Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti

Betta splendens a 360°

Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti

 

• La riproduzione

La riproduzione del betta è molto bella e particolare e merita un’argomentazione dettagliata per poter riuscire in un buon accoppiamento dei soggetti. Vedremo passo passo come guidare sia il lettore che i protagonisti verso la retta via senza imbattersi in spiacevoli ed imbarazzanti situazioni.

Prima di iniziare però facciamoci un esame di coscienza e pensiamo al seguito. Perché? Vediamolo insieme.
La riproduzione di questa specie di pesce non è assolutamente un gioco, non si fa per fare delle dimostrazioni ai propri bambini o per il solo gusto di assistere ad un evento particolare e vedere come si svolge, ricordiamoci che si ha a che fare con degli esseri viventi.

La riproduzione, se tutto procede nel migliore dei modi, ha un seguito abbastanza importante, tanti piccoli da allevare e da curare con un adeguato metodo, quello di un’acquariofilia consapevole.

Quindi prima di avventurarsi e fare questo passo notevole, facciamoci delle domande alle quali dobbiamo saper rispondere:

  • “Ho spazio a sufficienza per allevare i piccoli che quando diventeranno grandi dovranno vivere separatamente?”
  • “Che farò con tutti quei piccoli betta che nasceranno?”
  • “Potrò cederli a qualcuno o a qualche negozio?”.

Se si è sicuri e consapevoli di ciò che si sta per fare, allora è giunto il momento di procedere con la riproduzione.
Tutto sommato non è molto difficile far riprodurre i betta, ma senza i dovuti accorgimenti, questa esperienza può anche verificarsi abbastanza ardua. Dopo un tentativo non andato a buon fine, bisogna aspettare un po’ di tempo prima di riprovare e bisogna ricominciare tutto dall’inizio.

Scegliere la coppia ideale è già una buona partenza. Ma in cosa consiste? Semplice, la coppia ideale sarebbe quella dove il maschio è poco più grande della femmina o a limite di pari grandezza. Infatti generalmente si evita di far accoppiare una femmina più grande del maschio poiché quest’ultimo non riuscirebbe ad “abbracciarla” e fecondare le uova che a loro volta andrebbero perse.

Per iniziare bisogna partire qualche settimana prima per preparare sia il maschio che la femmina all’accoppiamento con un’alimentazione molto proteica, e cioè nutrirli con del vivo e del congelato un po’ di più del previsto, visto che durante la dieta settimanale è previsto altro tipo di cibo e la riproduzione è un atto di impiego energetico.

Ci sono anche altre correnti di pensiero sulla preparazione della coppia, cioè non fare alcun tipo di preparazione poiché i betta vengono nutriti giornalmente esclusivamente con del vivo e del congelato.
In concomitanza con la preparazione alimentare, bisogna tenere d’occhio il ventre della femmina e vedere se gonfio e se la papilla genitale (ovodepositore) è abbastanza sporgente (Fig. 11). Se questi due elementi sono presenti la femmina è pronta ad accoppiarsi, altrimenti meglio non provare poiché l’esito oltre a risultare nullo, può trasformarsi in dramma, in quanto si assisterà solo ad un combattimento. Non ha importanza se il maschio nel frattempo non ha costruito un nido di bolle, lo farà in un secondo momento.

C’è da dire inoltre che la femmina di betta, come anche tante altre specie, piena di uova, possa espellerle. Questo può capitare per una questione ormonale a causa della troppa eccitazione o per evitare una calcificazione delle stesse all’interno del ventre, se la femmina non viene fatta accoppiare nei tempi adeguati.

 

Il betta splendens domestico a 360°- Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti
(Fig. 11) Femmina pronta per l’accoppiamento

Non finisce di certo con l’alimentazione la preparazione all’accoppiamento.

Quello che serve per la fase successiva è una vaschetta con capienza dai 6 litri ai 10 litri che dovrà essere riempita con una colonna d’acqua che non superi i 10/15 cm di altezza, e senza inserire alcun fondo, ne fertile ne inerte, tutto questo per favorire una più scrupolosa cura parentale da parte del maschio, che tratteremo successivamente (Fig. 12).

In realtà la preparazione dell’acqua nella vasca di riproduzione è consigliabile combinarla con un 40% d’acqua d’osmosi, 30% d’acqua di rubinetto (qualora i valori ne consentano l’utilizzo) ed il 30% d’acqua della vasca d’origine. Semmai l’acqua di rubinetto non fosse idonea, si ricostruisce il 70% con osmosi e sali e il 30% della vasca di origine.

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(Fig. 12) Vaschetta di riproduzione con betta in preparazione

All’interno della vaschetta di riproduzione si andrà a posizionare un termoriscaldatore di piccole dimensioni e del wattaggio idoneo ai litri che adopererete, impostato tra i 28° e i 30°, una foglia di catappa di grandezza adeguata che avrà tripla funzione, cioè quella di ambrare l’acqua (condizione non trascurabile), creare microrganismi in acqua utili per l’alimentazione dei piccoli allo stato larvale, e fungere da rifugio alla femmina una volta terminato l’accoppiamento, poiché sarà scacciata dal maschio (si consiglia di evitare assolutamente piante di plastica come rifugi in quanto con i continui e veloci inseguimenti tra i pesci, tendono a danneggiare loro le pinne).

Dentro questa vaschetta dovrà essere posizionato un altro contenitore trasparente dove all’interno inseriremo la femmina che dovrà rimanerci per alcuni giorni (il periodo può variare dai 3 ai 5 giorni), in modo da farli abituare l’uno alla presenza dell’altra.

Inoltre questo contenitore della femmina dovrà possedere delle fessure e non dovrà essere completamente sommerso per permettere alla femmina di salire in superficie (ricordiamoci che i betta respirano aria atmosferica e, sommergendo completamente il contenitore faremmo soffocare il pesce) e per permettere che durante la permanenza possa avvenire lo scambio ormonale fonte di un aumento di stimolo della coppia.

Nell’angolo opposto al lato dove è stato fissato il termoriscaldatore, posizionate un pezzetto di polistirolo, o un bicchiere da caffè di polistirolo, oggetto molto affidabile che servirà anche a schermare la luce, dove il maschio formerà e salderà il nido di bolle che ospiterà le uova.

Va posizionato lontano dal termoriscaldatore per salvaguardare sia le uova che i futuri avannotti da eventuali cadute sullo stesso che li brucerebbe. Sono da evitare piante galleggianti o pezzi di cellofan che comporterebbero disagi al nido di bolle; le piante galleggianti si spostano e possono perdere stabilità danneggiando il nido, mentre i pezzi di cellofan tendono ad inumidirsi e magari a pendere su un lato.
Altri elementi da aggiungere alla vaschetta di riproduzione sono assolutamente il coperchio, per i motivi che abbiamo già trattato precedentemente, ed un filtro ad aria o un semplice aeratore.

Utilizzare un filtro interno o esterno arrecherebbe solo danni a tutto il tempo impiegato per i preparativi e l’accoppiamento. Infatti i filtri potrebbero aspirare le uova che cadono dal nido e in futuro anche le larve di betta in quanto molto piccole.

Si inserirà dunque un filtro ad aria o un aeratore, che hanno la stessa funzione, per ovviare alla mancanza di una corretta filtrazione e vegetazione, movimentare la superficie ed ossigenare quanto più possibile l’acqua.

L’areazione dovrà essere regolata ad una potenza tale da non infastidire la coppia e successivamente il maschio, che accudirà le uova.

Preparata la vaschetta come descritto bisogna inserire i protagonisti di questo scenario. A secondo del carattere andrebbero inseriti i soggetti dentro la vasca. Successivamente, una volta inseriti i betta, ma in ogni modo separati dal contenitore interno, bisognerà continuare ad alimentarli con del vivo o del congelato.

Così a stretto contatto dovranno rimanere per alcuni giorni (c’è anche chi comincia questo processo di conoscenza tra i due esemplari molto prima). Dopo qualche giorno, il maschio avrà creato un nido di bolle (Fig. 13) e molto probabilmente la femmina oltre all’ovodepositore ben in evidenza, presenterà anche delle bande verticali chiare sulla livrea, segno di completa eccitazione, ma non del tutto affidabili, pertanto si potrà liberare nella vaschetta principale, preferibilmente nelle ore serali quando si spengono le luci in modo che durante la notte non si possano vedere ma percepire maggiormente attraverso lo scambio ormonale Quanto detto non è una regola, è soltanto frutto di esperienze tra allevatori (si consiglia di osservare la coppia e di non trattenerli separati più del dovuto perché si rischierebbe la perdita dello stimolo e dell’accoppiamento).

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(Fig. 13) Maschio con nido di bolle

 

 

Liberata la femmina, se tutto procede senza particolari atteggiamenti aggressivi, inizia la fase del corteggiamento, che vede generalmente la femmina avvicinarsi e nuotare attorno al maschio ed il maschio  dare colpi con il muso sul corpo della femmina, a volte si verifica qualche piccolo morso, ma non aggressivo.

 

Dopo questi preliminari la femmina inizia a sostare spesso sotto il nido di bolle poichè invitata dal maschio per l’accoppiamento. Nel momento opportuno la femmina si piega su un lato ed il maschio la avvolge in un abbraccio (Fig.14) con il quale avviene un totale abbandono che porta entrambi verso il fondo. Nel frattempo con questo abbraccio, il maschio comprime leggermente l’addome della femmina favorendo più facilmente l’espulsione delle uova e la fecondazione delle stesse.

 

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(Fig. 14) Rappresentazione di un abbraccio tra maschio e femmina

Non è detto che tutto però vada per il verso giusto, quindi in tal caso non c’è da rimanerci male. Possono capitare alcune circostanze in cui uno dei due diventa indifferente, o ancora peggio si mangi le uova. Questi avvenimenti, anche abbastanza frequenti, accadono quando la coppia o un componente della coppia è giovane o perde lo stimolo.

Durante la deposizione delle uova è noto l’atteggiamento del maschio, e molto spesso anche delle femmine, nel raccogliere con la bocca le uova che cadono verso il fondo per poi riporle sotto al nido.

La riproduzione, tra preliminari e accoppiamento, può durare anche delle ore. Successivamente, terminato l’accoppiamento, può capitare che entrambi i genitori inizino insieme a manifestare le cure parentali, ma la maggior parte delle volte, invece, il maschio tenderà a diventare nuovamente aggressivo e scaccerà via la femmina, allontanandola dal nido e dalle uova in quanto la ritiene un potenziale predatore. Iniziano così le cure parentali da parte del maschio, e la femmina dovrà essere tolta e rimessa nella propria vasca, per evitare che venga aggredita pesantemente. La presenza di un riparo, come una foglia di catappa o un contenitore in terracotta, aiutano, appunto, la femmina a nascondersi e a sfuggire da queste aggressioni.

Esistono due metodi che da questo punto in poi si possono adottare per proseguire con la riproduzione, il metodo Thailandese e il metodo Sudamericano. Il primo consiste nel rimuovere anche il maschio dalla vaschetta di riproduzione, mentre il secondo consiste nel lasciare il maschio ad espletare le cure parentali ed occuparsi così delle uova e dei piccoli nei primi giorni di vita finchè non impareranno il nuoto verticale.

In natura, come anche in cattività, le cure parentali del betta costituiscono una gestione totale del nido con la ventilazione delle uova che mischiate ad alcune non fecondate potrebbero marcire, danneggiando anche quelle buone. Per evitare tutto ciò, il maschio mangia le uova marce, ma può benissimo capitare che involontariamente ne mangi anche di buone.

Inoltre queste cure costituiscono anche una difesa contro i predatori che potrebbero attaccare il nido e di conseguenza le uova e/o i piccoli. In cattività, una volta tolta la femmina dalla vasca di riproduzione, questo problema non sussiste perché non vi è alcun predatore e se le uova dovessero cadere dal nido si schiuderebbero ugualmente da sole sul fondo senza che nessuno le riportasse su.

Sostanzialmente questa tecnica Thailandese viene adottata dagli allevatori per avere più schiuse nelle nidiate. Da un certo punto di vista rimuovere il maschio sarebbe un bene per lui, farebbe meno sforzi e ricomincerebbe a mangiare prima del previsto dato che durante le cure è consigliabile lasciarlo a digiuno, ma sarebbe un lavoro in più per l’allevatore che dovrà fare attenzione che le uova vengano ventilate adeguatamente dall’aeratore in modo che non marciscano.

La tecnica Sudamericana ci permette invece di lasciare il maschio dentro la vasca di riproduzione per prendersi cura di tutto, quindi ventilazione del nido, eliminazione delle uova marce e recupero delle uova che si staccano dal nido, ecco perché non bisogna superare i 10/15 cm di altezza della colonna dell’acqua. Il pesce andrà continuamente su e giù a recuperare le uova e successivamente gli avannotti, in questo modo gli faciliteremo il lavoro senza farlo stancare.

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(Fig. 15) Nido di bolle con uova – cure parentali

Il maschio, come un “guardiano”, si posiziona sotto il nido di bolle e inizia ad aerare le uova con dei piccoli movimenti e a recuperarle dal fondo per ancorarle nuovamente sul nido semmai queste dovessero staccarsi. L’importanza di non mettere un fondo nella vaschetta di riproduzione sta proprio nel facilitare al betta, il recupero delle uova, senza correre il rischio che queste si perdano tra il materiale inerte. Per facilitare ulteriormente il lavoro al betta sarebbe opportuno lasciare un’illuminazione tenue durante tutte le notti, in modo tale da consentirgli di focalizzare le uova cadute dal nido e fargliele riportare nuovamente su.

Usando questa tecnica, in tutto il periodo delle cure parentali, è sconsigliato dare da mangiare al maschio in quanto una volta schiuse le uova, potrebbe confondere le larve per cibo vivo e quindi predarle.

Le cure proseguono anche dopo la schiusa delle uova che varia da 1 a 3 giorni. Schiuse le uova, le larve sapranno nuotare solo in modo orizzontale e cadendo verso il fondo non riescono a risalire, ma ciò non è un problema in quanto finchè non sviluppano il labirinto respirano tranquillamente sott’acqua, inoltre il maschio continuerà a fare ciò che ha fatto prima con le uova, cioè le recupererà e le riporterà sotto il nido. Questo processo di cure parentali terminerà quando dopo circa 4 o 5 giorni le larve avranno assorbito il sacco vitellino ed avranno imparato anche il nuoto verticale, il così detto nuoto libero (Fig. 16). A questo punto il betta non riconosce più gli avannotti come figli diventando così potenziale predatore della prole e bisognerà allontanarlo e riporlo nella propria vasca, iniziando a nutrirlo nuovamente con del cibo proteico in maniera moderata, visti i diversi giorni di digiuno e le energie profuse in tutto questo arco di tempo.

 

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(Fig. 16) Avannotti di betta a pochi giorni di nuoto libero

 

Detto ciò potrebbe sembrare che le cose possano filare lisce, ma non sempre è così. Può benissimo capitare che le uova marciscano ugualmente o che vengano mangiate. Ma non bisogna abbattersi, se si vuole provare questa esperienza, bisogna rimboccarsi nuovamente le maniche e riprovarci.

 

• Alimentazione ed accrescimento degli avannotti dallo stato larvale allo stato sub adulto

Per accrescere i piccoli bisogna essere già pronti prima di pensare ad una riproduzione.
Inizialmente quando si schiudono le uova avremo modo di notare che gli avannotti, allo stato larvale rimangono attaccati al nido e si nutrono del loro sacco vitellino fino al quinto giorno di vita circa. Successivamente dovranno essere nutriti con una mirata ed adeguata alimentazione più volte al giorno.

Esistono vari metodi per poter somministrare del cibo a queste larve di betta nei primi giorni di vita. La loro primissima alimentazione è basata su microrganismi. Già in fase di riproduzione, la presenza di una foglia di catappa all’interno della vaschetta, favorisce lo sviluppo di questi microrganismi e la stessa situazione si avrà inserendo, qualche giorno dopo la schiusa, un po’ di mangime che andrà a depositarsi sul fondo e che tenderà a deteriorandosi.

L’alimentazione a base di microrganismi la si può ottenere dagli infusori che è possibile preparare facilmente in casa con bucce di banane, con foglie di cavolo, con del latte, con delle patate ecc. quelli comunemente più gettonati sono gli infusori di banana. Ma cosa sono gli infusori? Gli infusori non sono altro che batteri, protozoi, ciliati e rotiferi presenti nei corsi d’acqua, negli stagni e nei laghi. Ma sono presenti anche nei nostri acquari, infatti si usa proprio questa acqua per produrre una coltura in casa ed avere questo cibo a disposizione. Senza dilungarsi, nella coltura si forma una nuvoletta biancastra, che è quella che conterrà i microrganismi da somministrare alle nostre larve.

Passata poco più di una settimana potremmo sostituire questi infusori con del cibo vivo. Il cibo vivo più utilizzato sono i naupli di artemia salina, minuscoli crostacei appena nati dalla schiusa delle uova e subito somministrati poiché molto proteici grazie alla presenza del loro sacco vitellino. Non è consigliabile farne uso prolungato in quanto essendo molto proteico, porterebbe il pesce ad una crescita rapida ma non proporzionata. Generalmente oltre all’artemia salina vengono associate altre varietà di cibo vivo di piccolissime dimensioni, quali anguillole dell’aceto, walterworms, bananaworms, microworms, cyclops e dafnia magna (queste ultime due quando gli avannotti saranno più cresciuti), tutte colture facili da reperire e mantenere in casa. Per alternare la dieta, si può utilizzare del buon mangime in polvere di buona qualità, specifico per avannotti, e pochissima quantità di tuorlo d’uovo bollito e fatto asciugare. Il tuorlo d’uovo va somministrato in minime quantità e sciolto dentro una siringa con dell’acqua, poiché molto inquinante. Naturalmente la rimanenza del tuorlo non va gettata, può essere congelata e riutilizzata all’occorrenza.

Non avendo un vero e proprio filtro biologico, ma soltanto un aeratore o filtro ad aria, in tutto questo periodo bisognerà garantire un’acqua pulita. Per i primi 10/14 giorni è preferibile non effettuare cambi per evitare di far subire sbalzi di temperatura ai piccoli che sono in una fase molto delicata, quindi buona parte dell’attenzione deve essere dedicata alla somministrazione del cibo. Passato questo periodo potremo iniziare a fare dei cambi del 10% per poi passare a cambi del 30% ogni 3/4 giorni, preoccupandoci che valori e temperatura dell’acqua siano sempre adeguati.

Man mano passano i giorni noteremo un cambiamento nella crescita dei nostri piccoli betta e non appena raggiungono il centimetro o poco più di lunghezza possiamo integrare l’alimentazione con artemia e/o chironomus congelato, ostracodi e grindal, altro alimento di cui ne vanno molto ghiotti.

Tra il terzo ed il quarto mese gli avannotti mostreranno i loro colori, iniziano da questo momento la fase di crescita da subadulti ed a raggiungere la maturità sessuale, ma arriva, anche per noi, il momento di trovare una sistemazione diversa, dividendo i maschi dalle femmine. I maschi dovranno alloggiare divisi dalle femmine e anche tra di loro, mentre le sole femmine potranno continuare ad essere allevate insieme per un altro periodo. In alcuni casi può capitare che la convivenza tra femmine non crei grossi problemi al di là di qualche episodio, ma in ogni caso spostarle sarà la scelta migliore. Ognuno nel proprio spazio dovrà continuare a ricevere le attenzioni alimentari e i cambi d’acqua, che si consiglia usare ricca di tannini.
Da questo momento in poi sarà vostra preoccupazione decidere cosa fare con tutti questi betta, se regalarli, cederli a qualche negozio o venderli se autorizzati.

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Provenienza, habitat, descrizione e caratteristiche

Betta splendens a 360°

Provenienza, habitat, descrizione e caratteristiche

 

• La provenienza

Il Betta splendens (o comunemente conosciuto con il nome di pesce combattente) è un pesce d’acqua dolce che appartiene alla famiglia degli anabantidi o labirintici, inclusa impropriamente, nei primi anni 2000, nella famiglia degli Osphronemidae e proviene dal Sud-Est asiatico, precisamente dal Cambogia, dal Laos e dalla Thailandia, dove si trovano i migliori allevatori di betta al mondo. Il betta splendens vive principalmente nel fiume Mekong tra la Thailandia e la Cambogia.

• L’habitat naturale

L’habitat del betta è caratterizzata da acque basse, stagnanti o quasi ferme come risaie o paludi, ricche di tannini rilasciati dalle numerose foglie e dai legni che cadono in acqua. In natura, vivono tra una vasta varietà di piante come Cryptocoryne, Ceratophillum demersum, Limnophila, Lemna, Microsorum pteropus, Nayas, Rotala rotundifolia e tante altre ancora. In determinati periodi dell’anno in queste paludi e risaie si formano delle piccole pozze dentro le quali capita che i betta vadano a viverci in quanto ritengono questi spazi ridotti, un luogo sicuro ed indisturbato.

• Descrizione del betta

Del genere betta esistono moltissime varietà e colorazioni, tutto ciò è frutto di numerosi studi e selezioni di cui tratteremo più avanti.
I maschi e le femmine si distinguono nella corporatura, nel maschio è più robusta e presenta una specie di sporgenza sul dorso, mentre la femmina è più corta, ed il ventre è un po’ più gonfio.

Spesso la caratteristica del pinnaggio distingue il sesso, infatti generalmente il maschio presenta un pinnaggio più lungo e più folto rispetto alla femmina (Fig.1). Anche nelle varietà a pinne corte vi sono piccole differenze che evidenziano il dimorfismo sessuale, le pinne ventrali che nel maschio si sviluppano di più in lunghezza e la pinna anale che ha una forma più trapezoidale rispetto a quella più a forma rettangolare nella femmina.

Maschio e femmina possono avere una differenza di lunghezza di circa 3 cm. Il maschio può arrivare a misurare fino ad 8 cm, mentre la femmina fino a circa 5cm. Ma ciò che indiscutibilmente può distinguere i sessi è la presenza di una piccola protuberanza a forma di pallina di colore bianco sotto il ventre della femmina: la papilla genitale o più comunemente conosciuta con il nome di “ovodepositore” (Fig.2).

Come già accennato, oggi, vi sono molte colorazioni date dalle varie selezioni, ma le caratteristiche originali del betta splendens sono pinne corte e colorazioni metalliche, il Betta wild (Fig3).

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 1) Betta maschio (Delta)

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 2) Femmina con ovodepositore in evidenza

 

(Fig. 3) Betta wild con colori metallici – (Foto dal web)

 

• Le caratteristiche

Questa specie di pesce possiede particolari caratteristiche, tratteremo questo argomento suddividendolo in più parti parlando del “pinnaggio”, del “comportamento territoriale” unitamente alla “parata”, del “labirinto”, del “nido di bolle”, e “dell’abbraccio”.

Il pinnaggio
Il betta può avere un pinnaggio corto o lungo, ma in entrambi i casi molto particolare, e indipendentemente dalla tipologia (halfmoon, crowntail, veiltail ecc.), come si nota dall’immagine che segue, possiede tre pinne impari, cioè quella dorsale, quella caudale e quella anale, e due pari, cioè quelle pettorali e quelle ventrali.

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche

(Fig. 4) Caratteristica del pinnaggio

 

–  Il comportamento territoriale e la parata
È un pesce molto territoriale, non ama condividere i propri spazi con nessuno dei suoi simili o con pesci dai colori accesi e pinnaggi evidenti come i guppy in quanto li riconosce come suoi simili. In presenza di un suo simile tira fuori il comportamento aggressivo che c’è in lui, maschio o femmina che sia.

La caratteristica principale di questo comportamento è dato da un atteggiamento difensivo/aggressivo che avviene con l’estensione del pinnaggio e l’apertura degli opercoli, chiamato “parata” (Fig.5). È appunto un atteggiamento che i betta adottano quando qualche “estraneo non gradito” invade il loro territorio, inizialmente si atteggiano estendendo il pinnaggio e aprendo gli opercoli per allontanarlo, ma subito dopo l’atteggiamento si trasforma in una vera e propria aggressione che porta i soggetti a sfidarsi in un combattimento che potrebbe terminare anche con il decesso di uno dei due.

In natura avviene la stessa cosa a differenza che i combattimenti vengono magari ridotti dal fatto che c’è una maggiore possibilità di fuga del sottomesso e molti ripari per poter scampare al peggio, mentre in cattività lo spazio è nettamente ridotto e limitato.
C’è da evidenziare anche un altro comportamento del betta, che riguarda la femmina. Può capitare che qualche volta una femmina di betta assuma atteggiamenti di mascolinità ed in tal caso si comporta come un maschio; fa il nido di bolle, diventa aggressiva allo stesso modo, e tende addirittura ad accoppiarsi con un’altra femmina, naturalmente senza alcun risultato. La sacca ovarica non si riempie di uova ma allo stesso tempo estroflette l’ovodepositore normalmente.

Ciò nonostante bisogna anche tenere in considerazione che non tutti i betta sono caratterialmente uguali, infatti, in cattività soprattutto, vi sono soggetti con carattere dominante, quindi determinati e aggressivi e soggetti più tranquilli ma non del tutto inoffensivi, questi due tipi di carattere si rispecchiano sia nei maschi che nelle femmine, le quali quest’ultime, non sempre riescono a condividere insieme gli stessi spazi in una vasca. Solitamente, i soggetti cresciuti insieme (fratelli e sorelle o vasto allevamento di diversa prole) tendono ad essere più pacifici fra di loro e questo è testimoniato dall’esperienza di numerosi allevatori.

È importante, di tanto in tanto, porre per alcuni minuti davanti al vetro della vasca, uno specchio per far rispecchiare il betta e fargli vedere il riflesso di se stesso. Questa operazione viene effettuata per due motivi. Il primo motivo è che serve a spronarlo, tenerlo attivo e non fargli perdere l’istinto territoriale, il secondo motivo è che in questo modo esercita un’estensione delle pinne che lo aiuta a non atrofizzarle, specie i soggetti a pinnaggio lungo, come i rosetail, i delta, i superdelta, i crowntail ecc.

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 5) Betta Crowntail Mustard in “parata”

 

–  Il labirinto
Per poter parlare del “labirinto”, bisogna dare uno sguardo alla morfologia del corpo del betta, e comprendere a livello anatomico che cosa è, dov’è ubicato, a che cosa serve e perchè si è sviluppato (Fig.6).

Il labirinto non è altro che un organo dell’apparato respiratorio del betta. È situato appena sopra l’esofago, infatti i due apparati sono rigorosamente collegati. Osservando dal vivo il nostro amico, noteremo che spesso risale in superficie per “boccheggiare”. Ebbene si, questa inalazione d’aria, fa si che il pesce assorba ossigeno attraverso l’aria respirata e lo spinga verso il labirinto dal quale viene espulso attraverso le branchie alla successiva “boccheggiata”, mantenendo così il labirinto sempre carico di ossigeno.

 

(Fig. 6) Anatomia del betta (Foto dal web)

 

Ma perché il nostro amico possiede quest’organo che gli altri pesci non hanno? Per rispondere bisogna rivedere il suo habitat naturale.
Come già accennato è un pesce che in natura vive in acque molto basse e in alcuni casi addirittura in piccole pozze ritenute, specie con le alte temperature, al limite dell’ossigenazione. Nel tempo, questi pesci si sono evoluti proprio per poter vivere, a volte, in condizioni estreme senza soffrire, respirando aria atmosferica che, attraverso questo organo aggiuntivo, gli permette di ossigenarsi.

– Il nido di bolle
Ritornando al comportamento, abbiamo già detto che il betta è territoriale e come tante specie di animali tende a marchiare il proprio territorio.

Anche se pur piccolo lo spazio, il maschio del betta tiene a contrassegnare la propria zona con un metodo particolare, cioè costruendo un nido di bolle, miscelando la propria saliva all’aria.
Naturalmente il nido di bolle non rappresenta soltanto la marcatura del territorio ma verrà costruito anche in fase di riproduzione poiché servirà a sostenere le uova riposte dal maschio o da entrambi.

In cattività spesso si dice che la costruzione di un nido di bolle da parte del maschio indica che è in buona salute e l’habitat ricreato è idoneo alle condizioni del pesce.
Nell’immagine che segue (Fig.7), si può notare il nido di bolle costruito da un maschio di betta.

 

(Fig. 7) Nido di bolle

 

– L’abbraccio
Di cosa si tratta? Non è altro che un vero e proprio abbraccio che avviene tra maschio e femmina. È un atteggiamento che si verifica durante l’accoppiamento, in tal caso la femmina si piega su un lato ed il maschio la avvolge curvandosi a forma di “U” su di essa per fecondare le uova che la femmina espellerà durante tale abbraccio (Fig.8).

 

(Fig. 8) L’abbraccio tra maschio e femmina durante l’accoppiamento

 
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Trichopsis Vittata

Trichopsis Vittata

Trichopsis Vittata

Ordine: Anabantidi

Famiglia: Osphronemidae

Dimensioni: 6-7 cm

Distribuzione: Asia, Indocina, bacino inferiore del Mekong (Laos, Cambogia Vietnam, Singapore, Thailandia meridionale)

 

Aspetto:Sono caratterizzati da una colorazione del corpo tendente al grigio con riflessi azzurrini, con la presenza di una macchia nera alla base delle pinne pettorali.

Sono presenti  3 bande laterali più scure, numero più elevato rispetto agli altri Trichopsis (anche se esemplari wild possono presentare livree piuttosto varia).

Le pinne presentano una conformazione differente rispetto agli altri appartenenti della famiglia, con alcuni raggi prolungati nella pinna anale (fino a sembrare filamenti).

Le femmine presentano dimensioni minori rispetto ai maschi, oltre a una differente estensione più piccola dei raggi delle pinne.

È possibile sessare gli esemplari adulti in modo piuttosto semplice, in quanto le ovaie nelle femmine sono ben visibili al di sotto della vescica natatoria.

 

Caratteristiche acquario: Questa specie può essere allevata in coppie o piccoli gruppi, ma la vasca deve avere dimensioni minime 60×30 cm per una coppia ,presentano una certa aggressività specialmentedurante i periodi riproduttivi.

L’allestimento deve essere fittamente piantumato, con nascondigli e ricco di barriere visive e ricco di zone ombreggiate create con galleggianti.

A causa della scarsa illuminazione si possono utilizzare piante come Cryptocorine, piante epifite come Microsorium, muschi di vario tipo (come ad esempio il taxiphillum barbieri) e galleggianti.

È da preferirsi un fondo caratterizzato da colori naturali e scuri; è consigliabile anche aggiungere delle foglie di quercia o catappa per ambrare l’acqua e fornire una fonte di cibo secondaria (grazie alla formazione di microfilm).

La corrente creata dal filtro deve essere scarsa, in quanto prediligono acque poco.

La vasca deve essere provvista di coperchio dato che sono ottimi saldatori e, come per tutti gli anabantidi, per mantenere uno strato di aria umida e calda (riduce la possibilità di infiammazione al labirinto).

Valori per allevamento:

  • Temperatura: 22-28 °C
  • pH: 6 – 6.8
  • KH: 3 – 5
  • GH: 8 – 12
  • NO2: assenti

 

Numero di esemplari: Monospecifico con coppie o piccoli gruppi

Alimentazione: : Trichopsis Vittata accettano cibo granulare, ma gradiscono molto sia cibo vivo di piccole dimensioni (essendo micropredatori), sia congelato come daphnie, artemie e chironomus.

Riproduzione: è una specie ovivipara.

Il maschio procede alla formazione del nido di bolle in superficie.

Dopo la deposizione gli adulti possono essere lasciati all’interno della vasca,

solo il maschio che svolge le cure parentali (controllo del nido e cura delle uova e degli avannotti, fino a che non iniziano a nuotare in autonomia).

Le uova si schiudono in 24-48h, ma gli avannotti rimangono nel nido fino al completo assorbimento del sacco vitellino.

Successivamente gli avannotti devono essere alimentati con cibo di piccole dimensioni, come infusori e successivamente con napuli di artemia.

Adattabilità in acquario 90%
Difficoltà di allevamento 30%
Riproduzione in acquario 50%
Trichopsis schalleri

Trichopsis schalleri

Trichopsis schalleri

Ordine: Anabantidi

Famiglia: Osphronemidae

Dimensioni: 4-5 cm

Distribuzione: Asia, bacino del Mekong, Laos, Cambogia e Vietnam

 

Aspetto: Sono caratterizzati da una colorazione del corpo biancastra, con la presenza di una striscia scura sul corpo.

Al di sopra possiamo trovare una seconda striscia più chiara, che risulta più o meno visibile in base all’umore/stress del pesce; questo tratto differisce dalla livrea del Trichopsis pumila, in quanto in quest’ultimo la strisci non risulta continua, ma composto da macchiette sempre presenti.

Le pinne presentano una colorazione tendente al ramato, con presenza di zone azzurrine.

Le femmine presentano dimensioni minori rispetto ai maschi, oltre a una differente estensione [più piccole] dei raggi delle pinne.

È possibile sessare gli esemplari adulti in modo piuttosto semplice, in quanto le ovaie nelle femmine sono ben visibili al di sotto della vescica natatoria.

 

Caratteristiche acquario: In genere si tende ad allevare questa specie in coppie o piccoli gruppi di 3-4 esemplari in una vasca con dimensioni minime 60×30 cm (presentano una certa aggressività durante i periodi riproduttivi), meglio evitare le vasche cubiche.

È da preferire una vasca monospecifica per poter osservare i comportamenti caratteristici o in compagnia di pesci pacifici.

L’allestimento deve essere fittamente piantumato, con nascondigli e ricco di barriere visive e ricco di zone ombreggiate create con galleggianti.

A causa della scarsa illuminazione si possono utilizzare piante come Cryptocorine, piante epifite come Microsorium, muschi di vario tipo (come ad esempio il taxiphillum barbieri) e galleggianti. È da preferirsi un fondo caratterizzato da colori naturali e scuri; è consigliabile anche aggiungere delle foglie di quercia o catappa per ambrare l’acqua e fornire una fonte di cibo secondaria (grazie alla formazione di microfilm).

La corrente creata dal filtro deve essere scarsa, in quanto prediligono acque poco. La vasca deve essere provvista di coperchio dato che sono ottimi saldatori e, come per tutti gli anabantidi, per mantenere uno strato di aria umida e calda [riduce la possibilità di infiammazione al labirinto].

Valori per allevamento:

  • Temperatura: 22-28 °C
  • pH: 6 – 6.8
  • KH: 3 – 5
  • GH: 8 – 12
  • NO2: assenti

 

Numero di esemplari: Monospecifico con coppie/trii

Alimentazione: : accettano cibo granulare, ma gradiscono molto sia cibo vivo di piccole dimensioni (essendo micropredatori), sia congelato come daphnie, artemie e chironomus.

Riproduzione: è una specie ovivipara.

Il maschio procede alla formazione del nido di bolle che a differenza degli altri anabantidi in genere il nido viene costruito sotto le foglie/in nascondigli, non in superficie).

Dopo la deposizione gli adulti possono essere lasciati all’interno della vasca, ma è solo il maschio che svolge le cure parentali (controllo del nido e cura delle uova e degli avannotti, fino a che non iniziano a nuotare in autonomia).

Le uova si schiudono in 24-48h, ma gli avannotti rimangono nel nido fino al completo assorbimento del sacco vitellino.

Successivamente gli avannotti devono essere alimentati con cibo di piccole dimensioni, come infusori e successivamente con napuli di artemia.

Curiosità:  Trichopsis schalleri è l’unica della sua famiglia a produrre suoni udibili, differenti in base al tipo di interazione tra gli esemplari

Adattabilità in acquario 90%
Difficoltà di allevamento 30%
Riproduzione in acquario 50%