Malattia del neon o Pleistophora

Malattia del neon o Pleistophora
è una malattia che colpisce principalmente i neon o cardinali ed è dovuto ad un parassita chiamato Pleistophora
Questo parassita si incista nelle fasce muscolari dove crea una serie aggrovigliata di noduli dando luogo a sintomi molto evidenti che vedremo di seguito.

Pleistophora

SINTOMI: possiamo dire che il pesce colpito manifesta dapprima uno sbiadimento della fascia colorata per poi estendersi a contrazioni muscolari fino a deformazione della colonna vertebrale, questo succede a seguito di una necrosi muscolare causata dal progredire delle cisti.

Pleistophora

I pesci manifesteranno un nuoto agitato e scoordinato anche nelle ore notturne, quando dovrebbe riposare; è possibile notare anche un forte dimagrimento.
E’ bene sottolineare che i sintomi possono comparire singolarmente oltre che contemporaneamente, ma l’interruzione della fascia di colore con necrosi muscolare ed il nuoto agitato sono i sintomi più frequenti.

CAUSE: le cause di questa patologia sono da ricercasi nell’assunzione accidentale del parassita tramite cibo. Il parassita una volta giunto nell’intestino si insedia nelle fasce muscolari distruggendole

CURE: ad oggi non esitono rimedi che siano in grado di sconfiggere questa patologia, nonostante ciò si sono verificati casi di guarigione con l’ausilio dei seguenti medicinali:

  • Bactopur direct (prodotto per acquariofilia commercializzato dalla Sera), a riguardo della posologia vedere il foglio illustrativo.
  • Blu di Metilene nella concentrazione di 10 mg per litro (soluzione di base:0,2 gr in 100 ml di acqua.soluzione da richiedere in farmacia).
  • Furazolidone soluzione da miscelatre con il cibo, a riguardo della posologia vedere il foglio illustrativo.

PREVENZIONE: mantenere i pesci in buone condizioni, tenendoli in vasche adeguate con acqua pulita e parametri chimici adatti alla specie ed alimentare i pesci con mangimi vitaminici .

NOTE: Un Protozoo responsabile dello scurimento del corpo nei soggetti colpiti, oltre ad una maggiore difficoltà respiratoria dovuta alla infezione sulle branchie, è Chilodonella, che può favorire anche il formarsi di batteriosi secondarie del tipo, per esemplo, di Flexibacter columnaris che viene chiamata anche “falsa malattia dei Neon” dal momento che presenta una sintomatologia slmile a Pleistophora. In uesto caso è bene usare prodotti a base di verde di malachite e medicinali antibatterici.

malattia del buco1

Flagellati

Flagellati questi sconosciuti, tante volte abbiamo sentito questo termine e ci chiediamo cosa siano.

Andiamo a vedere nel dizionario della lingua italiana per trovare la definizione esatta:

I flagellati sono degli organismi unicellulari, riconosciuti come protozoi.

Sono caratterizzati da uno o più prolungamenti mobili chiamati flagelli; il numero e la posizione dei flagelli non sono tutti uguali, bensì cambiano in base alla specie. Ci sono specie con un solo flagello, altre con due o più flagelli.

Molte specie di flagelli sono parassiti ed interessano sia la patologia umana sia quella veterinaria.

I flagellati si trovano in più ambienti, in acque dolci , salmastre e anche in acqua di mare. Molte specie vivono nel terreno umido, altre invece si trovano anche su sostanze organiche in decomposizione.

Le specie di flagellati più comuni sono:

  • l’Hexamita
  • Spironucleus
  • Trichomonas
  • Bodomonas.

Nei pesci quando parliamo di flagellati intestinali; come dice la stessa parola si trovano nell’intestino , in alcuni casi non risultano invadenti, pertanto non lo danneggiano e ci convivono tranquillamente.

Tra i pesci che spesso convivono con questi parassiti e che se ne manifesta la loro presenza sono gli Scalari e i Discus.

Naturalmente non solo queste due specie di ciclidi sono coinvolte nelle infezioni parassitarie ma anche tante altre come Ramirezi; Gourami, Carassi, Carpe Koi e anche i poecilidi, in modo più particolare i Guppy.

La malattia scaturita da questi protozoi; oltre ai pesci d’acqua dolce, può colpire anche i pesci d’acqua salata come le specie dei “pesci angelo” e dei “pesci chirurgo”.

Vediamo comunque nel particolare i flagellati siopra mensionati:

Hexamita: flagellato resposnsabile della o malattia del buco. È composto da sei flagelli posteriori e due anteriori ,ha una misura compresa tra i 6 micron e i 12 micron, (1 µm = un milionesimo di metro o meglio un millesimo di millimetro).

Spironucleus: responsabile della Spironucleosi questo flagellato si presenta con una forma un po’ più assottigliata, presenta sei flagelli posteriori e due anteriori. Ha una misura  che va dagli 8 µm ai 14 µm.

Hexamita e Spironucleus  sono morfologicamente molto simili ed entrambi attaccano il sistema digestivo e l’intestino dei pesci.

La presenza di questi protozoi può riscontrarsi anche nelle feci di soggetti sani che non danno alcun segno di malanno. In pesci più debilitati per stress o altre causa attaccano anche altri organi interni oltre all’intestino, causando alla lunga il decesso del pesce.

I pesci affetti da Hexamita e/o Spironucleus, inizialmente possono mostrarsi sani e con appetito. Successivamente con il progredire della malattia si possono presentare dei buchi sulla testa o zone corrose come indicato nell’articolo “malattia del buco“.

I sintomi sono: un aspetto di forte debilitazione, tende ad isolarsi e nascondersi dagli altri esemplari, tende a posizionarsi a testa in giù, tende a nuotare all’indietro, rigetta il cibo, potrebbe mostrare un leggero gonfiore sull’addome, presenta delle feci di colore biancastro e mucillaginose e la livrea tende a diventare scura, a volte anche nera.

Come detto inizialmente la malattia porta il pesce a mangiare poco o addirittura a rifiutare il cibo, privandolo di diverse vitamine necessarie, e tutto ciò causa carenze nutrizionali che a loro volta peggiorano la situazione del pesce.

Le cause dell’insorgere di queste malattie intestinali possono essere tante, ad esempio una cattiva igiene in vasca o anche una errata alimentazione poco curata e varia.

Trichomonas: Sotto questo nome si raggruppano diverse specie di flagellati che fanno parte della famiglia delle Trichomonidida.

Li possiamo riscontrare tra la cavità orale e tutto l’apparato intestinale, possono attaccare il sistema di riproduzione femminile umano e quello animale. La malattia causata da questo protozoo è denominata Tricomoniasi.

Ha una struttura che si sviluppa in forma ovoidale e raggiunge delle misure fino a 20 µm. Possiede dai 3 ai 6 flagelli anteriori ed un unico flagello collocato posteriormente che funge da ancora.

Anche questi flagellati li troviamo nei pesci in forma latente e in casi di stress attaccano varie parti del pesce e a volte lo portano inevitabilmente alla morte.

Il pesce affetto da questa malattia parassitaria presenta dei sintomi uguali alle altre ,cioè inizia a dimagrire ad assumere un nuoto non consueto e ad isolarsi dal branco. Non mancano nella lista dei sintomi anche le feci mucillaginose.

Purtroppo i pesci attaccati da questi flagellati non hanno tantissima speranza di sfuggire al crudele destino poiché tale malattia sopraggiunge dopo che sono già stati affetti da altre patologie.

La risoluzione di questa malattia può essere effettuata utilizzando medicinali a base di Metronidazolo,al quale il flagellato risulta sensibile.

Bodomonas: ha una forma allungata e appiattita. Presentano due flagelli anteriori e uno dei due è rivolto verso dietro attaccato al corpo, mentre l’altro è libero. Le loro misure si aggirano tra i 16 µm e i 24 µm.

Non molto conosciuti in acquariologia, alcuni di questi parassiti, in particolar modo i Cryptobia che vivono nell’intestino, hanno sterminato una gran quantità di pesci del Malawi. I pesci affetti presentano addome gonfio e feci bianche. Dopo pochi giorni i pesci affetti sono destinati a morire.

Per la cura utilizzare medicinali a base di Metronidazolo. È consigliato di isolare il pesce affetto e seguire la cura per almeno 10 giorni. Per la somministrazione dei medicinali riporto, una parte di guida già presente nel link https://www.acquariofili.com/malattia-del-buco-hexamitosi/ . Di seguito l’estratto della scheda.

 

RIMEDI E CURE “

Generalmente per il trattamento della malattia vengono utilizzati in accoppiata il Flagyl (1cp ogni 40 litri) o il Flagellol, quest’ultimo non reperibile in Italia, e la crema antibatterica Gentalin Beta applicata sulla zona colpita 1 volta al giorno.

Qualora il pesce non abbia smesso di alimentarsi è consigliabile somministrare del cibo imbevuto con soluzione a base di Metronidazolo (Flagyl) in modo che il principio attivo del farmaco arrivi il prima possibile nell’intestino luogo da cui è scaturito il tutto.

In contemporanea è fondamentale la termoterapia ovvero portare gradualmente la temperatura della vasca a 32/34°C (qualora il pesce la sopporti) temperatura al quale l’Hexamita ovvero il protozoo flagellante interrompe il ciclo vitale.

malattia del buco1

Nella foto il particolare del cratere causato dai flagellati, in questo caso è strettamente necessario eseguire il trattamento in vasca di quarantena per via dello stadio avanzato della malattia e per evitare ulteriori problemi e ripercussioni su altri abitanti della vasca non infetti.

Qualora altri abitanti fossero stati contagiati dai flagelli si consiglia di trattare l’intera vasca principale.

Nel particolare della foto sopra feci gelatinose, qualora il trattamento fosse eseguito in vasca di comunità è preferibile a fine cura eseguire un cambio del 60% e filtrare l’acqua con carboni attivi per le successive 72 ore per rimuovere eventuali tracce di medicinali.

Inoltre per un approfondimento in più sul Flagellol, vi indirizzo al bugiardino presente sul nostro portale che potete anche scaricare e consultare quando ne avete bisogno: https://www.acquariofili.com/download/sera-flagellol/ .

ATTENZIONE:

Nel caso in cui si dovesse trattare la vasca principale, è molto importante mettere al sicuro il materiale filtrante per evitare eventuali danni alla colonia batterica, e far innalzare inevitabilmente i valori di ammoniaca. E’ stato segnalato che, al contrario di quanto riportato sul bugiardino e nonostante attenendosi strettamente alle dosi corrette e consigliate, l’impiego del Flagellol nella vasca principale con sistema di filtraggio, può causare la perdita della colonia batterica. 

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario.

Guida impaginata da Marco Ferrara

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vescica natatoria

Vescica natatoria infiammata

Prima di parlare dell’infiammazione alla vescica natatoria vediamo di spiegare come è composta e il ruolo che occupa nella vita quotidiana dei nostri amici pinnuti.

la vescica natatoria è un organo indispensabile che permette ai pesci di galleggiare o affondare e quindi potersi muovere in altezza molto facilmente senza che vengano impiegati in modo eccessivo le fasce muscolari soprattutto delle pinne ,questo è possibile grazie a delle sacche(poste di fianco alla colonna vertebrale o nella cavità addominale) che riempite o svuotate di aria permettono la salita e la discesa in modo più semplice agevolando i movimenti del pesce, possiamo quindi definire la vescica natatoria come un organo di galleggiamento.

Il suo funzionamento è molto semplice infatti è simile ad un palloncino che venendo riempito di aria, che essendo più leggera dell’acqua, tende a salire e quindi far galleggiare il corpo, più  sarà riempita più alta sarà la zona raggiunta, viceversa se il pesce dovrà muoversi verso il basso cioè la vescica natatoria verrà svuotata dall’aria contenuta facendo prevalere il peso del corpo e quindi lo sprofondamento verso il fondo.

Come è facile capire la vescica natatoria dei pesci da fondo come per esempio i locaridi risulta più  piccola appunto perché il loro stazionare sul fondo non impiega l’utilizzo della vescica natatoria in modo eccessivo.La vescica natatoria è poco vascolata ma è rivestita da una sostanza tipo guaina che la rende impermeabile ai gas e quindi non influenza altri organi.

La maggior parte dei pesci appartenenti alla categoria dei fisostomi hanno la vescica natatoria collegata all’intestino tramite un condotto chiamato pneumocistico attraverso il quale la vescica natatoria viene riempita e svuotata una volta che l’aria viene ingurgitata dall’esofago, altri pesci appartengono invece alla categoria dei fisoclisti dove l’aria viene impiegata grazie ad una ghiandola che ne favorisce la scissione dall’emoglobina e il riempimento della vescica ,il collegamento con l’intestino in questo caso è assente.

Ma è anche utile sapere che la vescica natatoria svolge un altra funzione e cioè quella di recepire suoni infatti estendendosi fino alla scatola cranica comunica molto facilmente con il cervello dato che il gas presente all’interno della vescica natatoria funge da cassa armonica amplificandone i suoni. Oltre ai recepire i suoni il pesce sfrutta la vescica natatoria anche per emettere vibrazioni soprattutto nel periodo riproduttivo o nelle lotte territoriali ,inoltre alcuni pesci grazie alla fuoriuscita del gas da orifizi collegati alla vescica natatoria riescono ad generare dei suoni e sibili atti a dissuadere eventuali predatori.

Come abbiamo facilmente descritto nei paragrafi precedenti la vescica natatoria è un organo semplice ma che svolge diverse funzioni molto importanti e quando non fa bene il suo lavoro porterà il pesce a nuotare fuori asse, dondolando o muovendosi in modo scoordinato e goffo. Il nuoto ottimale è con il corpo in asse orizzontale quindi se la coda risulta più alta o più bassa del corpo capiremo facilmente che qualcosa non va e la causa più frequente è la vescica natatoria infiammata.

I pesci più colpiti da questa patologia sono i pesci rossi e i betta  splendens o labirintidi in genere perché atti a salire in superfice a respirare aria e che presentando un corpo piccolo si ha tendenza da parte degli organi interni a pressare sulla vescica natatoria limitandone il suo lavoro.

 

 

I SINTOMI della Vescica natatoria infiammata possono essere diversi ,proviamo ad elencarli di seguito:

  • Difficoltà nel muoversi con nuoto scoordinato e non in asse
  • Stazionamento sul fondo con difficoltà a risalire
  • Stazionamento in superfice con testa verso il basso e difficoltà a andare in profondità
  • Ventre gonfio

 

LE CAUSE della Vescica natatoria infiammata possono essere svariate e cioè:

  • Ritardi di crescita , gli altri organi continuano a crescere nonostante le dimensioni esterne e andranno a comprimere la vescica natatoria non facendola espandere e contrarre in modo corretto
  • Somministrare troppo cibo , questo fara’ espandere l’intestino che andrà a comprimere la vescica natatoria
  • Somministrare troppo fioccato, questo fa aumentare la fermentazione nello stomaco e misto ad aria andrà a ostruire il condotto pneumocistico non favorendo lo svuotamento e il riempimento della vescica natatoria
  • Stato di pulizia della vasca in generale che fa insorgere una infiammazione di natura batterica
  • Concentrazione delle sostanze azotate (NO2,NO3,Ammonio) in vasca elevate che ne destabilizzano l’equilibrio gassoso

 

LA CURA per la Vescica natatoria infiammata varia in base alle condizioni:

Innanzitutto spostare il pesce in una vasca dedicata di quarantena con areatore al massimo e termoriscaldatore ,inserire poca acqua in altezza in modo che il pesce non si affatichi molto per salire e scendere in colonna, bastano circa 10cm.

In genere quando il pesce presenta un gonfiore è dovuto al cibo quindi praticare un digiuno per 3gg in modo da far smaltire il cibo in eccesso o far liberare da eventuali blocchi intestinali, al quarto giorno(se il gonfiore è diminuito) somministrare dei piselli leggermente sbollentati privi di buccia schiacciandoli tra le dita inserire in vasca il quantitativo che viene consumato,questo perchè i piselli regolarizzano la mozione intestinale e aiutano a ripulire l’intestino. Al quinto gg riprendere l’alimentazione normalmente.

Ovviamente in questo periodo controllare le feci che siano scure, formate e corpose.

Se tutto questo non fa riprendere il pesce sicuramente avrà contratto una infezione alla vescica natatoria quindi occorre curare con un antibiotico , sempre in vasca di quarantena inserire il Bactrim forte (da reperire in farmacia)nella quantità di 1cp ogni 40 litri e lasciare il pesce per 3gg dopodicchè fare un cambio del 30% ridosando acqua in soluzione con bactrim e lasciare fino ad 8gg , fare un cambio del 40% rabboccando acqua pulita e controllare il pesce,se si è ripreso dopo altri 5gg possiamo rimetterlo in vasca previo adattamento.

Possiamo eventualmente ripetere il ciclo 2 volte e somministrare cibo medicato cioè inzuppare quello da somministrare un paio di minuti prima di dare in pasto.

 

 

IN CONCLUSIONE evitare di somministrare cibo che resta in superfice per non far ingurgitare anche molta aria quindi reidratare eventualmente per farlo affondare , non esagerare con il cibo ma magari aumentare la frequenza giornaliera ,osservare la crescita dei pesci per evitare ritardi, mantenere la vasca pulita evitando accumuli di sostanze azotate , in poche parole solo rispettando queste poche e semplici indicazioni il vostro pesciolino avrà meno probabilità di ammalarsi.

 

 

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Colonnare

Colonnare , con questo termine si racchiude una malattia molto pericolosa e contagiosa che spesso colpisce i nostri amati pinnuti , questa malattia può facilmente essere confusa con altre e quindi curata nel modo sbagliato. Questo è dovuto principalmente al fatto che i sintomi sono molto simili a quelli di altre malattie , il sintomo predominante è lo sbiadimento della cute.

Questa malattia è dovuta al batterio Flexibacter columnaris che è un batterio privo di flagelli cioe’ di appendici lunghe che hanno una funzione motoria utilizzate dal batterico per spostarsi.. Il nome della malattia prende dalla disposizione dei batteri sul muco del pesce infatti al microscopio risultano tutti incolonnati tra loro da questo deriva “colonnare” .

Come ho già descritto in precedenza è una malattia che attacca principalmente i poecilidi e se non presa in tempo puo’ arrivare a debellare intere colonie, a volte l’esemplare può continuare a vivere per molti mesi ma nella gran parte dei casi nel giro di pochi giorni la malattia ne prenderà il sopravvento portandolo alla morte.Principalmente si consiglia di curare molto la parte energetica del pesce somministrando mangimi ricchi di fibre e vitamine che portano a rafforzare le difese immunitarie non esponendolo ad attacchi batterici o altro, si ricorda che lo stress favorisce un calo immunitario.

La malattia è facilmente riconoscibile da :

  • zone o macchie biancastre che persistono nel tempo ,generalmente di forma ovale e localizzate il più delle volte sul dorso e/o sulla bocca,
  • le pinne ,in genere la caudale avrà una forte corrosione arrivando persino a scoprire i raggi interamente fino all’attaccatura con evidenti segni di necrosi,
  • opercoli chiusi e stato di nervosismo.
  • quantità eccessiva di muco che diventando spesso e coprendo tutto il corpo non permette un buono scambio osmotico e di ossigenazione cellulare anche a livello branchiale,ne consegue una respirazione accelerata,
  • presenza di ferite che danno luogo a ulcere.

Molto grave è quando il batterio colpisce principalmente le branchie dove forma delle vere e proprie zone biancastre compromettendone la loro funzionalità e quindi lo scambio gassoso per la sopravvivenza dell’animale,questo ne provoca un respiro affannoso e accelerato per carenza di ossigeno che lentamente lo porta verso la morte.

Molto impontante è NON ALZARE la temperatura perchè favoriremo il diffondersi della malattia in quanto il batterio si riprodurrà in modo piu’ rapido.

Le causa scatenanti possono essere svariate ma accumunate dalle condizioni di allevamento o gestione della vasca , pulizia,sovraffollamento ecc ecc che ne causano contenuti elevati di ammoniaca con scarso ossigeno.Si consiglia quindi di attenzionare ogni aspetto durante l’allevamento della fauna che va dal rispetto dei valori chimicofisici dell’acqua alle esigenze della specie allevata passando per l’alimentazione ,questo evita di dover lottare contro problemi a volte molto difficili da debellare.

 

Per quanto riguarda la cura si sono avuti ottimi risultati con i seguenti medicinali:

  • Acriflavina molti prodotti che contengopno l’acriflavina sono fuori commercio(per esempio FMC ), se riusciamo a reperire somministrare 1gr/litro attenendosi al bugiardino.
  • Nitrofurantoina nella quantità di 0,5 grammi ogni 30 litri ,ogni 3gg fare un cambio del 30% ridosando , al nono giorno cambio e filtrare con carbone attivo e tenere sotto controllo un altra settimana prima di immetterlo in vasca
  • Ciprofloxacina  Principio attivo del Ciproxin 500 reperibile in farmacia, somministrare 1cp ogni 50 litri e ogni 2gg fare un cambio del 30% ridosando il medicinale , all’ottavo giorno cambio del 50% e filtrare con carboni attivi,tenere sotto controllo per un altra settimana prima di inserire in vasca
  • Baktopur (prodotto sera) , attenendosi al bugiardino
  • Furanol (prodotto JBL), attenendosi al bugiardino
  • Neomicina contenuta nella compresse di streptosil somministrare 2g ogni 50 litri per 5gg , dopodicchè cambio del 50% e filtrare con carbone attivo , tenere sotto controllo per un altra settimana prima di inserire in vasca

In genere al trattamento vero e proprio viene associato un antimicotico tipo il dressamor , Mycopur o fungistop e anche somministrare cibo medicato cioe’ inzuppando il cibo in soluzione con il Fenossietolo (10gr/litro).

 

Ovviamente come detto in precedenza non agire tramite termoterapia ma mantenere la normale temperatura di allevamento, mantenere l’esemplarei primi 3gg digiuno , luci normalmente accese e sopratutto effettuare la cura in vasca separata per evitare di debilitare la flora batterica della vasca principale andando incontro ad altri problemi più seri.

 

 

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Bloat la malattia

Bloat  cosi’ è chiamata una malattia che colpisce principalmente i ciclidi africani,si tratta di una malattia molto difficile da curare ma che se presa in tempo ha margini di guarimento abbastanza alti,come ho spiegato in precedenza i ciclidi particolarmente colpiti sono quelli africani per via della conformazione particolare del loro stomaco che si presenta con una dalla forma allungata e quindi non proprio adatto alla digestione di sostanze proteiche scarse di fibre infatti ne sono piu’ colpiti le specie vegetariane.

il termine Bloat” è un termine inglese che deriva da Gonfiore” infatti i pesci che ne sono affetti presentano un gonfiore a livello addominale abbastanza rilevante che ne evidenzia la presenza della malattia e che in questa fase cioe’ a gonfiore molto pronunciato diventa quasi impossibile risolvere.

Ciò è dovuto a microrganismi saprofiti, che normalmente vivono nell’intestino in simbiosi con la flora batterica intestinale, nel momento in cui le difese immunitarie del pesce diminuiscono, prendono il sovravvento moltiplicandosi a dismisura ed infiammando l’intestino.Se la situazione non viene nell’immediato trattata, si ha un blocco intestinale nel pesce che provoca un enorme gonfiore denominato BLOAT.

I sintomi si possono suddividere principalmente in due fasi: iniziale ed avanzata.
Questo perchè in questi due stadi si presentano sintomi diversi facilmente riconoscibili che richiedono due tipi di interventi diversi e mirati.

– Nei sintomi iniziali notiamo che il pesce tenta di alimentarsi, ma dopo aver brevemente trattenuto il cibo in bocca lo sputa , respirazione accellerata, opacizzazione o sbiadimento della livrea, nuoto a dondolio, isolamento, feci trasparenti e sottili che sporgono dall’orifizio anale.

– Nei sintomi della fase avanzata notiamo rigonfiamento del ventre (BLOAT), apatia, isolamento, inappetenza, respirazione difficoltosa, branchie arrossate.

 

 

 

Le cause

possono essere svariate e diverse e possono andare dalla mancanza di nascondigli che ne favorisce quindi le lotte tra le varie specie provocando stress,valori acqua inadeguati o addirittura alimentazione scorretta o inadeguata alle varie specie allevate.

 

La Cura

Ovviamente le due fasi di cura della malattia presentano due interventi diversi ,nella prima fase diciamo che la cura risulta meno invasiva della seconda infatti basta utilizzare un medicinale che abbia come principio attivo il Metronidazolo,in questo caso il Flagyl farà al nostro caso.

Sciogliere una compressa in 20 litri di acqua e fare dei cambi giornalieri dell’ordine del 20% rabboccando altra soluzione con flagyl,dopo 5gg effettuare un cambio del 50% rabboccando acqua pulita.

le condizioni da mantenere durante la cura sono :

  • Luce spenta
  • Temperatura 25 gradi

Al 6° giorno iniziare ad alimentare il pesce con mangime arricchito di succo di aglio fino al 15° giorno dall’inizio dell’isolamento

al 16°,17° e 18° giorno  ripetere la cura con il flagyl

al 19° giorno riposo e al 20° giorno rimettere in vasca.

Questa cura indicata sopra diciamo che il più delle volte se il pesce è preso in tempo dovrebbe risolvere il problema ma se purtroppo si arriva in condizioni molto avanzate della malattia si puo’ agire in un modo piu’ invasivo ,descritto di seguito, ma che bisogna eseguire nel modo più accurato e attento possibile .

– Sciogliere mezza compressa di flagyl in 80ml di acqua , mediante una pompetta o siringa senza ago somministrare (in modo molto leggero) direttamente in bocca al pesce ,effettuare questo procedimento per 3 giorni una volta al giorno.Ovviamente questo metodo è un po’ piu’ invasivo perchè immettiamo una dose di  Metronidazolo direttamente nell’intestino del pesce andando ad agire direttamente nella zona interessata.

 

 

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