Author: Mario Mandici

Mi sono avvicinato a questa passione da ragazzo e di strada credo di averne fatta tanta. Un percorso costellato da errori su cui ho consolidato il mio bagaglio di esperienze ma ho avuto anche molti successi. Allora non c'era internet, non c'erano gruppi con persone dotate di esperienza che potessero aiutarmi. Ho riprodotto diverse specie dal betta al danio rerio, scalari e haplochromis burtoni. Oggi mi sto dedicando alle caridine ma soprattutto alle piante altra mia passione, piante in vaso e piante in acquario.

Conoscere le alghe

Esempio di alga
Esempio di alga,foto dal web

Conoscere le alghe

[dropcap]C[/dropcap]onoscere le alghe è una delle principali prerogative per risolvere uno dei problemi che colpisce tutti gli acquariofili o meglio le loro vasche: le alghe!
Anche le vasche dei più esperti sono a volte vittime di questi organismi appartenenti al mondo vegetale, fatta esclusione per i ciano che pur trattati nel contesto algale sono in realtà dei batteri.Molto è stato detto su questo argomento, lo stesso portale di Acquariofili contiene articoli dedicati ma nonostante ciò le richieste di aiuto continuano ad essere sempre tante.[hr]

Diciamo la verità . è più semplice lanciare un S.O.S che cercare per risolvere.
A volte la difficoltà principale è una corretta identificazione dell’alga.Negli acquari le piante svolgono un ruolo importante che va ben oltre l’ estetica. Le piante ossigenano l’acqua nella fase diurna assorbendo CO2, assorbono sostanze derivanti dal catabolismo (principalmente nitrati e fosfati) degli escrementi, foglie morte, avanzi di cibo ed eventuali pesci morti , in misura molto minore i metalli pesanti, offrono nascondiglio ai pesci più timidi e agli avanotti e col tempo diventano un importante substrato per la colonizzazione di quei batteri utili aiutando il nostro sistema acquario a raggiungere una buona maturazione globale (filtro + vasca).

Questo è il motivo per cui spingiamo tutti ad avere vasche piantumate e ad evitare piante di plastica che non sono di nessuna utilità anzi fanno più danno.Le piante richiedono per crescere bene i giusti nutrimenti (fertilizzazione NPK ovvero azoto, fosforo e potassio), micro e oligo elementi (Fe, Mn, S, B, Cu, etc) possibilmente una fertilizzazione con CO2 non sempre necessaria ma sempre auspicabile, e la giusta dose di luce sia in termini quantitativi che qualitativi.

Solo un buon equilibrio di questi elementi permetteranno alle piante di crescere sane e belle ma soprattutto di essere competitive con le alghe sempre presenti anche se non visibili nella nostra vasca.

Le alghe sono dei vegetali opportunisti, pronte a prendere il sopravvento ogni qual volta questo equilibrio salta. Qualcuno potrebbe pensare che allora sarebbe meglio non mettere le piante, niente di più errato perché non solo perderemmo tutti i vantaggi che queste offrono ma ci ritroveremo ugualmente col tempo con le alghe in vasca.[pullquote-left] Quindi piantumate i vostri acquari, fornite alle piante tutto ciò di cui esse hanno bisogno senza eccedere ma … non dimenticate che anche una costante e buona manutenzione dell’ acquario [/pullquote-left](pulizia del fondo con una leggera sifonatura solo per aspirare i rifiuti senza toccare il fondo, pulizia del materiale filtrante non biologico ovvero spugne e lana perlon e cambi parziali periodici per ridurre sia l’ accumulo di carbonio organico, spesso responsabile della comparsa delle alghe che quello derivante da una fertilizzazione) vi aiuterà a tenere lontano questi vegetali indesiderati.
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Cambio parziale

L’ acquario è un piccolo mondo, un pezzo di natura che ci portiamo in casa racchiuso tra cinque lastre di vetro. Mettiamo un fondo, gli arredi e poi finalmente l’elemento base: l’ acqua. L’acqua condizionerà la vita degli acquariofili per tutta la durata di quella che io chiamo passione e non hobby. Nel realizzare un acquario cerchiamo di condizionare i valori chimico fisici in funzione dei pesci che andremo ad inserire quindi il pH, le durezze KH e GH nonché tutti gli altri parametri quali NO2, NO3, PO4, Fe, etc …..

E’ arrivato quindi il momento di affrontare uno degli aspetti più dibattuti: i cambi parziali.

cambio parziale
cambio parziale acqua acquario

Prima di entrare nel vivo di questa operazione vorrei chiarire qualcosa che per molti è scontata ma che spesso crea confusione proprio nei giovani acquariofili e cioè di non confondere il cambio parziale con il rabbocco ovvero la necessità di ripristinare il livello dell’acqua a seguito di evaporazione.

Il rabbocco va effettuato sempre e solo con acqua osmotica pura ch può essere acquistata o prodotta a casa con un apparecchio che grazie al processo dell’ osmosi inversa produce un acqua priva di sali che dovrebbe avere valore 0 per la durezza. Il pH può oscillare tra valori acidi e debolmente alcalini e quindi non è da riferimento per valutare l’efficienza dell’impianto. Fornirsi di un conduttivimetro per determinare la conducibilità ovvero la presenza di ioni responsabili del trasporto di elettroni e quindi di corrente può essere il metodo più semplice e rapido per misurare la qualità dell’acqua osmotica prodotta.

I cambi parziali vengono effettuati per diversi motivi: dopo un trattamento farmacologico, per alleggerire il carico di sostanze organiche, per correggere qualche parametro (in genere il KH o il GH) o per ridurre un eccesso di fertilizzanti o di altre sostanze dannose per i nostri ospiti al superamento di determinati valori.

Per quanto riguarda invece i cambi parziali ordinari, insomma quelli che si fanno con una frequenza stabilita, è il caso di dire che si entra in un vero campo minato. Non esiste una regola fissa temporale e di quantità, c’è chi lo fa settimanalmente, chi ogni quindici giorni, mensilmente, e chi non lo fa mai salvo necessità interventistiche. Diciamo che teoricamente in una vasca ben condotta con un perfetto equilibrio tra flora e fauna si potrebbe arrivare a non fare mai cambi parziali ma solo operazioni di ripristino del livello. L’acquario ci parla con i suoi piccoli segnali che solo l’occhio clinico e ben allenato dall’esperienza sa interpretare e quindi decidere se è arrivato il momento di fare un cambio parziale. Per tutte le altre situazioni un cambio da effettuare ogni due/tre settimane nella quantità tra il 10/20% può essere una regola da seguire.

Prima di procedere al cambio ricordatevi di preparare l’acqua in un contenitore (l’ideale sarebbe una vasca di plastica dotata di una piccola pompa per il mescolamento dell’ acqua ed un riscaldatore per portarla alla stessa temperatura di quella in acquario)
Nel cambio parziale dobbiamo tenere presente due situazioni che presentano diversa modalità operativa:
1) cambio con gli stessi parametri dell’ acqua (A);
2) cambio per modificare i parametri dell’ acqua (B).
Prima di procedere dobbiamo sempre conoscere i valori della durezza temporanea (KH) e totale (GH) dell’ acqua in acquario e se questi sono soddisfacenti dobbiamo limitarci a produrre l’acqua con gli stessi valori.
(A) Se partiamo da acqua osmotica questa va integrata con appositi sali remineralizzanti che aumentano i valori del KH e del GH nel rapporto 1:2 (in commercio la maggior parte di questi prodotti rispettano questo rapporto). Supponiamo di avere un prodotto che per ogni grammo sciolto in 10 lt. di acqua aumenta il KH di 1 grado ed il GH di 2 gradi e che l’acqua in vasca abbia un KH=4 ed un GH=8 e che dobbiamo cambiare un volume di 10 litri. Poichè l’acqua osmotica ha valore 0 per entrambi sarà sufficiente aggiungere 4 grammi di prodotto nei 10 litri di acqua osmotica per avere un KH=4 ed un GH=8.
Se invece volessimo utilizzare acqua di rete (personalmente la sconsiglio perchè spesso ricca di silicati che vengono scarsamente assorbiti dalle piante e quindi a lungo andare avremmo un aumento in vasca di questo elemento con conseguente formazioni di diatomee) è importante farla decantare per almeno 24/48 ore nella vasca di plastica per far allontanare il cloro o le cloramine impiegate per sterilizzare l’ acqua. Determinare il KH o il GH (è preferibile lavorare sul KH) dell’acqua di rete e diluirla con acqua osmotica per avere il KH o GH desiderato applicando il seguente calcolo:

KH desiderato/KH di rete * 100 = percentuale di acqua di rete da utilizzare.

Esempio pratico: supponiamo che la rete abbia un KH=12 e vogliamo ottenere acqua per il cambio con KH=4 (valore del nostro acquario) abbiamo
KH desiderato 4/KH rete 12 * 100 = 33.3% acqua di rete, quindi per 10 litri dovremmo utilizzare 3,3 litri di acqua di rete e 6,7 lt di acqua osmotica.

La stessa formula vale anche per il GH. Quindi se l’acqua di rete avesse avuto un GH=20
la diluizione ci avrebbe fornito un acqua con KH=4 ed un GH=6,6

E’ preferibile lavorare sul KH e poi correggere il GH aumentandolo se necessario usando un prodotto specifico secondo le indicazioni fornite dalla casa produttrice.

(B) Qualora fosse necessario utilizzare un cambio parziale per aggiustare un parametro, per esempio vogliamo abbassare il KH in acquario perchè il suo valore ci rende difficile correggere il pH, il procedimento resta lo stesso ma con la dovuta attenzione di non modificare di oltre due gradi il valore del KH in acquario nell’ arco delle 24/48 ore. Questa è un operazione che spesso si rende necessaria quando vogliamo avere un pH su valori debolmente acidi (6.0<pH<7.0). Senza entrare nella chimica ostica a molte persone immaginate la CO2 che spinge ad abbassare il pH e il KH che spinge ad alzarlo (effetto tampone). Se aumentiamo la CO2 in vasca il pH scenderà sicuramente ma noi possiamo ottenere lo stesso effetto riducendo il KH quindi la controspinta esercitato da questo erogando di conseguenza una minore quantità di CO2.

Quanto detto spero possa essere di aiuto all’ acquariofilo in queste operazioni. Non ha la pretesa di risolvere tutti i problemi rappresentati dalle svariate sfumature che si possono presentare ma certamente è una buona base di partenza per operare. Le indicazioni e le spiegazioni fornite sono un working in progress quindi soggette a future modifiche ed ampliamenti sulla base delle segnalazioni che perverranno.

 

Non si ritiene responsabile nè il compilatore di questa guida ne’ la direzione di acquariofili.com per eventuali errati utilizzi o per comportamenti diversi da quanto indicato nella guida.

 

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Guida impaginata da Marco Ferrara

Pmdd

Pmdd

Il Pmdd, acronimo di Poor Man’s Dosing Drops, indica una linea di fertilizzanti “fai da te” che affascina sempre più gli acquariofili per la sua economicità ma spesso diventa anche il loro incubo in quanto l’ inesperienza li porta  a commettere errori nella gestione.

About Ph

About Ph vuole essere una guida semplice e intuitiva per capire uno dei parametri maggiormente misurati in acquariologia che è il pH. Per citare alcuni esempi misuriamo il pH per creare un valore che sia vicino a quello delle acque di provenienza dei pesci, lo misuriamo per sfruttare al meglio la fertilizzazione del ferro chelato oppure per calcolare la quantità di CO2 che utilizziamo in acquario per ottenere una buona fertilizzazione.

[pullquote-right]Se volete saperne di più sul pH seguiteci in questo viaggio per rendervi conto di quanto questo parametro sia importante e quante relazioni sono ad esso implicate[/pullquote-right]

ph

Il pH è una funzione logaritmica che ci permette di calcolare attraverso la concentrazione di ioni idrogeno H+ o meglio di ioni ossonio H3O+  il grado di acidità o basicità di una soluzione.

A questo scopo è stata creata una scala convenzionale che va da 1 a 14. pH = 1 è una soluzione estremamente acida, di contro pH = 14 è una soluzione fortemente basica. Il valore pH = 7 indica una soluzione neutra dove le concentrazioni  di ioni ossonio e ioni ossidrile sono identiche sulla base della seguente reazione di dissociazione dell’ acqua:

2H2O<->H3O+ + OH

Questa è una reazione reversibile in quanto può avvenire da sinistra verso destra e viceversa. L’ acqua ha una costante di dissociazione molto bassa ovvero in condizioni normali solo poche molecole di acqua si scinderanno per formare H3O+ e OH. La quantità dei corrispettivi ioni in equilibrio con H2O è talmente bassa da non riuscire a condurre cariche elettriche se applichiamo una differenza di potenziale tra due elettrodi immersi in acqua. Stiamo parlando dell’ acqua distillata la cui conducibilità è 0 mS (micro Siemens).

 

ph scale

 

Misurazioni

Nell’ ambito dell’ acquariofilia i sistemi maggiormente impiegati sono:

  • pHmetro, ovvero uno strumento elettronico che misura la differenza del potenziale elettrico che si viene a creare tra gli ioni ossonio presenti sulla superficie esterna e quelli presenti sulla superficie interna della membrana di vetro dell’ elettrodo. Chi volesse approfondire l’ argomento “pHmetro” , cosa che consiglio di fare, può cliccare sul seguente link.
  • Test a reagente che sfrutta la capacità di un indicatore di cambiare colore in base alla concentrazione di ioni ossonio liberi presenti in soluzione. Il confronto tra il colore della soluzione del test e la scala colorimetrica fornita in dotazione ci darà il valore del pH. Tra gli indicatori maggiormente impiegati il blu di bromotimolo è il più interessante. Solubile in etanolo (alcool etilico) questa sostanza organica debolmente acida assume in soluzione alcoolica  una colorazione giallo/arancio mentre la sua base coniugata è blu. Il viraggio di colore dal giallo/arancio al blu nelle sue diverse tonalità è dovuta alla quantità di formazione  della base coniugata rispetto alla forma acida. Il vantaggio di questo indicatore è che avviene in un intervallo di pH compreso tra 6.0 e 7.6, quindi piuttosto ristretto e con intervalli di 0,2 unità di pH.

 

test Ph