Genetica – Betta show – mutazione del colore

Betta splendens a 360°

Genetica – Betta show – mutazione del colore

 

• La genetica in generale delle forme e del colore

Poiché questo articolo è dedicato all’allevamento domestico, in questo capitolo, non andremo a immergerci nel complesso e vasto mondo della genetica del betta. Essendo un argomento molto lungo che meriterebbe un articolo solo ed esclusivamente dedicato a se stesso, ci limiteremo a trattare semplicemente ed in maniera generica, la genetica di questo pesce, nella forma delle pinne e nel colore.

L’origine della genetica di questi betta che ci ritroviamo oggi, deriva appunto dai diversi incroci tra betta Splendens, betta Imbellis, betta Smaragdina e betta Mahachai.

Come argomentato nel capitolo della storia, il betta che noi alleviamo oggi nelle nostre vasche, ha poco a che fare con il “betta wild”, ovvero quello d’origine. Infatti nella maggior parte dei casi, negli acquari di casa ci ritroviamo questi maestosi pesci che si pavoneggiano nuotando per la vasca, dai colori uniformi o multicolori e dalle forme più particolari con lunghe pinne. Tutte queste varietà non sono altro che frutti di numerosi incroci e continue selezioni. Le varietà dei betta, che sono tantissime, sono caratterizzate dalla forma e dal colore. Senza dilungarci riassumiamo in poche parole queste forme.
Le forme di questi pesci possono essere simmetriche e asimmetriche e a loro volta si suddividono in pinne integre, sfrangiate, lunghe, corte, coda singola, coda multipla.

Andiamo per grado e cerchiamo di individuare le varietà.
Si definiscono con forma simmetrica i betta che possiedono le tre pinne impari (vedi argomento “pinnaggio” del II^ capitolo), cioè la caudale, la dorsale e l’anale della stessa lunghezza la cui congiunzione realizza una forma continua e perfetta.

Si definiscono con forma asimmetrica i betta le cui pinne impari non rispettano la stessa lunghezza e sono di differente lunghezza anche tra di loro.
Appartengono alla categoria con le pinne sfrangiate quei betta che presentano un pinnaggio frastagliato, irregolare e i cui raggi erompono dalla membrana delle pinne. A questa categoria appartengono soltanto tre varietà, i Crowntail, i Combtail e gli Halfsun, questi ultimi due derivano da incroci diversi.

Alla categoria delle pinne integre appartengono tutto il resto dei betta le cui code hanno un pinnaggio con raggi continui e proporzionati alla membrana delle pinne.

Per betta a pinne lunghe sono catalogati i betta, crowntail compreso, che possiedono le pinne impari più lunghe rispetto ad un tradizionale betta wild, meglio conosciuto come “selvatico”.

Per betta a pinne corte sono catalogati i betta che possiedono il pinnaggio simile al pinnaggio del betta wild.

Sono definiti betta a coda singola, i betta che possiedono la pinna caudale integra e continua.

Sono definiti betta a doppia coda, i betta che possiedono la pinna caudale divisa in due parti.

Oltre queste categorie ve ne sono altre che sono caratterizzate da alcune particolarità. Il Big Ear che presenta le pinne pettorali molto più grandi rispetto ad altre varietà e gli Alien con pinne ventrali sfrangiate come quelle dei Crowntail e il resto del pinnaggio integro. Altre due forme non molto conosciute sono il betta Ranchu che è caratterizzato dalla testa sproporzionata e assume le sembianze di un Oranda Testa di leone ed il betta Giant che è un betta sproporzionato nelle dimensioni dell’intero corpo rispetto ad un normale betta.

Quindi, riassumendo le principali e più conosciute varietà di forme, possiamo elencare i seguenti betta:
Veiltail, Halfmoon (Deltatail, Superdelta, Ultradelta, Rosetail, Feathertail), Doubletail, Spadetail, Roundtail, Plakat (Plakattradizionali, Halfmoon Plakate, Crowntail Plakat), Crowntail, Combtail e Halfsun.

 

NOME ABBREVIAZIONE DESCRIZIONE
Veltail VT Betta con pinne a velo. Possiede pinne lunghe asimmetriche e integre con le impari diverse tra di loro.
Halfmoon HM Betta a pinne lunghe con coda circolare ed apertura a 180°. Un HM perfetto ha pinne simmetriche e integre.
Halfmoon Deltatail D Betta a pinne lunghe asimmetriche e integre con le impari diverse tra di loro. Molto simile al VT con caudale più piccola.
Halfmoon Super Delta SD Betta a pinne lunghe asimmetriche e integre con caudale avente apertura compresa tra i 90° e 160°.
Halfmoon Ultra Delta UD Betta a pinne lunghe asimmetriche e integre con apertura superiore ai 160°.
Halfmoon Rosetail HMRT Variante di HM con pinnaggio asimmetrico integro. Eccessiva ramificazione dei raggi delle pinne. Dorsali e ventrali risultano più corte.
Halfmoon Fearthertail FT Variante di HMRT con pinnaggio asimmetrico integro. Come il HMRT presenta eccessiva ramificazione dei raggi delle pinne.
Doubletail DT Betta con doppia coda e forma simmetrica e integra. Questa variante comprende diverse varietà: HM, VT, PK ecc.
Spadetail ST Betta con caudale a punta. Possiede pinne asimmetriche e integre con le impari diverse tra di loro.
Roundtail RT Betta con pinne asimmetriche e integre. La pinna caudale ha una  forma rotondeggiante.
Plakat

Plakat Tradizionali

PK

TP

Betta a pinne corte asimmetriche e integre. Molto vicino alle forme originarie dei betta selvatici. Maschi e femmine possono sembrare uguali, ma tuttavia il dimorfismo sessuale è evidenziato nei maschi che hanno le ventrali allungate, la caudale arrotondata e l’anale appuntita.
Halfmoon Plakat HMPK Betta a pinne corte asimmetriche e integre. Presentano la caudale ampia che si estende con un’apertura di 180°. Variante di Plakat da selezione.
Crowntail Plakat CTPK Betta a pinne corte asimmetriche e irregolari, meglio definite sfrangiate. Presentano le pinne con i raggi sporgenti dalla membrana, tipica caratteristica dei classici betta Crowntail.
Crowntail CT Betta con coda a forma di corona. Possiede pinne lunghe simmetriche e sfrangiate. L’apertura della caudale di estende fino a 180°. Le diverse varianti quali incroci tra DT, PK, VT ecc. possono presentare una forma diversa della corona, contenendo i doppi raggi rispetto alla semplice forma.

Le varianti del crowntail: Single ray, Double Ray, Double Double Ray, Cross Ray, Y Ray e KingCrown.

Combtail   Betta con coda a forma di pettine. Ha pinne lunghe simmetriche e sfrangiate. Trattasi di betta ibrido, cioè incroci tra CT e betta a pinne lunghe ed integre quali VT.
Halfsun HS Betta a pinne lunghe simmetriche sfrangiate. Presenta una caudale con una leggera rientranza della membrana e conseguente sporgenza dei raggi. Trattasi di betta ibrido, cioè incroci tra CT e HM.

 

Riguardo le varietà del colore, l’argomento è molto più complesso. Vediamo le nozioni basilari per capire come si combinano i colori.
Apriamo l’argomento dicendo che le colorazioni dei betta sono suddivisi in tre categorie: Solid, Bicolor e Multicolor.

Solid: Si definiscono solid, tutti i betta che presentano una colorazione unica sia nel corpo che nelle pinne.

Le varietà di colori Solid sono: Black, Blue, Cellophane, Copper, Orange, Red, Royal blue, Steel blue, Tourquoise, White opaque, Yellow.

Bicolor: Si definiscono bicolor tutti i betta che presentano due colori profusi nel corpo e o nelle pinne.

Le varietà di colori Bicolor sono: Butterfly, Cambodian, Chocolate, Dalmatian, Dragon, Grizzle, Lavander, Marble, Mask, Mustard gas, Piebald, Pineapple, Salamander/Dumbo.

Multicolor: Si definiscono multicolor tutti i betta che presentano più di due colori nel corpo e o nelle pinne.

Le varietà di colori Multicolor sono: Koi e Fancy.

Per definire la colorazione dei pesci vi sono due tipi di cellule che agiscono sul corpo, i pigmenti che mostrano determinati colori, e gli iridocìti  che grazie ad uno strato di cristalli che riflettono la luce, danno vita a dei colori iridescenti. Questo meccanismo fa si che si formino sul corpo del betta degli strati di colorazioni che risaltano di più o di meno a seconda dei geni ereditati. Stiamo parlando quindi di una teoria specifica degli strati dei colori che, fondamentalmente, sono quattro: il giallo, il nero, il rosso ed il blu.

Vediamo cosa succede analizzando uno per uno i colori.

Il giallo non domina su altri colori al di fuori del giallo stesso, ma definisce le colorazioni a sè connesse.
Il nero è il colore che fa parte dello strato più profondo, è costituito da melanina e oltre a definire il colore nero nei betta neri, agisce sulla colorazione più chiara o più scura dei soggetti. Questo strato genera delle mutazioni, il Cambodian dove si perdono i pigmenti scuri sul corpo, il Blond dove vanno a scemare i pigmenti scuri e risaltano quelli di colore giallo, il Melano dove si accentua di molto la melanina dando al pesce il colore di un nero consistente ed infine l’Albino, che è un colore ormai abbandonato dagli allevatori di betta di selezione in quanto portatore di problemi di salute ai betta come sterilità e cecità.
Il rosso è quello strato di colore sovrapposto a quello nero e che definisce il colore primario, l’arancione e il giallo non iridescenti. È un colore che copre il nero, specie sul pinnaggio, pertanto tra i due è il predominante. Da questo strato di colore, possono dipendere gradazioni di rosso più o meno intense. Inoltre dalle mutazioni di questo colore derivano anche le varianti del betta Butterfly.
Il blu iridescente è lo strato di colore più esterno ed è quello che costituisce e definisce il blu, il turchese ed il verde. Le mutazioni che può assumere questo strato di colore sono lo Steel blue, letteralmente tradotto “blu acciaio”.

 

Dicevamo che fondamentalmente i colori sono quattro, ma vi è un quinto e non meno importante colore, il colore metallico.

 

Il colore metallico è un colore iridescente che, ove presente, può sovrapporsi agli altri. Questo colore determina il Metallico, il Dragon e l’Opaco.

Attraverso le mutazioni avvenute con i molteplici incroci effettuati allo scopo selettivo degli esemplari, molti allevatori hanno dato vita a tante varietà di betta alle quali, successivamente, hanno perfezionato e conservato le forme genetiche.

Tra le mutazioni più conosciute abbiamo senz’altro il Marble, una mutazione molto complessa e particolare dove il gioco di colori della livrea dipende molto dagli strati più profondi, vale a dire il nero e il rosso, ma ciò non toglie la possibilità di avere qualche colore iridescente. È una mutazione utilizzata per ottenere diversi colori ed in particolare sostiene la colorazione Butterfly. Come accennato è un colore particolare che può addirittura cambiare da un momento all’altro.

Una mutazione molto conosciuta e applicata nelle selezioni è il colore Opaque che attribuisce i colori opaco, neutro e bianco. Nei casi specifici di betta con assenza di pigmenti neri e rossi e in combinazioni di betta cambodian, questa mutazione da origine ad esemplari del tutto bianchi e puri.

Altre mutazioni sono quelle ottenute dal metallico e dal dragon che attraverso incroci hanno dato alla luce il colore Copper, cioè il ramato.

Combinando dunque diverse miscelazioni di colori contenenti anche strati di colore iridescente, si possono ottenere altre particolari livree bicolori e multicolori come quelle conosciute dei Mustard, dei Salamander, dei Dumbo e dei Lavender.

Di seguito, possiamo osservare delle immagini di alcune diverse varietà di forme e colori di betta splendens:

Veiltail maschio

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Rosetail maschio

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Halfmoon Elefant Ear maschio

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Halfmoon maschio

Halfmoon femmina

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Halfmoon Elefant Ear femmina

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Halfmoon Dumbo maschio

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Halfmoon Mustard maschio

Halfmoon Whyte Cellophane maschio

Halfmoon Deltatail maschio

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Halfmoon Deltatail Copper maschio

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Halfmoon Superdelta Solid Red maschio

Crowntail Solid Red maschio

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Crowntail Double Ray maschio

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Crowntail Mustard maschio

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Cambodian Blue Pastel femmina

Koi maschio

Koi femmina

Dragon femmina

Plakat Orange maschio

Plakat Yellow femmina

Plakat Melano maschio

Plakat Multicolor maschio

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Halfmoon Plakat Bicolor maschio

Halfmoon Plakat Bicolor femmina

Halfmoon Plakat maschio

Halfmoon Plakat femmina

Halfmoon Plakat Multicolor maschio

Halfmoon Plakat Multicolor maschio

Halfmoon Plakat Multicolor femmina

 

• I betta Show

Spesso si sente parlare di betta Show e in molti credono che sia un tipo di betta con altra forma e/o colore, ma non è proprio così. I betta Show non sono altro che betta di qualsiasi specie (HF, CT, PK ecc.) di alta selezione, geneticamente puri senza traccia di geni di altre forme di betta. Sono dei betta idonei alla partecipazione a concorsi e gare di alti livelli valutati da giudici di gara professionisti del settore. In conclusione, qualsiasi betta nato da entrambi i genitori Show può definirsi un betta Show.
È doveroso anche informare il lettore che, a livello economico, un betta Show, quindi di alta selezione, costa molto di più rispetto ad un comune betta commerciale.

 

• La mutazione del colore

Dopo aver trattato un pò di genetica di forme e colori è doveroso anche porre all’attenzione del lettore o dell’allevatore del “betta domestico” che quest’ultimo potrebbe anche cambiare colore inaspettatamente. Naturalmente non tutti gli esemplari sono soggetti a questi mutamenti, ma ciò si potrebbe verificare in betta con più colori come ad esempio nei Marble, che sono soggetti a diversi cambiamenti. Anche nel caso di alcuni Halfmoon Plakat si può verificare questa situazione.

Ma perché questa mutazione del colore nell’arco della vita del betta? In realtà non è stata precisamente stabilita la vera e propria motivazione, tuttavia si potrebbe attribuire a due elementi fondamentali per questa specie di pesce, i valori dell’acqua e la genetica. Ciò non esclude il fatto però, che in alcuni casi anche l’alimentazione faccia la sua parte, un’alimentazione sana e mirata contribuisce ad un buon mantenimento dei colori della livrea.
Nelle immagini che seguono possiamo notare diversi cambiamenti di colore avvenuti su due specie di betta.

Si tratta di un betta Halfmoon Plakat che ha cambiato colore in pochi mesi.

Foto 1 – a due mesi

Foto 2 – a tre mesi e mezzo

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Foto 3 – a cinque mesi

Foto 4 – a sei mesi

Foto 5 – a sei mesi e mezzo

Nelle immagini precedenti abbiamo visto un esempio di betta che ha cambiato colore nel giro di alcuni mesi, molto probabilmente per una questione di genetica. Nelle immagini che seguiranno vedremo invece l’esempio di betta che ha mutato, o perso, il colore della livrea nel giro di pochi giorni. La motivazione di quest’altra mutazione è attribuibile presumibilmente al cambio dei valori dell’acqua.

Si tratta di un betta Crowntail Mustard che ha cambiato colore nello spazio di due settimane dopo lo spostamento dalla vasca di allevamento alla vasca “domestica”, per poi assumere una nuova livrea.

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In ogni caso entrambe le mutazioni, come negli esempi, non influenzano assolutamente la salute dei betta.

 

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Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti

Betta splendens a 360°

Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti

 

• La riproduzione

La riproduzione del betta è molto bella e particolare e merita un’argomentazione dettagliata per poter riuscire in un buon accoppiamento dei soggetti. Vedremo passo passo come guidare sia il lettore che i protagonisti verso la retta via senza imbattersi in spiacevoli ed imbarazzanti situazioni.

Prima di iniziare però facciamoci un esame di coscienza e pensiamo al seguito. Perché? Vediamolo insieme.
La riproduzione di questa specie di pesce non è assolutamente un gioco, non si fa per fare delle dimostrazioni ai propri bambini o per il solo gusto di assistere ad un evento particolare e vedere come si svolge, ricordiamoci che si ha a che fare con degli esseri viventi.

La riproduzione, se tutto procede nel migliore dei modi, ha un seguito abbastanza importante, tanti piccoli da allevare e da curare con un adeguato metodo, quello di un’acquariofilia consapevole.

Quindi prima di avventurarsi e fare questo passo notevole, facciamoci delle domande alle quali dobbiamo saper rispondere:

  • “Ho spazio a sufficienza per allevare i piccoli che quando diventeranno grandi dovranno vivere separatamente?”
  • “Che farò con tutti quei piccoli betta che nasceranno?”
  • “Potrò cederli a qualcuno o a qualche negozio?”.

Se si è sicuri e consapevoli di ciò che si sta per fare, allora è giunto il momento di procedere con la riproduzione.
Tutto sommato non è molto difficile far riprodurre i betta, ma senza i dovuti accorgimenti, questa esperienza può anche verificarsi abbastanza ardua. Dopo un tentativo non andato a buon fine, bisogna aspettare un po’ di tempo prima di riprovare e bisogna ricominciare tutto dall’inizio.

Scegliere la coppia ideale è già una buona partenza. Ma in cosa consiste? Semplice, la coppia ideale sarebbe quella dove il maschio è poco più grande della femmina o a limite di pari grandezza. Infatti generalmente si evita di far accoppiare una femmina più grande del maschio poiché quest’ultimo non riuscirebbe ad “abbracciarla” e fecondare le uova che a loro volta andrebbero perse.

Per iniziare bisogna partire qualche settimana prima per preparare sia il maschio che la femmina all’accoppiamento con un’alimentazione molto proteica, e cioè nutrirli con del vivo e del congelato un po’ di più del previsto, visto che durante la dieta settimanale è previsto altro tipo di cibo e la riproduzione è un atto di impiego energetico.

Ci sono anche altre correnti di pensiero sulla preparazione della coppia, cioè non fare alcun tipo di preparazione poiché i betta vengono nutriti giornalmente esclusivamente con del vivo e del congelato.
In concomitanza con la preparazione alimentare, bisogna tenere d’occhio il ventre della femmina e vedere se gonfio e se la papilla genitale (ovodepositore) è abbastanza sporgente (Fig. 11). Se questi due elementi sono presenti la femmina è pronta ad accoppiarsi, altrimenti meglio non provare poiché l’esito oltre a risultare nullo, può trasformarsi in dramma, in quanto si assisterà solo ad un combattimento. Non ha importanza se il maschio nel frattempo non ha costruito un nido di bolle, lo farà in un secondo momento.

C’è da dire inoltre che la femmina di betta, come anche tante altre specie, piena di uova, possa espellerle. Questo può capitare per una questione ormonale a causa della troppa eccitazione o per evitare una calcificazione delle stesse all’interno del ventre, se la femmina non viene fatta accoppiare nei tempi adeguati.

 

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(Fig. 11) Femmina pronta per l’accoppiamento

Non finisce di certo con l’alimentazione la preparazione all’accoppiamento.

Quello che serve per la fase successiva è una vaschetta con capienza dai 6 litri ai 10 litri che dovrà essere riempita con una colonna d’acqua che non superi i 10/15 cm di altezza, e senza inserire alcun fondo, ne fertile ne inerte, tutto questo per favorire una più scrupolosa cura parentale da parte del maschio, che tratteremo successivamente (Fig. 12).

In realtà la preparazione dell’acqua nella vasca di riproduzione è consigliabile combinarla con un 40% d’acqua d’osmosi, 30% d’acqua di rubinetto (qualora i valori ne consentano l’utilizzo) ed il 30% d’acqua della vasca d’origine. Semmai l’acqua di rubinetto non fosse idonea, si ricostruisce il 70% con osmosi e sali e il 30% della vasca di origine.

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(Fig. 12) Vaschetta di riproduzione con betta in preparazione

All’interno della vaschetta di riproduzione si andrà a posizionare un termoriscaldatore di piccole dimensioni e del wattaggio idoneo ai litri che adopererete, impostato tra i 28° e i 30°, una foglia di catappa di grandezza adeguata che avrà tripla funzione, cioè quella di ambrare l’acqua (condizione non trascurabile), creare microrganismi in acqua utili per l’alimentazione dei piccoli allo stato larvale, e fungere da rifugio alla femmina una volta terminato l’accoppiamento, poiché sarà scacciata dal maschio (si consiglia di evitare assolutamente piante di plastica come rifugi in quanto con i continui e veloci inseguimenti tra i pesci, tendono a danneggiare loro le pinne).

Dentro questa vaschetta dovrà essere posizionato un altro contenitore trasparente dove all’interno inseriremo la femmina che dovrà rimanerci per alcuni giorni (il periodo può variare dai 3 ai 5 giorni), in modo da farli abituare l’uno alla presenza dell’altra.

Inoltre questo contenitore della femmina dovrà possedere delle fessure e non dovrà essere completamente sommerso per permettere alla femmina di salire in superficie (ricordiamoci che i betta respirano aria atmosferica e, sommergendo completamente il contenitore faremmo soffocare il pesce) e per permettere che durante la permanenza possa avvenire lo scambio ormonale fonte di un aumento di stimolo della coppia.

Nell’angolo opposto al lato dove è stato fissato il termoriscaldatore, posizionate un pezzetto di polistirolo, o un bicchiere da caffè di polistirolo, oggetto molto affidabile che servirà anche a schermare la luce, dove il maschio formerà e salderà il nido di bolle che ospiterà le uova.

Va posizionato lontano dal termoriscaldatore per salvaguardare sia le uova che i futuri avannotti da eventuali cadute sullo stesso che li brucerebbe. Sono da evitare piante galleggianti o pezzi di cellofan che comporterebbero disagi al nido di bolle; le piante galleggianti si spostano e possono perdere stabilità danneggiando il nido, mentre i pezzi di cellofan tendono ad inumidirsi e magari a pendere su un lato.
Altri elementi da aggiungere alla vaschetta di riproduzione sono assolutamente il coperchio, per i motivi che abbiamo già trattato precedentemente, ed un filtro ad aria o un semplice aeratore.

Utilizzare un filtro interno o esterno arrecherebbe solo danni a tutto il tempo impiegato per i preparativi e l’accoppiamento. Infatti i filtri potrebbero aspirare le uova che cadono dal nido e in futuro anche le larve di betta in quanto molto piccole.

Si inserirà dunque un filtro ad aria o un aeratore, che hanno la stessa funzione, per ovviare alla mancanza di una corretta filtrazione e vegetazione, movimentare la superficie ed ossigenare quanto più possibile l’acqua.

L’areazione dovrà essere regolata ad una potenza tale da non infastidire la coppia e successivamente il maschio, che accudirà le uova.

Preparata la vaschetta come descritto bisogna inserire i protagonisti di questo scenario. A secondo del carattere andrebbero inseriti i soggetti dentro la vasca. Successivamente, una volta inseriti i betta, ma in ogni modo separati dal contenitore interno, bisognerà continuare ad alimentarli con del vivo o del congelato.

Così a stretto contatto dovranno rimanere per alcuni giorni (c’è anche chi comincia questo processo di conoscenza tra i due esemplari molto prima). Dopo qualche giorno, il maschio avrà creato un nido di bolle (Fig. 13) e molto probabilmente la femmina oltre all’ovodepositore ben in evidenza, presenterà anche delle bande verticali chiare sulla livrea, segno di completa eccitazione, ma non del tutto affidabili, pertanto si potrà liberare nella vaschetta principale, preferibilmente nelle ore serali quando si spengono le luci in modo che durante la notte non si possano vedere ma percepire maggiormente attraverso lo scambio ormonale Quanto detto non è una regola, è soltanto frutto di esperienze tra allevatori (si consiglia di osservare la coppia e di non trattenerli separati più del dovuto perché si rischierebbe la perdita dello stimolo e dell’accoppiamento).

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(Fig. 13) Maschio con nido di bolle

 

 

Liberata la femmina, se tutto procede senza particolari atteggiamenti aggressivi, inizia la fase del corteggiamento, che vede generalmente la femmina avvicinarsi e nuotare attorno al maschio ed il maschio  dare colpi con il muso sul corpo della femmina, a volte si verifica qualche piccolo morso, ma non aggressivo.

 

Dopo questi preliminari la femmina inizia a sostare spesso sotto il nido di bolle poichè invitata dal maschio per l’accoppiamento. Nel momento opportuno la femmina si piega su un lato ed il maschio la avvolge in un abbraccio (Fig.14) con il quale avviene un totale abbandono che porta entrambi verso il fondo. Nel frattempo con questo abbraccio, il maschio comprime leggermente l’addome della femmina favorendo più facilmente l’espulsione delle uova e la fecondazione delle stesse.

 

Il betta splendens domestico a 360°
(Fig. 14) Rappresentazione di un abbraccio tra maschio e femmina

Non è detto che tutto però vada per il verso giusto, quindi in tal caso non c’è da rimanerci male. Possono capitare alcune circostanze in cui uno dei due diventa indifferente, o ancora peggio si mangi le uova. Questi avvenimenti, anche abbastanza frequenti, accadono quando la coppia o un componente della coppia è giovane o perde lo stimolo.

Durante la deposizione delle uova è noto l’atteggiamento del maschio, e molto spesso anche delle femmine, nel raccogliere con la bocca le uova che cadono verso il fondo per poi riporle sotto al nido.

La riproduzione, tra preliminari e accoppiamento, può durare anche delle ore. Successivamente, terminato l’accoppiamento, può capitare che entrambi i genitori inizino insieme a manifestare le cure parentali, ma la maggior parte delle volte, invece, il maschio tenderà a diventare nuovamente aggressivo e scaccerà via la femmina, allontanandola dal nido e dalle uova in quanto la ritiene un potenziale predatore. Iniziano così le cure parentali da parte del maschio, e la femmina dovrà essere tolta e rimessa nella propria vasca, per evitare che venga aggredita pesantemente. La presenza di un riparo, come una foglia di catappa o un contenitore in terracotta, aiutano, appunto, la femmina a nascondersi e a sfuggire da queste aggressioni.

Esistono due metodi che da questo punto in poi si possono adottare per proseguire con la riproduzione, il metodo Thailandese e il metodo Sudamericano. Il primo consiste nel rimuovere anche il maschio dalla vaschetta di riproduzione, mentre il secondo consiste nel lasciare il maschio ad espletare le cure parentali ed occuparsi così delle uova e dei piccoli nei primi giorni di vita finchè non impareranno il nuoto verticale.

In natura, come anche in cattività, le cure parentali del betta costituiscono una gestione totale del nido con la ventilazione delle uova che mischiate ad alcune non fecondate potrebbero marcire, danneggiando anche quelle buone. Per evitare tutto ciò, il maschio mangia le uova marce, ma può benissimo capitare che involontariamente ne mangi anche di buone.

Inoltre queste cure costituiscono anche una difesa contro i predatori che potrebbero attaccare il nido e di conseguenza le uova e/o i piccoli. In cattività, una volta tolta la femmina dalla vasca di riproduzione, questo problema non sussiste perché non vi è alcun predatore e se le uova dovessero cadere dal nido si schiuderebbero ugualmente da sole sul fondo senza che nessuno le riportasse su.

Sostanzialmente questa tecnica Thailandese viene adottata dagli allevatori per avere più schiuse nelle nidiate. Da un certo punto di vista rimuovere il maschio sarebbe un bene per lui, farebbe meno sforzi e ricomincerebbe a mangiare prima del previsto dato che durante le cure è consigliabile lasciarlo a digiuno, ma sarebbe un lavoro in più per l’allevatore che dovrà fare attenzione che le uova vengano ventilate adeguatamente dall’aeratore in modo che non marciscano.

La tecnica Sudamericana ci permette invece di lasciare il maschio dentro la vasca di riproduzione per prendersi cura di tutto, quindi ventilazione del nido, eliminazione delle uova marce e recupero delle uova che si staccano dal nido, ecco perché non bisogna superare i 10/15 cm di altezza della colonna dell’acqua. Il pesce andrà continuamente su e giù a recuperare le uova e successivamente gli avannotti, in questo modo gli faciliteremo il lavoro senza farlo stancare.

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(Fig. 15) Nido di bolle con uova – cure parentali

Il maschio, come un “guardiano”, si posiziona sotto il nido di bolle e inizia ad aerare le uova con dei piccoli movimenti e a recuperarle dal fondo per ancorarle nuovamente sul nido semmai queste dovessero staccarsi. L’importanza di non mettere un fondo nella vaschetta di riproduzione sta proprio nel facilitare al betta, il recupero delle uova, senza correre il rischio che queste si perdano tra il materiale inerte. Per facilitare ulteriormente il lavoro al betta sarebbe opportuno lasciare un’illuminazione tenue durante tutte le notti, in modo tale da consentirgli di focalizzare le uova cadute dal nido e fargliele riportare nuovamente su.

Usando questa tecnica, in tutto il periodo delle cure parentali, è sconsigliato dare da mangiare al maschio in quanto una volta schiuse le uova, potrebbe confondere le larve per cibo vivo e quindi predarle.

Le cure proseguono anche dopo la schiusa delle uova che varia da 1 a 3 giorni. Schiuse le uova, le larve sapranno nuotare solo in modo orizzontale e cadendo verso il fondo non riescono a risalire, ma ciò non è un problema in quanto finchè non sviluppano il labirinto respirano tranquillamente sott’acqua, inoltre il maschio continuerà a fare ciò che ha fatto prima con le uova, cioè le recupererà e le riporterà sotto il nido. Questo processo di cure parentali terminerà quando dopo circa 4 o 5 giorni le larve avranno assorbito il sacco vitellino ed avranno imparato anche il nuoto verticale, il così detto nuoto libero (Fig. 16). A questo punto il betta non riconosce più gli avannotti come figli diventando così potenziale predatore della prole e bisognerà allontanarlo e riporlo nella propria vasca, iniziando a nutrirlo nuovamente con del cibo proteico in maniera moderata, visti i diversi giorni di digiuno e le energie profuse in tutto questo arco di tempo.

 

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(Fig. 16) Avannotti di betta a pochi giorni di nuoto libero

 

Detto ciò potrebbe sembrare che le cose possano filare lisce, ma non sempre è così. Può benissimo capitare che le uova marciscano ugualmente o che vengano mangiate. Ma non bisogna abbattersi, se si vuole provare questa esperienza, bisogna rimboccarsi nuovamente le maniche e riprovarci.

 

• Alimentazione ed accrescimento degli avannotti dallo stato larvale allo stato sub adulto

Per accrescere i piccoli bisogna essere già pronti prima di pensare ad una riproduzione.
Inizialmente quando si schiudono le uova avremo modo di notare che gli avannotti, allo stato larvale rimangono attaccati al nido e si nutrono del loro sacco vitellino fino al quinto giorno di vita circa. Successivamente dovranno essere nutriti con una mirata ed adeguata alimentazione più volte al giorno.

Esistono vari metodi per poter somministrare del cibo a queste larve di betta nei primi giorni di vita. La loro primissima alimentazione è basata su microrganismi. Già in fase di riproduzione, la presenza di una foglia di catappa all’interno della vaschetta, favorisce lo sviluppo di questi microrganismi e la stessa situazione si avrà inserendo, qualche giorno dopo la schiusa, un po’ di mangime che andrà a depositarsi sul fondo e che tenderà a deteriorandosi.

L’alimentazione a base di microrganismi la si può ottenere dagli infusori che è possibile preparare facilmente in casa con bucce di banane, con foglie di cavolo, con del latte, con delle patate ecc. quelli comunemente più gettonati sono gli infusori di banana. Ma cosa sono gli infusori? Gli infusori non sono altro che batteri, protozoi, ciliati e rotiferi presenti nei corsi d’acqua, negli stagni e nei laghi. Ma sono presenti anche nei nostri acquari, infatti si usa proprio questa acqua per produrre una coltura in casa ed avere questo cibo a disposizione. Senza dilungarsi, nella coltura si forma una nuvoletta biancastra, che è quella che conterrà i microrganismi da somministrare alle nostre larve.

Passata poco più di una settimana potremmo sostituire questi infusori con del cibo vivo. Il cibo vivo più utilizzato sono i naupli di artemia salina, minuscoli crostacei appena nati dalla schiusa delle uova e subito somministrati poiché molto proteici grazie alla presenza del loro sacco vitellino. Non è consigliabile farne uso prolungato in quanto essendo molto proteico, porterebbe il pesce ad una crescita rapida ma non proporzionata. Generalmente oltre all’artemia salina vengono associate altre varietà di cibo vivo di piccolissime dimensioni, quali anguillole dell’aceto, walterworms, bananaworms, microworms, cyclops e dafnia magna (queste ultime due quando gli avannotti saranno più cresciuti), tutte colture facili da reperire e mantenere in casa. Per alternare la dieta, si può utilizzare del buon mangime in polvere di buona qualità, specifico per avannotti, e pochissima quantità di tuorlo d’uovo bollito e fatto asciugare. Il tuorlo d’uovo va somministrato in minime quantità e sciolto dentro una siringa con dell’acqua, poiché molto inquinante. Naturalmente la rimanenza del tuorlo non va gettata, può essere congelata e riutilizzata all’occorrenza.

Non avendo un vero e proprio filtro biologico, ma soltanto un aeratore o filtro ad aria, in tutto questo periodo bisognerà garantire un’acqua pulita. Per i primi 10/14 giorni è preferibile non effettuare cambi per evitare di far subire sbalzi di temperatura ai piccoli che sono in una fase molto delicata, quindi buona parte dell’attenzione deve essere dedicata alla somministrazione del cibo. Passato questo periodo potremo iniziare a fare dei cambi del 10% per poi passare a cambi del 30% ogni 3/4 giorni, preoccupandoci che valori e temperatura dell’acqua siano sempre adeguati.

Man mano passano i giorni noteremo un cambiamento nella crescita dei nostri piccoli betta e non appena raggiungono il centimetro o poco più di lunghezza possiamo integrare l’alimentazione con artemia e/o chironomus congelato, ostracodi e grindal, altro alimento di cui ne vanno molto ghiotti.

Tra il terzo ed il quarto mese gli avannotti mostreranno i loro colori, iniziano da questo momento la fase di crescita da subadulti ed a raggiungere la maturità sessuale, ma arriva, anche per noi, il momento di trovare una sistemazione diversa, dividendo i maschi dalle femmine. I maschi dovranno alloggiare divisi dalle femmine e anche tra di loro, mentre le sole femmine potranno continuare ad essere allevate insieme per un altro periodo. In alcuni casi può capitare che la convivenza tra femmine non crei grossi problemi al di là di qualche episodio, ma in ogni caso spostarle sarà la scelta migliore. Ognuno nel proprio spazio dovrà continuare a ricevere le attenzioni alimentari e i cambi d’acqua, che si consiglia usare ricca di tannini.
Da questo momento in poi sarà vostra preoccupazione decidere cosa fare con tutti questi betta, se regalarli, cederli a qualche negozio o venderli se autorizzati.

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Il betta splendens domestico a 360°-Vasca valori acqua e alimentazione

Vasca, litraggio e convivenza , valori acqua e alimentazione

Betta splendens a 360°

Vasca, litraggio e convivenza , valori acqua e alimentazione

 

In questo capitolo tratteremo un po’ l’allevamento, non quello a livello commerciale, ma quello a livello “domestico” o meglio da classici acquariofili.

 

• Vasca, litraggio e convivenze

Spesso quando si approccia all’avvio di una vasca per betta, o una vasca in generale, ci si pone la domanda: di che acquario ho bisogno? La vasca ideale per i betta è caratterizzata da misure che si sviluppano con un’altezza che non superi i 25/30cm, essendo il betta, un pesce che risale continuamente in superficie per ossigenarsi con aria atmosferica, come trattato nel capitolo precedente. Pertanto meglio evitare le vasche con altezze esagerate in quanto il pesce faticherebbe a nuotare su e giù per la vasca.

Riguardo il litraggio della vasca, a mio avviso, non si troverà mai una risposta soddisfacente, rimarrà sempre un mito da sfatare in quanto vi sono opinioni e punti di vista diversi tra gli acquariofili (in questo caso bettofili), nel senso che c’è chi sostiene che bastano 10/15 litri per un esemplare, c’è chi invece sostiene che il litraggio minimo è di almeno 30 litri.

È vero che in natura questi pesci vivono in acque basse o addirittura in pozze d’acqua (ecco perché, a causa di questo ragionamento, nei negozi li troviamo dentro a dei bicchieri o piccoli contenitori), ma stiamo parlando di natura quindi nel loro habitat naturale. Allevandolo, contrariamente, si trova in una vasca dove, per quanto si possa ricreare il loro habitat non è mai la stessa cosa, anche perchè è risaputo che gli acquari più piccoli sono, più difficili possono essere da gestire in quanto soggetti a manutenzione più frequente e a possibili sbalzi di valori che possono influire sulla salute del pesce.

Inoltre in alcune zone dell’Italia, è imposto proprio da una legge comunale un litraggio minimo di 30 litri per la detenzione, precisamente l’articolo 51 del «Regolamento Comunale sulla tutela degli Animali», approvato dal Consiglio del Comune di Roma il 24 ottobre 2005: «Il volume dell’acquario non deve essere inferiore a 2 litri per centimetro della somma delle lunghezze degli animali ospitati ed in ogni caso non deve mai avere una capienza inferiore a 30 litri d’acqua».

Pertanto, in conclusione, senza alcuna intenzione di influenzare nessuno, considerando quanto detto sulla vasca soggetta a frequenti manutenzioni, possibili sbalzi dei valori e mantenendosi sul criterio di acquariofilia consapevole, in quanto il betta in natura può vivere in pozze ma ha anche a disposizione vaste aree (parliamo del Mekong), lo spazio ideale per un solo betta potrebbe andare dai 25 ai 30 litri netti. È consigliato questo litraggio anche perché uno spazio del genere, permette al betta un nuoto abbastanza soddisfacente (specie se a pinne lunghe), altresì non dimentichiamo che è un pesce che tende a controllare il territorio in cui nuota e ciò gli permette di avere una visuale più lunga rispetto ad una ristretta, che lo aiuta ad evitare eventuali e continui stress a causa dell’effetto riflettente del vetro che gli fa pensare alla presenza di un altro pretendente all’interno della vasca. Naturalmente il pensiero non sarà condiviso da tutti ma, come detto in precedenza, l’argomento “litraggio”, rimarrà sempre un tasto dolente in quanto frutto di opinioni diverse, soprattutto mettendosi a confronto con allevatori a livello commerciale.

Il betta è un pesce che ama molto la solitudine, non può condividere la vasca con altri betta, né maschi né femmine. Si può avviare una vasca con sole betta femmine, ma a volte può succedere che neanche tra femmine stesse la convivenza è tranquilla, questo perchè spesso tra le femmine si trova quella dominante che tende ad inseguire e scacciare le altre, mordendole. Tuttavia basterà fare attenzione a questi comportamenti e spostare eventualmente queste betta più aggressive in altro loco.

In base al litraggio, i nostri amati betta possono comunque condividere la propria “casa” con altri inquilini. Vi sono, purtroppo, dei paletti sulle scelte, a causa di compatibilità, corporature, pinnaggi ecc. infatti come compagni ideali spesso vengono affiancati, oltre a tutti i gasteropodi, le caridine multidentate, o meglio conosciute come japoniche (si consiglia la convivenza solo con questa specie poiché, le altre caridine, essendo più piccole, come spesso accade, potrebbero essere predate), e determinate specie di pesci, come titteya, pentazona, rasbore, boraras, danio e pangio.

Parlando di convivenza con altri pesci e rimanendo sul concetto espresso precedentemente sul litraggio, andremo ad aumentare lo spazio sui 40/60 litri netti, considerando il fatto che questi compagni di vasca devono essere inseriti almeno in gruppi di sei/otto esemplari e, preferibilmente, prima del betta.

 

• Valori ottimali dell’acqua, temperatura e habitat in cattività

La preparazione e l’avvio di una vasca per un betta, ma per qualsiasi altre specie, è sempre una delle cose fondamentali, in quanto da qui escono fuori i successivi risultati.

Preparare un layout dedicato ad un betta può sembrare molto impegnativo, ma sostanzialmente è facile e divertente, soprattutto nel fantasticare posizionando gli arredi e le piante.
Andiamo per ordine e argomentiamo tutto ciò che è necessario per preparare ed avviare la vasca per il nostro betta splendens.
Intanto dobbiamo sapere di quali valori dell’acqua necessita.
Il betta in natura vive in acque tenere ed acide, pertanto è importante ricreare i valori ideali in vasca per non sottoporre il pesce a sbalzi particolari, date le innumerevoli riproduzioni a scopo di selezioni che oramai hanno indebolito in loro il sistema immunitario.

I valori ideali sono compresi nei seguenti range:
PH = da 6 a 7 (consigliato 6.5/6.8)
GH = da 5 a 9 (consigliato 6/7)
KH = da 3 a 7 (consigliato 3/4)
No2 = 0
No3 = ˂20

La migliore acqua in assoluto da utilizzare nella vasca che ospiterà un betta è, senza alcun dubbio, l’acqua d’osmosi ricostruita con gli appositi sali. È un’acqua pura con tutti i valori azzerati che potranno essere adattati in base all’esigenza. Un metodo che può essere adottato per non fare uso dei sali ed ottenere risultati desiderati, è quello di equilibrare i valori dell’acqua tagliando una percentuale d’acqua di rubinetto con acqua d’osmosi. Altre volte invece, anche se sconsigliata, viene utilizzata solamente acqua di rubinetto, quest’ultima può essere utilizzata esclusivamente se i valori rientrano nel range di quelli idonei per la vasca di un betta e senza la presenza di silicati. In entrambi i casi menzionati dove si usa acqua di rubinetto, è molto importante farla decantare dentro una tanica per almeno ventiquattro ore per far depositare i metalli pesanti sul fondo, senza travasare in vasca gli ultimi 3/4cm d’acqua al momento dei cambi.

Naturalmente nei cambi d’acqua e/o nei rabbocchi, quest’ultimi fatti esclusivamente con acqua d’osmosi, bisogna sempre fare attenzione che l’acqua utilizzata, soprattutto in inverno, sia alla stessa temperatura di quella all’interno della vasca, per evitare sbalzi di temperatura e arrecare problemi di salute al betta. La causa principale degli sbalzi di temperatura sono shock termico, stress e ictyo (malattia dei puntini bianchi).

La temperatura ideale che bisognerebbe mantenere in vasca si aggira tra i 25°e i 27°, mentre generalmente viene aumentata tra 29° e 30° quando si desidera riprodurli.

Come già abbiamo accennato, l’argomento del litraggio per un esemplare di betta rimarrà, probabilmente, una questione di corrente di pensiero, ma in ogni caso bisogna dare un comfort adeguato al pesce che andremo ad ospitare all’interno della vasca, in quanto in natura è una cosa, in cattività è tutt’altro e dovremo essere noi a fornire tutto il necessario per creare un habitat naturale e farlo vivere bene.

La tipologia della vasca è caratterizzata da fattori importanti, tra cui la presenza di molte piante e l’acqua ambrata dal rilascio dei tannini da parte di legni, foglie di catappa, castagno, quercia o di pignette d’ontano.
Osservando nel dettaglio l’immagine che seguirà (Fig. 9), argomenteremo un corretto sistema per creare un habitat confortevole.

 

Il betta splendens domestico a 360°-Vasca, valori acqua e alimentazione
(Fig. 9) Vasca per betta

 

Iniziamo analizzando la vasca nell’immagine precedente, partendo dal fondo fino ad arrivare all’illuminazione.
Scegliamo un fondo scuro, nero o marrone, ghiaia inerte o lapillo vulcanico, evitando quelli chiari in quanto rifletterebbero maggiormente la luce. Arricchiamo la superficie del fondo, con dei legni che non abbiano ramificazioni appuntite e delle pietre che non siano spigolose (le Dragon Stone o simili vanno bene) e se vogliamo, creiamo anche qualche nascondiglio con delle pietre ben accatastate e ferme tra di loro o per andare sul sicuro ne possiamo costruire qualcuno con il guscio di una noce di cocco (vedi https://www.acquariofili.com/riparo-con-noce-di-cocco/ )

Vi sono delle cose importantissime da tenere in considerazione per la vasca di un betta e una di queste è sicuramente la presenza di una folta vegetazione che ossigeni l’acqua. Le piante sono molto gradite ai betta in quanto amano anche nuotare fra la vegetazione la quale offre e simula “protezione” durante il controllo del territorio da parte dell’esemplare.

Le numerose piante che possono essere posizionate all’interno di questo specifico acquario sono delle piante comuni in quasi tutti gli acquari, sono di facile gestione e a crescita rapida e lenta. Inoltre sono presenti anche nell’habitat naturale di questo pesce, stiamo parlando di varie specie di Cryptocoryne, la Ceratophillum demersum, la Microsorum pteropus, la Nayas guadalupensis e tantissime altre varietà di piante.

Naturalmente non è obbligatorio rimanere fedeli al biotopo, pertanto è concesso inserire altre varietà molto conosciute come Vallisneria spiralis, Anubias, Bacopa, del muschio ed altre non molto difficili da gestire, considerando che l’acqua dovrà assumere una colorazione ambrata, inserendo foglie di catappa o pignette d’ontano che rilasciano tannini molto utili per il pinnaggio, chiaramente non come un vero e proprio black water. È di fondamentale importanza mantenere foglie di catappa, quercia, castagno o pignette all’interno della vasca per il benessere di questi pesci, soprattutto se a pinne lunghe, le quali sono più soggette a corrodersi e sfrangiarsi. La superficie dell’acqua dovrà ospitare piante galleggianti, ed anche qua vi è l’imbarazzo della scelta tra Lymnobium, Phyllantus fluitans, Lemna minor, Lemna major, Azolla, Pistia stratiotes, Riccia fluitans, Salvinia natans, ecc. ecc.

Il nostro acquario per betta necessita obbligatoriamente di un coperchio che può essere costruito in vetro (sconsigliato perché pesante e pericoloso in quanto soggetto a facile rottura) o in plexiglas leggero e trasparente. Perché è d’obbligo il coperchio? Il coperchio dev’essere presente per due motivi fondamentali.

Il primo perché i betta sono abilissimi saltatori e quindi rischieremmo di ritrovare il nostro esemplare sul pavimento o se nel caso di una bettiera, in un altro scomparto e, secondo motivo, perché essendo un pesce che respira aria atmosferica, respirando aria con temperature più basse infiammerebbe l’organo che lo contraddistingue dagli altri pesci, il labirinto. In questo modo, il pesce respira l’aria racchiusa tra la superfice dell’acqua ed il coperchio, con le stesse condizioni di temperatura presenti in vasca, evitando sbalzi che arrecherebbero danni all’apparato respiratorio.

In base alla grandezza della vasca, all’ambratura dell’acqua e alla presenza di piante galleggianti stabiliremo la potenza dell’illuminazione che dovremmo adeguare per non dar fastidio al betta, quindi che accontenti le esigenze delle piante e del pesce stesso.

Munitevi di un buon termoriscaldatore adatto alla vasca, considerando la potenza di 1watt/litro, ma meglio se leggermente superiore. Anche in estate non scollegatelo mai perché è inutile, tanto all’interno dei riscaldatori è presente un termostato che funge da interruttore che fa partire o arrestare il funzionamento della resistenza a seconda della temperatura dell’acqua e alla temperatura impostata.

Infine, ma non per importanza, è necessario un filtro che gestisca il sistema biologico. Quello più idoneo sarebbe il filtro esterno in modo da garantire, oltre ad un filtraggio migliore, più spazio di nuoto ed una piccola quantità d’acqua in più, ma in base alle proprie esigenze possono essere utilizzati anche filtri interni e/o a zainetto, quest’ultimi alcune volte poco consigliati perché non sono abbastanza capienti per inserire del materiale biologico e a volte anche rumorosi.

Altro esempio di acquario per betta, ricreato con le stesse condizioni sono classiche vasche con litraggio maggiore ma divise in più scomparti, le cosiddette bettiere (Fig. 10), usate spesso da alcuni allevatori.

 

Il betta splendens domestico a 360°-Vasca valori acqua e alimentazione
(Fig. 10) Esempio di bettiera a 4 posti

 

Alimentazione

Per quanto concerne l’alimentazione del betta bisogna mettere subito in chiaro che il betta è un pesce prevalentemente carnivoro.
È consigliabile, quanto importante, stilare una dieta settimanale per questi pesci e cercare di rispettarla, inserendo del cibo proteico nella maggior parte dei giorni, alternando dei giorni con del buon mangime granulare che affondi (evitare assolutamente l’uso di fiocchi), delle verdure sbollentate quali, chicchi di piselli (sbucciati), spinaci, broccoli, carote e rondelle di zucchina, tutti ottimi cibi integratori per la parte cartilaginea delle pinne, e un giorno di digiuno per alleggerire l’organismo del pesce da tutto il cibo proteico.

Non c’è dubbio che il cibo vivo come le larve di zanzara (facilmente allevabili in una bacinella colma d’acqua esposta all’aperto), i cyclops, le dafnie, ed il grindal (piccoli vermi filiformi, anche questi, allevabili in casa attraverso una coltura) è il migliore in assoluto.

I tubifex (piccoli anellidi allevabili anch’essi in casa attraverso una coltura) e le larve di zanzara sono più soggetti al trasporto di agenti patogeni). Ma non sempre il cibo vivo può essere disponibile, in alternativa esistono altri tipi di cibo che lo possono sostituire. Il cibo congelato è la soluzione migliore e quella più adottata da tutti, tra questi cibi vi è il chironomus rosso, molto gradito e del quale sono particolarmente ghiotti, l’artemia salina (della quale non bisognerebbe approfittarne poiché oltre ad essere molto proteica è un tipo di cibo che il betta, ma anche tutti gli altri pesci d’acqua dolce, non potrebbe mangiare mai in natura poiché si tratta di un piccolo crostaceo proveniente da acqua salata), la dafnia e i tubifex.

Oltre a questi tipi di cibo vi sono anche delle bustine contenenti sempre cibo a base di insetti e crostacei come chironomus, dafnie e artemia, amalgamato ad una gelatina, che si rivela come una discreta alternativa al congelato. La somministrazione va effettuata con parsimonia poiché la gelatina può essere inquinante.

Inoltre in commercio questi cibi che stiamo menzionando si possono trovare anche liofilizzati, cioè essiccati, da reidratare con dell’acqua e da somministrare. A dire il vero anche se non reidratati i betta li accettano ugualmente, ma è sconsigliato (per lo stesso motivo che è sconsigliato il mangime a fiocchi) poiché contengono aria che verrà rilasciata successivamente all’interno dell’apparato digestivo, e che potrebbe provocare un’infiammazione alla vescica natatoria.

Ovviamente tra i cibi rinomati che si danno ai betta vi sono anche le anguillole dell’aceto, i naupli d’artemia, i walterworms, i microworms, i bananaworms, tutti allevabili in casa attraverso colture dedicate. Questi ultimi però sono troppo piccoli e non sempre vengono notati dal betta quando somministrati in vasca, pertanto è più consigliato utilizzarli per gli avannotti, non solo di betta ma anche di altre specie.

Un esempio di dieta equilibrata, ma del resto del tutto soggettiva, potrebbe essere la seguente:
Lunedì = Vivo (larve, dafnie, grindal, tubifex, cyclops o artemia adulta, a scelta) in alternativa liofilizzato;
Martedì = Congelato (chironomus, artemia, dafnie, a scelta) in alternativa vivo;
Mercoledì = Vivo (larve, dafnie, grindal, tubifex, cyclops o artemia adulta, a scelta) in alternativa congelato;
Giovedì = Liofilizzato ben idratato (chironomus, artemia, dafnie, a scelta) in alternativa congelato o vivo;
Venerdì = Mangime in granuli affondanti di buona qualità (si raccomandano due tipi di secco per alternare);
Sabato = Verdure sbollentate (piselli, spinaci, broccoli, carote, rondelle di zucchina, a scelta);
Domenica = Digiuno.

Può essere assolutamente normale che il betta, inizialmente, per un motivo di adattamento alla nuova vasca o a causa di abitudini diverse, rifiuti il cibo che si andrà a somministrare, ma tutto ciò si verificherà per qualche giorno e, senza troppi allarmismi, bisognerà semplicemente insistere, così, abituandosi alla nuova alimentazione il pesce inizierà a mangiare regolarmente.
Bisogna ricordare che la somministrazione del cibo al betta va effettuata sempre con moderazione poiché il troppo cibo può facilmente causargli costipazioni con conseguenti ed irreparabili blocchi intestinali, dei quali sono spesso sofferenti.

 

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Provenienza, habitat, descrizione e caratteristiche

Betta splendens a 360°

Provenienza, habitat, descrizione e caratteristiche

 

• La provenienza

Il Betta splendens (o comunemente conosciuto con il nome di pesce combattente) è un pesce d’acqua dolce che appartiene alla famiglia degli anabantidi o labirintici, inclusa impropriamente, nei primi anni 2000, nella famiglia degli Osphronemidae e proviene dal Sud-Est asiatico, precisamente dal Cambogia, dal Laos e dalla Thailandia, dove si trovano i migliori allevatori di betta al mondo. Il betta splendens vive principalmente nel fiume Mekong tra la Thailandia e la Cambogia.

• L’habitat naturale

L’habitat del betta è caratterizzata da acque basse, stagnanti o quasi ferme come risaie o paludi, ricche di tannini rilasciati dalle numerose foglie e dai legni che cadono in acqua. In natura, vivono tra una vasta varietà di piante come Cryptocoryne, Ceratophillum demersum, Limnophila, Lemna, Microsorum pteropus, Nayas, Rotala rotundifolia e tante altre ancora. In determinati periodi dell’anno in queste paludi e risaie si formano delle piccole pozze dentro le quali capita che i betta vadano a viverci in quanto ritengono questi spazi ridotti, un luogo sicuro ed indisturbato.

• Descrizione del betta

Del genere betta esistono moltissime varietà e colorazioni, tutto ciò è frutto di numerosi studi e selezioni di cui tratteremo più avanti.
I maschi e le femmine si distinguono nella corporatura, nel maschio è più robusta e presenta una specie di sporgenza sul dorso, mentre la femmina è più corta, ed il ventre è un po’ più gonfio.

Spesso la caratteristica del pinnaggio distingue il sesso, infatti generalmente il maschio presenta un pinnaggio più lungo e più folto rispetto alla femmina (Fig.1). Anche nelle varietà a pinne corte vi sono piccole differenze che evidenziano il dimorfismo sessuale, le pinne ventrali che nel maschio si sviluppano di più in lunghezza e la pinna anale che ha una forma più trapezoidale rispetto a quella più a forma rettangolare nella femmina.

Maschio e femmina possono avere una differenza di lunghezza di circa 3 cm. Il maschio può arrivare a misurare fino ad 8 cm, mentre la femmina fino a circa 5cm. Ma ciò che indiscutibilmente può distinguere i sessi è la presenza di una piccola protuberanza a forma di pallina di colore bianco sotto il ventre della femmina: la papilla genitale o più comunemente conosciuta con il nome di “ovodepositore” (Fig.2).

Come già accennato, oggi, vi sono molte colorazioni date dalle varie selezioni, ma le caratteristiche originali del betta splendens sono pinne corte e colorazioni metalliche, il Betta wild (Fig3).

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 1) Betta maschio (Delta)

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 2) Femmina con ovodepositore in evidenza

 

(Fig. 3) Betta wild con colori metallici – (Foto dal web)

 

• Le caratteristiche

Questa specie di pesce possiede particolari caratteristiche, tratteremo questo argomento suddividendolo in più parti parlando del “pinnaggio”, del “comportamento territoriale” unitamente alla “parata”, del “labirinto”, del “nido di bolle”, e “dell’abbraccio”.

Il pinnaggio
Il betta può avere un pinnaggio corto o lungo, ma in entrambi i casi molto particolare, e indipendentemente dalla tipologia (halfmoon, crowntail, veiltail ecc.), come si nota dall’immagine che segue, possiede tre pinne impari, cioè quella dorsale, quella caudale e quella anale, e due pari, cioè quelle pettorali e quelle ventrali.

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche

(Fig. 4) Caratteristica del pinnaggio

 

–  Il comportamento territoriale e la parata
È un pesce molto territoriale, non ama condividere i propri spazi con nessuno dei suoi simili o con pesci dai colori accesi e pinnaggi evidenti come i guppy in quanto li riconosce come suoi simili. In presenza di un suo simile tira fuori il comportamento aggressivo che c’è in lui, maschio o femmina che sia.

La caratteristica principale di questo comportamento è dato da un atteggiamento difensivo/aggressivo che avviene con l’estensione del pinnaggio e l’apertura degli opercoli, chiamato “parata” (Fig.5). È appunto un atteggiamento che i betta adottano quando qualche “estraneo non gradito” invade il loro territorio, inizialmente si atteggiano estendendo il pinnaggio e aprendo gli opercoli per allontanarlo, ma subito dopo l’atteggiamento si trasforma in una vera e propria aggressione che porta i soggetti a sfidarsi in un combattimento che potrebbe terminare anche con il decesso di uno dei due.

In natura avviene la stessa cosa a differenza che i combattimenti vengono magari ridotti dal fatto che c’è una maggiore possibilità di fuga del sottomesso e molti ripari per poter scampare al peggio, mentre in cattività lo spazio è nettamente ridotto e limitato.
C’è da evidenziare anche un altro comportamento del betta, che riguarda la femmina. Può capitare che qualche volta una femmina di betta assuma atteggiamenti di mascolinità ed in tal caso si comporta come un maschio; fa il nido di bolle, diventa aggressiva allo stesso modo, e tende addirittura ad accoppiarsi con un’altra femmina, naturalmente senza alcun risultato. La sacca ovarica non si riempie di uova ma allo stesso tempo estroflette l’ovodepositore normalmente.

Ciò nonostante bisogna anche tenere in considerazione che non tutti i betta sono caratterialmente uguali, infatti, in cattività soprattutto, vi sono soggetti con carattere dominante, quindi determinati e aggressivi e soggetti più tranquilli ma non del tutto inoffensivi, questi due tipi di carattere si rispecchiano sia nei maschi che nelle femmine, le quali quest’ultime, non sempre riescono a condividere insieme gli stessi spazi in una vasca. Solitamente, i soggetti cresciuti insieme (fratelli e sorelle o vasto allevamento di diversa prole) tendono ad essere più pacifici fra di loro e questo è testimoniato dall’esperienza di numerosi allevatori.

È importante, di tanto in tanto, porre per alcuni minuti davanti al vetro della vasca, uno specchio per far rispecchiare il betta e fargli vedere il riflesso di se stesso. Questa operazione viene effettuata per due motivi. Il primo motivo è che serve a spronarlo, tenerlo attivo e non fargli perdere l’istinto territoriale, il secondo motivo è che in questo modo esercita un’estensione delle pinne che lo aiuta a non atrofizzarle, specie i soggetti a pinnaggio lungo, come i rosetail, i delta, i superdelta, i crowntail ecc.

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 5) Betta Crowntail Mustard in “parata”

 

–  Il labirinto
Per poter parlare del “labirinto”, bisogna dare uno sguardo alla morfologia del corpo del betta, e comprendere a livello anatomico che cosa è, dov’è ubicato, a che cosa serve e perchè si è sviluppato (Fig.6).

Il labirinto non è altro che un organo dell’apparato respiratorio del betta. È situato appena sopra l’esofago, infatti i due apparati sono rigorosamente collegati. Osservando dal vivo il nostro amico, noteremo che spesso risale in superficie per “boccheggiare”. Ebbene si, questa inalazione d’aria, fa si che il pesce assorba ossigeno attraverso l’aria respirata e lo spinga verso il labirinto dal quale viene espulso attraverso le branchie alla successiva “boccheggiata”, mantenendo così il labirinto sempre carico di ossigeno.

 

(Fig. 6) Anatomia del betta (Foto dal web)

 

Ma perché il nostro amico possiede quest’organo che gli altri pesci non hanno? Per rispondere bisogna rivedere il suo habitat naturale.
Come già accennato è un pesce che in natura vive in acque molto basse e in alcuni casi addirittura in piccole pozze ritenute, specie con le alte temperature, al limite dell’ossigenazione. Nel tempo, questi pesci si sono evoluti proprio per poter vivere, a volte, in condizioni estreme senza soffrire, respirando aria atmosferica che, attraverso questo organo aggiuntivo, gli permette di ossigenarsi.

– Il nido di bolle
Ritornando al comportamento, abbiamo già detto che il betta è territoriale e come tante specie di animali tende a marchiare il proprio territorio.

Anche se pur piccolo lo spazio, il maschio del betta tiene a contrassegnare la propria zona con un metodo particolare, cioè costruendo un nido di bolle, miscelando la propria saliva all’aria.
Naturalmente il nido di bolle non rappresenta soltanto la marcatura del territorio ma verrà costruito anche in fase di riproduzione poiché servirà a sostenere le uova riposte dal maschio o da entrambi.

In cattività spesso si dice che la costruzione di un nido di bolle da parte del maschio indica che è in buona salute e l’habitat ricreato è idoneo alle condizioni del pesce.
Nell’immagine che segue (Fig.7), si può notare il nido di bolle costruito da un maschio di betta.

 

(Fig. 7) Nido di bolle

 

– L’abbraccio
Di cosa si tratta? Non è altro che un vero e proprio abbraccio che avviene tra maschio e femmina. È un atteggiamento che si verifica durante l’accoppiamento, in tal caso la femmina si piega su un lato ed il maschio la avvolge curvandosi a forma di “U” su di essa per fecondare le uova che la femmina espellerà durante tale abbraccio (Fig.8).

 

(Fig. 8) L’abbraccio tra maschio e femmina durante l’accoppiamento

 
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Il betta splendens domestico a 360° - Premessa e storia

Premessa e Storia

Betta splendens a 360°

Premessa e Storia

Precisazioni

Tengo ad evidenziare che questa guida da me redatta non nasce con lo scopo di interferire con il lavoro altrui, ne tantomeno per dimostrare manie di protagonismo o quant’altro. Questa guida è frutto semplicemente dei miei studi derivanti da più fonti quali libri, riviste, ricerche, confronti con persone esperte nel settore ed interminabili letture su svariati siti web, forum e gruppi dedicati e non.
Assimilati i concetti, ho deciso di prendere tutti i miei appunti, metterli in ordine e formarne una guida dedicata al betta splendens e riservarla, con gratitudine, al portale www.acquariofili.com e all’annessa pagina Facebook, cercando di fornire più possibile e con molto piacere, un contributo sulla divulgazione delle informazioni, a tutti gli utenti che manifestano interesse per questa specie.

Premessa

La decisione di creare una guida specifica e un po’ più approfondita su questo pesce, nasce per la volontà di far conoscere ai lettori le particolarità presenti in quest’ultimo, che abbracciano tutto il ciclo di vita, trattandosi appunto di un pesce le cui caratteristiche sono ben diverse da quelle degli altri.
Ci limiteremo a parlare del betta splendens, al giorno d’oggi molto noto e presente nelle nostre vasche ornamentali, e non di tutte le famiglie, sottofamiglie, specie e sottospecie. La lista è troppo lunga e le caratteristiche sono davvero tantissime e tra le più disparate, ecco perché l’aggettivo “domestico” all’interno del titolo di questo articolo, anche perché il betta attuale è molto diverso da quello scoperto intorno al 1900.
Divideremo questa guida in diversi capitoli che racchiuderanno, in più sezioni, le informazioni principali e fondamentali del pesce in questione.

 

• La storia in breve

 

Il betta splendens domestico a 360° - Premessa e storia
Antico acquario del 1856 (Foto dal web)

Il Betta splendens è comunemente conosciuto con il nome di pesce combattente. Ma perché pesce combattente? Torniamo un po’ indietro nel tempo e scopriamolo insieme.

Non è chiaro quando questo tipo di pesce ha iniziato ad essere allevato ma, da alcuni archivi storici, si può sicuramente parlare della metà del 1800. In questi archivi si parlava di allevamenti di pesci destinati a combattimenti, chiamati dai thailandesi “plakat” ovvero “pesce che morde”.

Rama III, re del Siam in quel periodo, omaggiò un medico dal nome Theodor Cantor, regalandogli dei pesci combattenti che erano in suo possesso. Quest’ultimo ne studiò le caratteristiche e gli diede il nome “Macropoduspugnax”.

Molti anni dopo l’ittiologo Tate Regan riprese lo studio di questi pesci e dedusse che il nome che Cantor gli aveva conferito, apparteneva già ad un’altra specie, pertanto lo sostituì con il nome “Betta Splendens”. Ipoteticamente, la parola Betta venne associata ad una tribù di guerrieri asiatici, mentre la parola “Splendens” venne associata allo splendore del colore e del pinnaggio che alcuni esemplari presentavano già nel periodo di fine ottocento. Da ciò si suppone che le prime forme di selezione erano già state studiate ed avviate in qualche parte del mondo ed i primi esemplari erano arrivati fino in Europa.

L’allevamento originario del Betta non nacque affatto per uso ornamentale, anzi tutt’altro. Lo scopo principale degli allevamenti era quello di far effettuare a questi pesci un vero e proprio combattimento, successivamente finalizzato anche a scommesse pecuniarie. Pertanto si realizzavano allevamenti sempre più mirati a formare pesci più robusti, più forti e con un carattere più aggressivo. I soggetti interessati, quelli più agili perché con le pinne più corte, erano i Plakat, conosciuti già dal 1400.

Questi combattimenti avvenivano inserendo due betta dentro un recipiente dove venivano lasciati a lottare, non fino alla morte, bensì fin quando uno dei due non scappava per rifugiarsi dall’altro. In tal caso, con la fuga di uno dei due pesci, il combattimento era dichiarato concluso e vinceva il betta che era riuscito ad essere dominante.
Come già accennato, gli allevatori, per formare esemplari più mirati ai combattimenti ibridavano i betta in loro possesso con quelli selvatici, dai quali alcune volte nascevano esemplari affascinanti con pinnaggio più lungo e colori particolari.

Iniziano così a vedersi in giro i Plakatcheen, provenienti dalla Cina, perché le ibridazioni di cui abbiamo parlato prima, furono gli embrioni dei primi betta a scopo ornamentale. Da li a poco, in occidente iniziarono a nascere e divulgarsi i betta a pinne lunghe che diventarono i pesci più ambiti dagli acquariofili.
Anche se i combattimenti tra i betta continuavano ad esserci, e purtroppo ancora oggi qualcuno in Thailandia lo fa, questi ultimi andavano a scemare. Infatti, pian piano si ridussero gli allevamenti per i combattimenti ed aumentarono quelli per le selezioni.

Già da tempo, negli Stati Uniti, erano stati avviati questi allevamenti per creare selezioni di pinnaggio e colori in soggetti che sarebbero finiti successivamente per lo scopo commerciale e ornamentale, quindi venduti per essere allevati dentro gli acquari di casa.
Verso la metà del 1900, negli Stati Uniti nasce un esemplare dalla pinna caudale lunga e a velo, il betta Veiltail, che ancora oggi è tra i betta commerciali più diffuso, venduto e conosciuto al mondo.
Naturalmente le selezioni non finiscono con il betta Veiltail, un decennio dopo nasce il betta Double Tail (doppia coda) e il betta Delta Tail (con la pinna caudale triangolare e simmetrica).

L’impegno è tanto e ora gli allevatori entrano in competizione, non più per selezionare betta per i combattimenti ma per ben altro. Le selezioni vanno avanti sempre più decise e mirate ad ottenere esemplari unici, appunto “splendidi”, per poter addirittura partecipare a gare e concorsi di bellezza.

Tra gli anni ’70 e ’80 fu la volta del betta Roundtail (coda rotonda), nacquero così i primi Betta Show.
Successivamente tra i primi anni ’90 gli allevatori riuscirono a selezionare betta con apertura di pinne caudali fino a 180° che identificarono come betta Halfmoon, mentre alla fine di quel decennio le selezioni portarono come frutto un altro esemplare molto particolare, il betta Crowntail caratteristico di una pinna caudale la cui membrana è più piccola dei raggi così da sembrare una corona.
Nello stesso periodo della nascita dei betta Crowntail, torna di moda l’originario betta Plakat dal quale, oserei dire, tutto è iniziato. Naturalmente anche su questa specie gli allevatori sperimentarono nuove selezioni facendo venire alla luce il betta “Halfmoon Plakat”.

Recentemente invece, da diverse ibridazioni tra i betta di allevamento e selvatici, nella Patria originaria, ovvero in Thailandia, si da vita ad un ulteriore betta monocolore metallico, il betta “Dragon”.
L’ultima caratteristica che gli allevatori sono riusciti a sviluppare nei betta e che pian piano ha preso piede, è la dimensione gigante degli esemplari, i cosiddetti betta Giant, dalla taglia nettamente più grande dei normali betta, infatti la misura minima si aggira intorno ai 7/8cm, fino ad arrivare a circa 14/15cm.

 

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