Dallo scorso autunno ho in coltivazione Eleocharis sp. “Xingu” (famiglia Cyperaceae), una specie ancora poco diffusa nel nostro Paese e, pertanto, definita “rara”.
Questa Eleocharis, conosciuta e coltivata dagli acquariofili tedeschi già da alcuni anni, mi è stata fornita da un altro appassionato coltivatore italiano.

Non sembra ci siamo informazioni sicure sulla località di raccolta di questa specie ma, come suggerisce il nome con cui è stata diffusa fino ad ora, sembra provenire dalle pertinenze del Rio Xingu, in Brasile, al momento, non ci sono ancora notizie precise riguardo alla sua nomenclatura: potrebbe trattarsi di una specie già descritta ma non ancora riconosciuta, oppure di una nuova specie non ancora classificata.

In letteratura, fra le varie specie afferenti al genere Eleocharis R. Br., viene citata anche Eleocharis xingua , ma non sono riuscito a trovare descrizioni ufficiali o altri dati che permettano un confronto con il campione in mio possesso.

L’anno scorso (inverno 2009) ho fatto svernare alcuni esemplari in forma emersa all’interno di un paludario posizionato in serra fredda (temperatura minima media di circa 12 °C). In questa situazione le piante si sono sviluppate moderatamente, bloccando la crescita solo nel periodo di maggiore freddo, ma producendo steli molto allungati e leggermente ricadenti. Si sono formate anche numerose infiorescenze (costituite da spighe brunastre fusiformi di 3-5 x 1-2 mm) che, dopo l’antesi, hanno prodotto i frutti (acheni neri-brunastri lunghi circa 0,5 mm).

Eleocharis_xingu_fiore

Una foto della fioritura

 

I frutti freschi, raccolti in seguito a queste prime fioriture avvenute nel paludario, sono stati seminati, mantenendo i contenitori nel medesimo ambiente di coltivazione e sotto una discreta illuminazione artificiale. Nell’arco di circa 3-4 mesi non si sono verificate nascite.

Con l’aumento delle temperature (e presumo anche del fotoperiodo), le piante madri si sono rinvigorite e nuove piante si sono sviluppate grazie ai rizomi striscianti nel fango.

Da fine aprile 2010 ho spostato il vaso principale all’esterno, coltivandolo in pieno sole e con l’acqua all’altezza del colletto: la crescita è stata abbondante, tutta la superficie è stata ricoperta e molti rizomi sono usciti anche al di fuori del contenitore. Ho notato che, rispetto agli esemplari coltivati in ambiente protetto, i fusti sono diventati molto rigidi, robusti, ma non più alti di 10-12 cm. Le piante hanno fiorito abbondantemente.

Il substrato utilizzato è costituito prevalentemente da argilla, aggiunta di una frazione organica e di una piccola percentuale di sabbia; fertilizzante a lenta cessione inserito nel substrato al momento della piantumazione.

 

Eleocharis_xingu_modificata

Ecco il vaso sopra descritto

 

Per contro, gli altri esemplari che ho posizionato ad una profondità dell’acqua di circa 10-15 cm sopra il colletto si sono allungati molto, producendo steli più gracili e di altezza superiore ai 20 cm, in maniera analoga a quelli sommersi osservati negli acquari di altri appassionati.

Durante questo inverno provvederò a lasciare un vaso di Eleocharis sp. “Xingu” all’esterno, immergendolo in una vasca con acqua profonda, in modo da mantenerlo sotto la linea del ghiaccio. Vedremo se si dimostrerà rustica o se sarà realmente sensibile alle basse temperature.

Questa nuova ed interessante specie, seppure ancora priva di una identità certa, costituisce una valida aggiunta alle ben note Eleocharis acicularis ed E. parvula (adatte alla formazione di “prati” in primo piano) o alla “disordinata” Eleocharis vivipara, prestandosi ad essere coltivata nella zona centrale o posteriore dell’acquario.

E’ auspicabile, inoltre, che Eleocharis sp. “Xingu” si diffonda velocemente fra gli acquariofili italiani, in modo da poter ricavare ulteriori informazioni sulle sue esigenze di coltivazione e sulle sue potenzialità nell’aquascaping.

Guida redatta da Roberto Pellegrini
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Author: Roberto Pellegrini

Perito agrario ed educatore ambientale, si occupa dello studio e della coltivazione di piante acquatiche e palustri, con maggior riferimento alle specie autoctone italiane in via d'estinzione, alla loro moltiplicazione e conservazione ex-situ e alle piante acquatiche alimentari. E' titolare del Vivaio & Collezione 'Area Palustre', specializzato in specie vegetali acquatiche e di zone umide: la collezione, che conta oltre 1500 unità, è una delle più importanti in Italia a livello scientifico e conservazionistico. Ha ideato e partecipato come relatore a corsi didattici sulle tematiche del giardino naturale, del giardino acquatico e delle piante acquatiche alimentari. E' autore di diversi articoli e contributi divulgativi su riviste e siti web.