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Afidi

Anche se si trattano di un insetto raramente presente nelle nostre vasche, ritorna utile trattare l’argomento Afidi e farlo conoscere più da vicino all’utente che purtroppo si potrebbe trovare in difficoltà ad affrontare la situazione in vasca.

Partiamo subito nel dire che è un insetto parassita in quanto infestante, che vive in colonie sulla terra e predilige le zone molto umide. Sono comunemente conosciuti con il nome di “Pidocchi delle piante”.

afidiQuesti insetti costituiscono la famiglia delle Aphidae, che a loro volta appartengono ad una famiglia molto più estesa chiamata Aphidina.

Hanno riproduzione vivipera e ovipera e sono diffusi nel mondo intero con il loro svariato genere e le loro numerose specie, con forme alate o attere.

Generalizzando sulla morfologia e rimanendo molto vaghi, possiamo distinguere che gli esemplari maschi sono più piccoli degli esemplari femmine, se presenti possiedono delle ali molto sviluppate, in modo particolare quelle anteriori, ma sempre relativamente alla dimensione del loro corpo.

Gli Afidi possiedono un apparato boccale atto a pungere e succhiare la linfa delle piante, le quali successivamente tendono a morire, pertanto sono considerati sempre come insetti dannosi sia direttamente che indirettamente. Direttamente per il loro continuo sottrarre sostanze vitali alle piante e indirettamente con l’espulsione di una sostanza, la “melata”, che non è altro che un liquido ricco di contenuti zuccherini, sostanzialmente le loro feci, alimento molto gradito dalle formiche, le quali addirittura, solo alcune specie, allevano gli Afidi stessi e le loro uova (agli Afidi alati, le formiche, staccano le ali per non farli scappare e li trasportano all’interno del formicaio dove se ne prendono cura procurandogli del cibo), in quanto produttori del loro prelibato alimento.

La melata è una sostanza molto nociva per le piante perché oltre a chiudere gli stomi delle foglie, è fonte di nascita di diversi funghi, in particolare uno nero che con lo sviluppo delle proprie colonie viene soprannominato “fumaggine” ed invade l’apparato fogliare che sembra sia stata annerita dal fumo. Ma un altro fattore fondamentale da tenere in considerazione è che la melata può richiamare, a sua volta, anche dei virus che attaccano e portano la pianta alla morte.

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Le specie italiane più note sono quelle che vengono “combattute” in agricoltura, che poi possono prendere piede anche nei nostri laghetti, paludari e acquari, mirando prevalentemente le piante galleggianti e foglie di altre piante che sfiorano o superano la superficie della colonna d’acqua; sembrerà strano ma è proprio così. Non a caso, come già accennato in precedenza,  questi insetti sono molto diffusi in ambienti caldi e umidi.

Gli Afidi bianchi e quelli neri sono quelli più noti e anche più diffusi, ma possono presentarsi in diversi altri colori, tra cui grigio, verde e giallo.

Tra i più importanti troviamo: L’Afide del cavolo, della fava, degli agrumi, delle graminacee, dell’olmo, del pesco e il famoso “Pidocchio delle rose”. Tutti minuscoli insetti dalle dimensioni comprese tra i 2mm e i 5 mm o poco più, che causano il danneggiamento e la distruzione di intere coltivazioni.

Gli Afidi si dividono in “polifagi” e “monofagi”. I primi si nutrono da diverse piante, mentre gli altri attingono ad un solo tipo di pianta.

Le specie alate vengono soprannominate “migranti” poiché appunto migrano di pianta in pianta e spesso vengono ritrovati anche sulle foglie delle piante ornamentali all’interno delle abitazioni.

Eliminare la presenza di questi parassiti non è molto facile, esistono dei rimedi naturali e dei prodotti chimici per liberarsene, ma funzionali solo in ambito “terrestre” e non a livello di acquariologia, dove occorre particolare attenzione a non inquinare avvelenendo determinati sistemi in equilibrio biologico quali laghetti,acquari o stagni, ad ogni modo alcuni metodi hanno dato risultati soddisfacenti .Analizziamoli entrambi.

  • Nel primo caso, cioè in giardino (laghetti esclusi naturalmente), in orto ed in casa per rimediare a queste infestazioni si può utilizzare del cotone imbevuto di alcool per ripulire un po’ energicamente le foglie delle piante, oppure un altro sistema più funzionale è quello di spruzzare del sapone di Marsiglia che andrà a formare sulla pianta, una sorta di patina nociva per questi parassiti che li porterà alla morte. Oltre questi metodi non rimane altro che l’uso di sostanze chimiche specifiche per combattere tali invasioni che si possono reperire nei negozi di agraria oppure possono essere adoperati da ditte che svolgono i servizi di disinfestazione.

Tutti questi metodi appena descritti NON sono assolutamente applicabili nelle nostre vasche, laghetti e paludari.

  • Nel secondo caso invece, quando uno dei nostri piccoli mondi sommersi vengono invasi da questi insetti, la situazione è molto più delicata e difficile da affrontare poiché c’è tutto un sistema (soprattutto con fauna all’interno) ed un equilibrio da non danneggiare con diversi prodotti sopratutto chimici.

In tanti annuiscono che si tratta di cibo vivo per i pesci, ma in realtà non è proprio così in quanto il 99% delle volte, da pochissimi esemplari, ne spuntano fuori una miriade, ma i pesci stentano spesso a cibarsene. Così, con la tranquillità che vengono cibati dai pesci, molti acquariofili li lasciano all’interno dove velocemente si colonizzano.

Come già detto, poiché fortunatamente queste invasioni sono rarissime nelle vasche, non è ancora stato affermato un metodo definitivo e sicuro per sconfiggere questi parassiti. Al momento sono stati fatti degli esperimenti con degli infusi di acqua e tabacco da sigaretta e di aglio bollito in acqua. Tra i due parleremo del secondo metodo che risulta essere meno invasivo e più naturale.

Una cosa fondamentale da fare è potare le foglie delle piante che fuoriescono dall’acqua e mantenerle basse sempre immerse, dove gli insetti non andranno,  rimuovere completamente tutte le piante galleggianti e riporle in un contenitore con acqua dove verranno trattate a spruzzo (con un semplice spruzzino) con una soluzione concentrata di aglio decotto in acqua almeno due o tre volte al giorno.

Naturalmente se l’infestazione viene presa in tempo allora ci saranno buone possibilità che le piante galleggianti si salvino, in caso contrario non c’è da aspettarsi miracoli poiché molto probabilmente la “melata” avrà fatto già il suo cattivo effetto anche su di loro portandole alla morte.

All’interno della vasca, una volta rimosse tutte le piante galleggianti e potate le foglie lunghe questi insetti non avranno più appoggio e neanche nutrienti. Dovranno essere rimossi manualmente, o meglio con l’ausilio di un retino per pesci.  

Per ulteriori approfondimenti si consiglia la lettura dell’articolo “Microfauna in acquario”

 

 

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Guida impaginata da Marco Ferrara

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