie.
  3. Creare il layout con rocce e/o radici che non abbiano punte o che siano troppo ruvide da creare ferite ai pesci e sopratutto evitando tassativamente di usare qualunque ornamento di plastica (vascelli , bauli con gioielli , teschi e palombari o colonne romane).State creando un acquario e non una teca per soprammobili.
  4. Per chi preferisce partire con un fondo piantumato inumidirlo con una spruzzetta o immettere delicatamente acqua sino ad arrivare a livello col fondo (questo faciliterà soprattutto l’inserimento delle piante da carpet che hanno radici piccolissime e corte)
  5. Quando riempite la vasca poggiate sul fondo un foglio o un piatto di plastica su cui far cadere il getto dell’acqua onde evitare che il fondo possa essere smosso mescolandosi e creando torbidità.
  6. Utilizzare possibilmente acqua osmotica integrata con sali. Diversamente l’uso di acqua di rete pura o miscelata con acqua osmotica va fatta con acqua possibilmente decantata se questa è clorata. Tenete presente che gli acquedotti che forniscono acque prelevate a livello del suolo (pozzi o invasi ) possono distribuire acque contenenti sostanze tossiche per i pesci e spesso i silicati responsabili della formazione di diatomee in vasca(alghe polverose di colore nocciola).
  7. Nello start up senza piantumazione tenere l’illuminazione sempre spenta per tutta la durata della maturazione biologica del filtro a cui segue la piantumazione.
  8. Stimolate la crescita dei batteri per avviare il ciclo dell’azoto soprattutto negli start up a luce spenta inserendo un pizzico di cibo per pesci settimanalmente. Questo permetterà ai batteri eterotrofi di svilupparsi. Nelle vasche piantumate in partenza non è necessario mettere cibo in quanto le stesse foglie in decomposizione aiutano il processo.
  9. Monitorare settimanalmente con test a reagente i NO2 e NO3 . I batteri autotrofi produrranno prima NO2 e poi altri autotrofi che richiederanno più tempo a svilupparsi trasformeranno NO2 in NO3 meno tossici. Solo quando gli NO2 dopo aver raggiunto il picco non saranno più rilevati dal test mentre gli NO3 saranno ben presenti in vasca possiamo essere sicuri che il filtro biologico è maturo. ATTENZIONE : i tempi di maturazione sono molto variabili perché influenzati da tanti parametri e possono andare dalle 4 alle 6 settimane.Non avere fretta perché una buona maturazione eviterà  problemi più seri in seguito.
  10. A maturazione del filtro prevedere un cambio di acqua (30%) per aggiustare anche i valori di Ph , Kh , Gh , piantumare se non lo avete fatto prima , e solo dopo iniziare ad inserire i pesci. sarebbe preferibile inserirne poco per volta per dare tempo al filtro biologico di adattarsi alla nuova realtà biologica della vasca.

 

NOTA per coloro che partono con vasca piantumata 

  1. Iniziare subito con 4 ore di illuminazione , aumentando di 30 minuti ogni settimana fino ad arrivare ad avere un fotoperiodo di 8 ore.
  2. Iniziare a fertilizzare dopo circa due settimane dalla piantumazione o quando la pianta ha superato il periodo di adattabilità alla vita acquatica (emissioni di nuove foglie) in quanto tutte ,o quasi,sono coltivate in stato emerso.Dosare il protocollo scelto al 50% passando al dosaggio intero dopo circa 2 settimane.Per la somministrazione è preferibile dividere la dose settimanale in sette dosaggi giornalieri.

 

 

Altre letture utili :
Guida al primo allestimento di una vasca tropicale
Guida allestimento primo acquario

 

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