Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti

Betta splendens a 360°

Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti

 

• La riproduzione

La riproduzione del betta è molto bella e particolare e merita un’argomentazione dettagliata per poter riuscire in un buon accoppiamento dei soggetti. Vedremo passo passo come guidare sia il lettore che i protagonisti verso la retta via senza imbattersi in spiacevoli ed imbarazzanti situazioni.

Prima di iniziare però facciamoci un esame di coscienza e pensiamo al seguito. Perché? Vediamolo insieme.
La riproduzione di questa specie di pesce non è assolutamente un gioco, non si fa per fare delle dimostrazioni ai propri bambini o per il solo gusto di assistere ad un evento particolare e vedere come si svolge, ricordiamoci che si ha a che fare con degli esseri viventi.

La riproduzione, se tutto procede nel migliore dei modi, ha un seguito abbastanza importante, tanti piccoli da allevare e da curare con un adeguato metodo, quello di un’acquariofilia consapevole.

Quindi prima di avventurarsi e fare questo passo notevole, facciamoci delle domande alle quali dobbiamo saper rispondere:

  • “Ho spazio a sufficienza per allevare i piccoli che quando diventeranno grandi dovranno vivere separatamente?”
  • “Che farò con tutti quei piccoli betta che nasceranno?”
  • “Potrò cederli a qualcuno o a qualche negozio?”.

Se si è sicuri e consapevoli di ciò che si sta per fare, allora è giunto il momento di procedere con la riproduzione.
Tutto sommato non è molto difficile far riprodurre i betta, ma senza i dovuti accorgimenti, questa esperienza può anche verificarsi abbastanza ardua. Dopo un tentativo non andato a buon fine, bisogna aspettare un po’ di tempo prima di riprovare e bisogna ricominciare tutto dall’inizio.

Scegliere la coppia ideale è già una buona partenza. Ma in cosa consiste? Semplice, la coppia ideale sarebbe quella dove il maschio è poco più grande della femmina o a limite di pari grandezza. Infatti generalmente si evita di far accoppiare una femmina più grande del maschio poiché quest’ultimo non riuscirebbe ad “abbracciarla” e fecondare le uova che a loro volta andrebbero perse.

Per iniziare bisogna partire qualche settimana prima per preparare sia il maschio che la femmina all’accoppiamento con un’alimentazione molto proteica, e cioè nutrirli con del vivo e del congelato un po’ di più del previsto, visto che durante la dieta settimanale è previsto altro tipo di cibo e la riproduzione è un atto di impiego energetico.

Ci sono anche altre correnti di pensiero sulla preparazione della coppia, cioè non fare alcun tipo di preparazione poiché i betta vengono nutriti giornalmente esclusivamente con del vivo e del congelato.
In concomitanza con la preparazione alimentare, bisogna tenere d’occhio il ventre della femmina e vedere se gonfio e se la papilla genitale (ovodepositore) è abbastanza sporgente (Fig. 11). Se questi due elementi sono presenti la femmina è pronta ad accoppiarsi, altrimenti meglio non provare poiché l’esito oltre a risultare nullo, può trasformarsi in dramma, in quanto si assisterà solo ad un combattimento. Non ha importanza se il maschio nel frattempo non ha costruito un nido di bolle, lo farà in un secondo momento.

C’è da dire inoltre che la femmina di betta, come anche tante altre specie, piena di uova, possa espellerle. Questo può capitare per una questione ormonale a causa della troppa eccitazione o per evitare una calcificazione delle stesse all’interno del ventre, se la femmina non viene fatta accoppiare nei tempi adeguati.

 

Il betta splendens domestico a 360°- Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti
(Fig. 11) Femmina pronta per l’accoppiamento

Non finisce di certo con l’alimentazione la preparazione all’accoppiamento.

Quello che serve per la fase successiva è una vaschetta con capienza dai 6 litri ai 10 litri che dovrà essere riempita con una colonna d’acqua che non superi i 10/15 cm di altezza, e senza inserire alcun fondo, ne fertile ne inerte, tutto questo per favorire una più scrupolosa cura parentale da parte del maschio, che tratteremo successivamente (Fig. 12).

In realtà la preparazione dell’acqua nella vasca di riproduzione è consigliabile combinarla con un 40% d’acqua d’osmosi, 30% d’acqua di rubinetto (qualora i valori ne consentano l’utilizzo) ed il 30% d’acqua della vasca d’origine. Semmai l’acqua di rubinetto non fosse idonea, si ricostruisce il 70% con osmosi e sali e il 30% della vasca di origine.

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(Fig. 12) Vaschetta di riproduzione con betta in preparazione

All’interno della vaschetta di riproduzione si andrà a posizionare un termoriscaldatore di piccole dimensioni e del wattaggio idoneo ai litri che adopererete, impostato tra i 28° e i 30°, una foglia di catappa di grandezza adeguata che avrà tripla funzione, cioè quella di ambrare l’acqua (condizione non trascurabile), creare microrganismi in acqua utili per l’alimentazione dei piccoli allo stato larvale, e fungere da rifugio alla femmina una volta terminato l’accoppiamento, poiché sarà scacciata dal maschio (si consiglia di evitare assolutamente piante di plastica come rifugi in quanto con i continui e veloci inseguimenti tra i pesci, tendono a danneggiare loro le pinne).

Dentro questa vaschetta dovrà essere posizionato un altro contenitore trasparente dove all’interno inseriremo la femmina che dovrà rimanerci per alcuni giorni (il periodo può variare dai 3 ai 5 giorni), in modo da farli abituare l’uno alla presenza dell’altra.

Inoltre questo contenitore della femmina dovrà possedere delle fessure e non dovrà essere completamente sommerso per permettere alla femmina di salire in superficie (ricordiamoci che i betta respirano aria atmosferica e, sommergendo completamente il contenitore faremmo soffocare il pesce) e per permettere che durante la permanenza possa avvenire lo scambio ormonale fonte di un aumento di stimolo della coppia.

Nell’angolo opposto al lato dove è stato fissato il termoriscaldatore, posizionate un pezzetto di polistirolo, o un bicchiere da caffè di polistirolo, oggetto molto affidabile che servirà anche a schermare la luce, dove il maschio formerà e salderà il nido di bolle che ospiterà le uova.

Va posizionato lontano dal termoriscaldatore per salvaguardare sia le uova che i futuri avannotti da eventuali cadute sullo stesso che li brucerebbe. Sono da evitare piante galleggianti o pezzi di cellofan che comporterebbero disagi al nido di bolle; le piante galleggianti si spostano e possono perdere stabilità danneggiando il nido, mentre i pezzi di cellofan tendono ad inumidirsi e magari a pendere su un lato.
Altri elementi da aggiungere alla vaschetta di riproduzione sono assolutamente il coperchio, per i motivi che abbiamo già trattato precedentemente, ed un filtro ad aria o un semplice aeratore.

Utilizzare un filtro interno o esterno arrecherebbe solo danni a tutto il tempo impiegato per i preparativi e l’accoppiamento. Infatti i filtri potrebbero aspirare le uova che cadono dal nido e in futuro anche le larve di betta in quanto molto piccole.

Si inserirà dunque un filtro ad aria o un aeratore, che hanno la stessa funzione, per ovviare alla mancanza di una corretta filtrazione e vegetazione, movimentare la superficie ed ossigenare quanto più possibile l’acqua.

L’areazione dovrà essere regolata ad una potenza tale da non infastidire la coppia e successivamente il maschio, che accudirà le uova.

Preparata la vaschetta come descritto bisogna inserire i protagonisti di questo scenario. A secondo del carattere andrebbero inseriti i soggetti dentro la vasca. Successivamente, una volta inseriti i betta, ma in ogni modo separati dal contenitore interno, bisognerà continuare ad alimentarli con del vivo o del congelato.

Così a stretto contatto dovranno rimanere per alcuni giorni (c’è anche chi comincia questo processo di conoscenza tra i due esemplari molto prima). Dopo qualche giorno, il maschio avrà creato un nido di bolle (Fig. 13) e molto probabilmente la femmina oltre all’ovodepositore ben in evidenza, presenterà anche delle bande verticali chiare sulla livrea, segno di completa eccitazione, ma non del tutto affidabili, pertanto si potrà liberare nella vaschetta principale, preferibilmente nelle ore serali quando si spengono le luci in modo che durante la notte non si possano vedere ma percepire maggiormente attraverso lo scambio ormonale Quanto detto non è una regola, è soltanto frutto di esperienze tra allevatori (si consiglia di osservare la coppia e di non trattenerli separati più del dovuto perché si rischierebbe la perdita dello stimolo e dell’accoppiamento).

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(Fig. 13) Maschio con nido di bolle

 

 

Liberata la femmina, se tutto procede senza particolari atteggiamenti aggressivi, inizia la fase del corteggiamento, che vede generalmente la femmina avvicinarsi e nuotare attorno al maschio ed il maschio  dare colpi con il muso sul corpo della femmina, a volte si verifica qualche piccolo morso, ma non aggressivo.

 

Dopo questi preliminari la femmina inizia a sostare spesso sotto il nido di bolle poichè invitata dal maschio per l’accoppiamento. Nel momento opportuno la femmina si piega su un lato ed il maschio la avvolge in un abbraccio (Fig.14) con il quale avviene un totale abbandono che porta entrambi verso il fondo. Nel frattempo con questo abbraccio, il maschio comprime leggermente l’addome della femmina favorendo più facilmente l’espulsione delle uova e la fecondazione delle stesse.

 

Il betta splendens domestico a 360°
(Fig. 14) Rappresentazione di un abbraccio tra maschio e femmina

Non è detto che tutto però vada per il verso giusto, quindi in tal caso non c’è da rimanerci male. Possono capitare alcune circostanze in cui uno dei due diventa indifferente, o ancora peggio si mangi le uova. Questi avvenimenti, anche abbastanza frequenti, accadono quando la coppia o un componente della coppia è giovane o perde lo stimolo.

Durante la deposizione delle uova è noto l’atteggiamento del maschio, e molto spesso anche delle femmine, nel raccogliere con la bocca le uova che cadono verso il fondo per poi riporle sotto al nido.

La riproduzione, tra preliminari e accoppiamento, può durare anche delle ore. Successivamente, terminato l’accoppiamento, può capitare che entrambi i genitori inizino insieme a manifestare le cure parentali, ma la maggior parte delle volte, invece, il maschio tenderà a diventare nuovamente aggressivo e scaccerà via la femmina, allontanandola dal nido e dalle uova in quanto la ritiene un potenziale predatore. Iniziano così le cure parentali da parte del maschio, e la femmina dovrà essere tolta e rimessa nella propria vasca, per evitare che venga aggredita pesantemente. La presenza di un riparo, come una foglia di catappa o un contenitore in terracotta, aiutano, appunto, la femmina a nascondersi e a sfuggire da queste aggressioni.

Esistono due metodi che da questo punto in poi si possono adottare per proseguire con la riproduzione, il metodo Thailandese e il metodo Sudamericano. Il primo consiste nel rimuovere anche il maschio dalla vaschetta di riproduzione, mentre il secondo consiste nel lasciare il maschio ad espletare le cure parentali ed occuparsi così delle uova e dei piccoli nei primi giorni di vita finchè non impareranno il nuoto verticale.

In natura, come anche in cattività, le cure parentali del betta costituiscono una gestione totale del nido con la ventilazione delle uova che mischiate ad alcune non fecondate potrebbero marcire, danneggiando anche quelle buone. Per evitare tutto ciò, il maschio mangia le uova marce, ma può benissimo capitare che involontariamente ne mangi anche di buone.

Inoltre queste cure costituiscono anche una difesa contro i predatori che potrebbero attaccare il nido e di conseguenza le uova e/o i piccoli. In cattività, una volta tolta la femmina dalla vasca di riproduzione, questo problema non sussiste perché non vi è alcun predatore e se le uova dovessero cadere dal nido si schiuderebbero ugualmente da sole sul fondo senza che nessuno le riportasse su.

Sostanzialmente questa tecnica Thailandese viene adottata dagli allevatori per avere più schiuse nelle nidiate. Da un certo punto di vista rimuovere il maschio sarebbe un bene per lui, farebbe meno sforzi e ricomincerebbe a mangiare prima del previsto dato che durante le cure è consigliabile lasciarlo a digiuno, ma sarebbe un lavoro in più per l’allevatore che dovrà fare attenzione che le uova vengano ventilate adeguatamente dall’aeratore in modo che non marciscano.

La tecnica Sudamericana ci permette invece di lasciare il maschio dentro la vasca di riproduzione per prendersi cura di tutto, quindi ventilazione del nido, eliminazione delle uova marce e recupero delle uova che si staccano dal nido, ecco perché non bisogna superare i 10/15 cm di altezza della colonna dell’acqua. Il pesce andrà continuamente su e giù a recuperare le uova e successivamente gli avannotti, in questo modo gli faciliteremo il lavoro senza farlo stancare.

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(Fig. 15) Nido di bolle con uova – cure parentali

Il maschio, come un “guardiano”, si posiziona sotto il nido di bolle e inizia ad aerare le uova con dei piccoli movimenti e a recuperarle dal fondo per ancorarle nuovamente sul nido semmai queste dovessero staccarsi. L’importanza di non mettere un fondo nella vaschetta di riproduzione sta proprio nel facilitare al betta, il recupero delle uova, senza correre il rischio che queste si perdano tra il materiale inerte. Per facilitare ulteriormente il lavoro al betta sarebbe opportuno lasciare un’illuminazione tenue durante tutte le notti, in modo tale da consentirgli di focalizzare le uova cadute dal nido e fargliele riportare nuovamente su.

Usando questa tecnica, in tutto il periodo delle cure parentali, è sconsigliato dare da mangiare al maschio in quanto una volta schiuse le uova, potrebbe confondere le larve per cibo vivo e quindi predarle.

Le cure proseguono anche dopo la schiusa delle uova che varia da 1 a 3 giorni. Schiuse le uova, le larve sapranno nuotare solo in modo orizzontale e cadendo verso il fondo non riescono a risalire, ma ciò non è un problema in quanto finchè non sviluppano il labirinto respirano tranquillamente sott’acqua, inoltre il maschio continuerà a fare ciò che ha fatto prima con le uova, cioè le recupererà e le riporterà sotto il nido. Questo processo di cure parentali terminerà quando dopo circa 4 o 5 giorni le larve avranno assorbito il sacco vitellino ed avranno imparato anche il nuoto verticale, il così detto nuoto libero (Fig. 16). A questo punto il betta non riconosce più gli avannotti come figli diventando così potenziale predatore della prole e bisognerà allontanarlo e riporlo nella propria vasca, iniziando a nutrirlo nuovamente con del cibo proteico in maniera moderata, visti i diversi giorni di digiuno e le energie profuse in tutto questo arco di tempo.

 

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(Fig. 16) Avannotti di betta a pochi giorni di nuoto libero

 

Detto ciò potrebbe sembrare che le cose possano filare lisce, ma non sempre è così. Può benissimo capitare che le uova marciscano ugualmente o che vengano mangiate. Ma non bisogna abbattersi, se si vuole provare questa esperienza, bisogna rimboccarsi nuovamente le maniche e riprovarci.

 

• Alimentazione ed accrescimento degli avannotti dallo stato larvale allo stato sub adulto

Per accrescere i piccoli bisogna essere già pronti prima di pensare ad una riproduzione.
Inizialmente quando si schiudono le uova avremo modo di notare che gli avannotti, allo stato larvale rimangono attaccati al nido e si nutrono del loro sacco vitellino fino al quinto giorno di vita circa. Successivamente dovranno essere nutriti con una mirata ed adeguata alimentazione più volte al giorno.

Esistono vari metodi per poter somministrare del cibo a queste larve di betta nei primi giorni di vita. La loro primissima alimentazione è basata su microrganismi. Già in fase di riproduzione, la presenza di una foglia di catappa all’interno della vaschetta, favorisce lo sviluppo di questi microrganismi e la stessa situazione si avrà inserendo, qualche giorno dopo la schiusa, un po’ di mangime che andrà a depositarsi sul fondo e che tenderà a deteriorandosi.

L’alimentazione a base di microrganismi la si può ottenere dagli infusori che è possibile preparare facilmente in casa con bucce di banane, con foglie di cavolo, con del latte, con delle patate ecc. quelli comunemente più gettonati sono gli infusori di banana. Ma cosa sono gli infusori? Gli infusori non sono altro che batteri, protozoi, ciliati e rotiferi presenti nei corsi d’acqua, negli stagni e nei laghi. Ma sono presenti anche nei nostri acquari, infatti si usa proprio questa acqua per produrre una coltura in casa ed avere questo cibo a disposizione. Senza dilungarsi, nella coltura si forma una nuvoletta biancastra, che è quella che conterrà i microrganismi da somministrare alle nostre larve.

Passata poco più di una settimana potremmo sostituire questi infusori con del cibo vivo. Il cibo vivo più utilizzato sono i naupli di artemia salina, minuscoli crostacei appena nati dalla schiusa delle uova e subito somministrati poiché molto proteici grazie alla presenza del loro sacco vitellino. Non è consigliabile farne uso prolungato in quanto essendo molto proteico, porterebbe il pesce ad una crescita rapida ma non proporzionata. Generalmente oltre all’artemia salina vengono associate altre varietà di cibo vivo di piccolissime dimensioni, quali anguillole dell’aceto, walterworms, bananaworms, microworms, cyclops e dafnia magna (queste ultime due quando gli avannotti saranno più cresciuti), tutte colture facili da reperire e mantenere in casa. Per alternare la dieta, si può utilizzare del buon mangime in polvere di buona qualità, specifico per avannotti, e pochissima quantità di tuorlo d’uovo bollito e fatto asciugare. Il tuorlo d’uovo va somministrato in minime quantità e sciolto dentro una siringa con dell’acqua, poiché molto inquinante. Naturalmente la rimanenza del tuorlo non va gettata, può essere congelata e riutilizzata all’occorrenza.

Non avendo un vero e proprio filtro biologico, ma soltanto un aeratore o filtro ad aria, in tutto questo periodo bisognerà garantire un’acqua pulita. Per i primi 10/14 giorni è preferibile non effettuare cambi per evitare di far subire sbalzi di temperatura ai piccoli che sono in una fase molto delicata, quindi buona parte dell’attenzione deve essere dedicata alla somministrazione del cibo. Passato questo periodo potremo iniziare a fare dei cambi del 10% per poi passare a cambi del 30% ogni 3/4 giorni, preoccupandoci che valori e temperatura dell’acqua siano sempre adeguati.

Man mano passano i giorni noteremo un cambiamento nella crescita dei nostri piccoli betta e non appena raggiungono il centimetro o poco più di lunghezza possiamo integrare l’alimentazione con artemia e/o chironomus congelato, ostracodi e grindal, altro alimento di cui ne vanno molto ghiotti.

Tra il terzo ed il quarto mese gli avannotti mostreranno i loro colori, iniziano da questo momento la fase di crescita da subadulti ed a raggiungere la maturità sessuale, ma arriva, anche per noi, il momento di trovare una sistemazione diversa, dividendo i maschi dalle femmine. I maschi dovranno alloggiare divisi dalle femmine e anche tra di loro, mentre le sole femmine potranno continuare ad essere allevate insieme per un altro periodo. In alcuni casi può capitare che la convivenza tra femmine non crei grossi problemi al di là di qualche episodio, ma in ogni caso spostarle sarà la scelta migliore. Ognuno nel proprio spazio dovrà continuare a ricevere le attenzioni alimentari e i cambi d’acqua, che si consiglia usare ricca di tannini.
Da questo momento in poi sarà vostra preoccupazione decidere cosa fare con tutti questi betta, se regalarli, cederli a qualche negozio o venderli se autorizzati.

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