L’ acquario è un piccolo mondo, un pezzo di natura che ci portiamo in casa racchiuso tra cinque lastre di vetro. Mettiamo un fondo, gli arredi e poi finalmente l’elemento base: l’ acqua. L’acqua condizionerà la vita degli acquariofili per tutta la durata di quella che io chiamo passione e non hobby. Nel realizzare un acquario cerchiamo di condizionare i valori chimico fisici in funzione dei pesci che andremo ad inserire quindi il pH, le durezze KH e GH nonché tutti gli altri parametri quali NO2, NO3, PO4, Fe, etc …..

E’ arrivato quindi il momento di affrontare uno degli aspetti più dibattuti: i cambi parziali.

cambio parziale
cambio parziale acqua acquario

Prima di entrare nel vivo di questa operazione vorrei chiarire qualcosa che per molti è scontata ma che spesso crea confusione proprio nei giovani acquariofili e cioè di non confondere il cambio parziale con il rabbocco ovvero la necessità di ripristinare il livello dell’acqua a seguito di evaporazione.

Il rabbocco va effettuato sempre e solo con acqua osmotica pura ch può essere acquistata o prodotta a casa con un apparecchio che grazie al processo dell’ osmosi inversa produce un acqua priva di sali che dovrebbe avere valore 0 per la durezza. Il pH può oscillare tra valori acidi e debolmente alcalini e quindi non è da riferimento per valutare l’efficienza dell’impianto. Fornirsi di un conduttivimetro per determinare la conducibilità ovvero la presenza di ioni responsabili del trasporto di elettroni e quindi di corrente può essere il metodo più semplice e rapido per misurare la qualità dell’acqua osmotica prodotta.

I cambi parziali vengono effettuati per diversi motivi: dopo un trattamento farmacologico, per alleggerire il carico di sostanze organiche, per correggere qualche parametro (in genere il KH o il GH) o per ridurre un eccesso di fertilizzanti o di altre sostanze dannose per i nostri ospiti al superamento di determinati valori.

Per quanto riguarda invece i cambi parziali ordinari, insomma quelli che si fanno con una frequenza stabilita, è il caso di dire che si entra in un vero campo minato. Non esiste una regola fissa temporale e di quantità, c’è chi lo fa settimanalmente, chi ogni quindici giorni, mensilmente, e chi non lo fa mai salvo necessità interventistiche. Diciamo che teoricamente in una vasca ben condotta con un perfetto equilibrio tra flora e fauna si potrebbe arrivare a non fare mai cambi parziali ma solo operazioni di ripristino del livello. L’acquario ci parla con i suoi piccoli segnali che solo l’occhio clinico e ben allenato dall’esperienza sa interpretare e quindi decidere se è arrivato il momento di fare un cambio parziale. Per tutte le altre situazioni un cambio da effettuare ogni due/tre settimane nella quantità tra il 10/20% può essere una regola da seguire.

Prima di procedere al cambio ricordatevi di preparare l’acqua in un contenitore (l’ideale sarebbe una vasca di plastica dotata di una piccola pompa per il mescolamento dell’ acqua ed un riscaldatore per portarla alla stessa temperatura di quella in acquario)
Nel cambio parziale dobbiamo tenere presente due situazioni che presentano diversa modalità operativa:
1) cambio con gli stessi parametri dell’ acqua (A);
2) cambio per modificare i parametri dell’ acqua (B).
Prima di procedere dobbiamo sempre conoscere i valori della durezza temporanea (KH) e totale (GH) dell’ acqua in acquario e se questi sono soddisfacenti dobbiamo limitarci a produrre l’acqua con gli stessi valori.
(A) Se partiamo da acqua osmotica questa va integrata con appositi sali remineralizzanti che aumentano i valori del KH e del GH nel rapporto 1:2 (in commercio la maggior parte di questi prodotti rispettano questo rapporto). Supponiamo di avere un prodotto che per ogni grammo sciolto in 10 lt. di acqua aumenta il KH di 1 grado ed il GH di 2 gradi e che l’acqua in vasca abbia un KH=4 ed un GH=8 e che dobbiamo cambiare un volume di 10 litri. Poichè l’acqua osmotica ha valore 0 per entrambi sarà sufficiente aggiungere 4 grammi di prodotto nei 10 litri di acqua osmotica per avere un KH=4 ed un GH=8.
Se invece volessimo utilizzare acqua di rete (personalmente la sconsiglio perchè spesso ricca di silicati che vengono scarsamente assorbiti dalle piante e quindi a lungo andare avremmo un aumento in vasca di questo elemento con conseguente formazioni di diatomee) è importante farla decantare per almeno 24/48 ore nella vasca di plastica per far allontanare il cloro o le cloramine impiegate per sterilizzare l’ acqua. Determinare il KH o il GH (è preferibile lavorare sul KH) dell’acqua di rete e diluirla con acqua osmotica per avere il KH o GH desiderato applicando il seguente calcolo:

KH desiderato/KH di rete * 100 = percentuale di acqua di rete da utilizzare.

Esempio pratico: supponiamo che la rete abbia un KH=12 e vogliamo ottenere acqua per il cambio con KH=4 (valore del nostro acquario) abbiamo
KH desiderato 4/KH rete 12 * 100 = 33.3% acqua di rete, quindi per 10 litri dovremmo utilizzare 3,3 litri di acqua di rete e 6,7 lt di acqua osmotica.

La stessa formula vale anche per il GH. Quindi se l’acqua di rete avesse avuto un GH=20
la diluizione ci avrebbe fornito un acqua con KH=4 ed un GH=6,6

E’ preferibile lavorare sul KH e poi correggere il GH aumentandolo se necessario usando un prodotto specifico secondo le indicazioni fornite dalla casa produttrice.

(B) Qualora fosse necessario utilizzare un cambio parziale per aggiustare un parametro, per esempio vogliamo abbassare il KH in acquario perchè il suo valore ci rende difficile correggere il pH, il procedimento resta lo stesso ma con la dovuta attenzione di non modificare di oltre due gradi il valore del KH in acquario nell’ arco delle 24/48 ore. Questa è un operazione che spesso si rende necessaria quando vogliamo avere un pH su valori debolmente acidi (6.0<pH<7.0). Senza entrare nella chimica ostica a molte persone immaginate la CO2 che spinge ad abbassare il pH e il KH che spinge ad alzarlo (effetto tampone). Se aumentiamo la CO2 in vasca il pH scenderà sicuramente ma noi possiamo ottenere lo stesso effetto riducendo il KH quindi la controspinta esercitato da questo erogando di conseguenza una minore quantità di CO2.

Quanto detto spero possa essere di aiuto all’ acquariofilo in queste operazioni. Non ha la pretesa di risolvere tutti i problemi rappresentati dalle svariate sfumature che si possono presentare ma certamente è una buona base di partenza per operare. Le indicazioni e le spiegazioni fornite sono un working in progress quindi soggette a future modifiche ed ampliamenti sulla base delle segnalazioni che perverranno.

 

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Guida impaginata da Marco Ferrara

Author: Mario Mandici

Mi sono avvicinato a questa passione da ragazzo e di strada credo di averne fatta tanta. Un percorso costellato da errori su cui ho consolidato il mio bagaglio di esperienze ma ho avuto anche molti successi. Allora non c'era internet, non c'erano gruppi con persone dotate di esperienza che potessero aiutarmi. Ho riprodotto diverse specie dal betta al danio rerio, scalari e haplochromis burtoni. Oggi mi sto dedicando alle caridine ma soprattutto alle piante altra mia passione, piante in vaso e piante in acquario.